LA RIPRESA ECONOMICA
È UN'ILLUSIONE!
L'intero sistema monetario internazionale basato
sul dollaro sta implodendo sotto i nostri occhi.
(a cura di Claudio Prandini)
Il sistema monetario basato sul dollaro sta collassando
INTRODUZIONE
CROLLA DUBAI: LA CRISI ARRIVA IN PARADISO
Chi pensa che la
grande crisi sia già arrivata e magari da credito alle voci di coloro che
gridano che ormai il peggio è passato, si sbaglia di grosso!
Oggi in USA è il giorno del ringraziamento ed è festa; tutte le banche, le borse
e gli uffici finanziari sono chiusi. Domani, venerdì, molti faranno ponte in
vista del sabato e della domenica. Quattro giorni di quasi totale chiusura delle
attività finanziarie. Se non ci fosse stata questa festività, oggi avremmo
assistito ad un grande tracollo di Wall Street o per meglio dire Wall Street si
sta salvando dal tracollo solo perché è chiusa per festività! La storia si
ripete. Corsi e ricorsi che ritornano. Lo schema della crisi odierna continua ad
essere quello della crisi del 1929-1933.
In queste ore è arrivata la notizia bomba della crisi della Dubai World (famosa
per la sua controllata Nakheel, quella che ha costruito in pieno golfo l'Isola
delle Palme), la finanziaria di uno degli stati più ricchi del mondo, gli
Emirati Arabi Uniti.
La Dubai World ha chiesto ai suoi creditori una moratoria di sei mesi, ossia ha
chiesto di sospendere i pagamenti dei debiti per sei mesi, perché ovviamente non
è in grado di pagare. I creditori in parole povere non hanno molte alternative:
accettare o dire addio a una parte consistente dei soldi prestati, che ammontano
a circa 59 miliardi di dollari, che non sono degli spiccioli.
La crisi arriva in Paradiso!
Questa
finanziaria degli Emirati Arabi Uniti è proprietaria di una parte delle azioni
della London Stock Exchange LTD, la Borsa di Londra e di conseguenza anche della
Borsa Italiana fusasi con quella di Londra. Non solo: i principali creditori di
questa finanziaria (Royal Bank of Scotland, Barclays, Hsbc, Lloyds e Credit
Suisse), quelli che rischiano di perdere i 59 miliardi di dollari prestati a
questa finanziaria, sono quotati appunto alla borsa di Londra. Oggi, con la
chiusura di Wall Street, la Borsa di Londra è stata il punto di riferimento
mondiale, ossia scende la borsa di Londra, scendono tutte le altre.
Le banche creditrici sono ovviamente tutte fortemente scese; fortunatamente il
panico è stato arginato grazie ad un provvidenziale guasto tecnico che ha messo
fuori uso la borsa di Londra per varie ore. Solo questa festività forzata di
alcune ore alla borsa di Londra è riuscita a limitare il crollo.
Guasti tecnici provvidenziali e festività sono eventi che appaiono magicamente a
salvare dai crolli; peccato che hanno effetti momentanei. Il crollo sarà
inevitabile.
Ricordiamo ancora che tra le principali banche creditrici di questa finanziaria
araba ci sono HBOS e Royal Bank of Scotland, che all’indomani del crollo della
Lehman Brothers furono segretamente salvate da un provvidenziale intervento
della Banca d'Inghilterra che concedette loro prestiti segreti per 62 miliardi
di sterline, un centinaio di miliardi di dollari! Il tutto per evitare il panico
ed il crollo generale del sistema. La notizia è stata rivelata proprio oggi da
Swissinfo (1)
Parlavamo dei corsi e ricorsi storici e della crisi del 1929. Nel 1933 il nuovo
presidente USA, Franklin Delano Roosevelt (in carica dal 4 marzo 1933 al 12
aprile 1945), subito dopo aver assunto l’incarico, nel bel mezzo della grande
depressione, inventò una festività bancaria di 4 giorni, ossia le banche furono
chiuse per 4 giorni ed i clienti non potettero prelevare i risparmi. Alla fine
della provvidenziale lunga festività, quando le banche riaprirono, oltre 2000
continuarono a fare festa, ossia non aprirono mai più; erano fallite ed il
provvidenziale intervento di Roosevelt è riuscito ad impedire che i clienti
ritirassero i loro risparmi (2). Oggi siamo nella stessa situazione: banche e
borse chiuse negli USA ed annuncio di questo immenso crack proprio durante
questa lunga provvidenziale chiusura.
Se l’annuncio del default di Dubai fosse intervenuto con Wall Street aperta, qui
si sarebbe diffuso il panico, che si sarebbe subito propagato a tutto il mondo,
perche Wall Street è la borsa di riferimento mondiale: crolla lei, crollano
tutte le altre borse.
Pensare che l’annuncio del default della Dubai World nel giorno della chiusura
di Wall Street sia solo semplice coincidenza è cosa che ovviamente possono
credere solo chi crede ai Babbo Natale e a coloro che gridano alla fine della
crisi.
La crisi non è passata, anzi la vera crisi sta per arrivare e arriverà perché al
contrario di quanto hanno voluto farci credere, il vero motivo della crisi è
nella caduta del saggio di profitto delle imprese ed analizzando i dati della
economia USA del terzo trimestre (quello in cui c’è stato un lieve rialzo del
PIL che ha fatto gridare alla fine della crisi) il saggio di profitto delle
imprese continua a cadere.
ECONOMIA NON FINANZA!
GHIGLIOTTINA PER I MANAGER FINANZIARI?
Ma è vera bolla quella dell'oro?
L'intero sistema monetario internazionale basato
sul dollaro sta implodendo sotto i nostri occhi.
"Non ci sono modi di evitare il collasso finale di un boom economico generato da una espansione creditizia. L'unica alternativa si pone tra lasciare che la crisi sopraggiunga subito, come risultato dell'abbandono volontario di ulteriori espansioni creditizie, o più tardi, come la finale e totale catastrofe del sistema monetario coinvolto"
appare ovvio come l'ultima crisi non abbia in alcun modo portato gli ingegneri
sociali ad abbandonare volontariamente l'espansione del credito (credito che
peraltro ha cessato di arrivare all'economia e che oramai prende strade
esclusivamente speculative). Qualcuno l'ha capito, e il prezzo dell'oro
rispecchia questa presa di coscienza, benché ancora di competenza di una
esigua minoranza di agenti economici. Quei pochi con le lampadine ancora
collegate al cervello.
Nonostante la risoluzione temporanea della situazione di emergenza, siamo
quindi ancora sulla strada del crack up boom. E ciò che sta dicendo l'azione
dell'oro la cui salita esprime il crollo delle valute, che siano dollari, euri,
o altri biglietti colorati. L'ultima risalita delle borse da agosto in poi ha
portato tanti a credere che i mercati azionari stessero continuando a
incorporare un reale risanamento economico. Non è così purtroppo, si è
trattato solo di illusione ottica, causata dalla diminuzione di valore delle
unità di conto con le quali gli indici azionari vengono misurati.
Ciò che sta succedendo adesso, in maniera analoga, anche se con differenze
sostanziali era accaduto negli anni settanta. Dopo oltre venti anni di mala
gestione il sistema monetario era avviato verso un crack up boom clamoroso. Fu
necessaria la mano forte di un banchiere centrale che portò i tassi al 20%
perché si riuscisse ad arrestare il processo in corso. Peccato che la lezione
non servì a nessuno e il successo ottenuto fece perdere la testa a tutti
quanti.
LA RIPRESA ECONOMICA È UN'ILLUSIONE
LA BANCA DEI REGOLAMENTI INTERNAZIONALI CI
METTE IN GUARDIA CONTRO FUTURE CRISI
È importante ricordarci che le
esclamazioni onnipresenti e ostinate di «una fine» di recessione, di «una
soluzione alle crisi» e di «una ripresa» dell'economia, vengono proprio da
quelle stesse persone e istituzioni che negli ultimi anni ci dissero che non
c'era «nessuna ragione di preoccuparsi», che le «basi dell'economia
continua(va)no a resistere», che non c'era «nessun rischio» di crisi economica.
Perchè continuiamo a credere a persone che si sono sempre sbagliate, nelle loro
affermazioni e nelle loro scelte? A chi dovremmo credere e a chi rivolgerci per
avere informazioni e analisi più giuste? Una fonte utile sarebbe forse quella
che si trova all'epicentro della crisi, nel cuore del mondo oscuro delle banche
centrali, il regolatore del sistema bancario mondiale e la «più prestigiosa
istituzione finanziaria al mondo», che, fino ad oggi, ha previsto la crisi con
esattezza: la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI). Ecco un buon punto di
partenza.
La crisi economica è tutto fuorchè finita e le «soluzioni» apportate sono
paragonabili a un cerotto su un braccio amputato. La BRI, la banca centrale
delle banche centrali, ci ha messi in guardia rispetto a questo tipo di speranze
fuori luogo e continua a farlo.
Cos'è la banca dei Regolamenti Internazionali?
La BRI è stata creata dal Comitato Young, creato nel 1929 per regolare il
pagamento delle riparazioni tedesche, esposte brevemente nel Trattato di
Versailles del 1919. Il comitato era diretto da Owen D.Young, presidente e
direttore generale di General Electric, coautore del piano Dawes del 1924,
membro del Cnsigilio d'Amministrazione della Fondazione Rockefeller e
vice-presidente della Federal Reserve Bank di New York. Come principale delegato
statunitense alla conferenza sulle riparazioni tedesche, era accompagnato da
J.P.Morgan, Jr. [1]. Qui nasce il piano Young per il pagamento delle riparazioni
tedesche.
Questo piano entra in vigore nel 1930, dopo il crac finanziario. Una parte del
piano implicava la creazione di un'organizzazione internazionale di regolamento,
fondata nel 1930 e conosciuta con il nome di Banca dei Regolamenti
Internazionali (BRI). Si diceva essere stata concepita per facilitare e
coordinare i pagamenti delle riparazioni tedesche di Weimar ai poteri alleati.
Tuttavia, la sua seconda funzione, più segreta e molto più importante, era di
agire come «coordinatore delle operazioni delle banche centrali nel mondo».
Definita come «una banca per le banche centrali», la BRI «è un'istituzione
privata con degli azionisti, ma fa delle operazioni per le agenzie pubbliche.
Queste operazioni sono strettamente confidenziali, quindi in generale il
pubblico ignora la maggior parte delle operazioni della BRI» [2]
La BRI è stata fondata dalle «banche centrali di Belgio, Francia, Germania,
Italia, Paesi Bassi, Giappone e Regno Unito, e dalle tre principali banche
commerciali degli Stati Uniti: J.P. Morgan & Company, First National Bank of New
York e First National Bank of Chicago. Ogni banca centrale ha sottoscritto 16000
azioni e le tre banche statunitensi hanno anch'esse sottoscritto lo stesso
numero di azioni». Nonostante ciò, «solo le banche centrali hanno diritto di
voto [3]».
I membri delle banche centrali fanno incontri bimensili alla BRI, nei quali
discutono di diverse questioni. È importante notare che la maggior parte «delle
transazioni effettuate dalla BRI per conto delle banche centrali esigono la
massima segretezza [4]», ecco perchè probabilmente la maggior parte delle
persone non ne hanno mai sentito parlare. La BRI ppuò offrire alle banche
centrali «una confidenzialità e una segretezza bancaria superiore a una banca
quotata tripla A [5]».
La BRI è stata instaurata «per rimediare al declino di Londra come centro
finanziario mondiale, offrendo un meccanismo per cui un mondo dotato di tre
principali centri finanziari a Londra, New York e Parigi, potrebbe sempre
funzionare come se ce ne fosse uno solo [6]». Come spiegava Carroll Quigley:
I poteri del capitalismo finanziario avevano un altro obiettivo dalla notevole portata, niente meno che la creazione di un sistema mondiale di controllo finanziario nelle mani dei privati, capace di dominare il sistema politico di ogni paese e l'economia del mondo intero. Questo sistema doveva essere controllato in modo congiunto e con una forma feudale dalle banche centrali del mondo, con degli accordi segreti conclusi durante le frequenti conferenze e riunioni private. In cima al sistema, doveva trovarsi la Banca dei Regolamenti Internazioni a Basilea, in Svizzera, una banca privata, detenuta e controllata dalle banche centrali mondiali, anch'esse delle società private [7].
Non ci sono dubbi che la BRI sia la più
importante, potente e segreta delle istituzioni finanziarie al mondo. I suoi
avvertimenti non dovrebbero essere presi alla leggera, visto che, più che ogni
altra istituzione al mondo, sarebbe a conoscenza di tali informazioni.
Nel settembre 2009, la BRI riportava che «il mercato mondiale dei prodotti
derivati aveva fatto un salto enorme raggiungendo i 426 miliardi di dollari nel
secondo trimestre, quando il gusto del rischio è riapparso, ma il sistema rimane
instabile e soggetto alle crisi». Il rapporto trimestrale della BRI indica che i
prodotti derivati hanno subito una crescita del 16% «soprattutto per via di una
crescita dei contratti a termine (futures) e delle opzioni sui tassi
d'interesse a tre mesi». L'economista capo della BRI ha avvertito che il mercato
dei derivati pone «dei rischi sistemici maggiori» nel settore finanziario
internazionale e che «il pericolo è che le autorità di regolamentazione non
riescano, una volta ancora, a vedere che le grandi istituzioni hanno preso molti
più rischi di quanto non potessero in condizioni di choc». L'economista ha
inoltre aggiunto: «L'uso di derivati da parte degli hedge funds e di altri
investimenti di questo tipo, può portare alla luce importanti rischi nascosti
[8]».
All'indomani della pubblicazione del rapporto della BRI, il suo vecchio
economista capo, William White, ha messo in guardia in questo modo: «Il mondo
non ha affrontato i problemi che si trovano al centro del declino economico ed è
possibile che lentamente entri di nuovo in recessione». Ha inoltre avvertito che
«le azioni dei governi destinate ad aituare l'economia sul breve periodo,
potrebbero in realtà gettare le basi delle crisi a venire». White avrebbe
inoltre messo in guardia riguardo a una recessione a W: «Ci stiamo dirigendo
verso una recessione a W? È quasi certo. Stiamo andando verso una L? Non ne
sarei poi così sorpreso. La sola cosa che potrebbe sorprendermi davvero sarebbe
una ripresa durevole che venga dalla posizione in cui ci troviamo».
Un articolo del Financial Times spiegava che i commenti di White dovevano essere
presi in considerazione, perchè oltre ad aver diretto il dipartimento economico
della BRI dal 1995 al 2008, aveva «più e più volte avvertito dei pericolosi
squilibri congiunturali nel sistema finanziario mondiale, avvertimenti che
risalgono al 2003, e – rompendo un gran tabù dell'epoca nelle cerchie delle
banche centrali – ha osato contestare la continua perenne politica di denaro a
buon mercato di Alan Greenspan, all'epoca presidente della FED».
Il Financial Times continua:
Ovunque, nel mondo, le banche hanno immesso migliaia di miliardi di dollari di nuovo denaro nel sistema finanziario negli ultimi due anni, come sforzo per prevenire la depressione. Nel frattempo, i governi sono andati verso estremi simili, collezionando grandi debiti per sostenere le industrie, dalle banche ai costruttori automobilistici.
White ha avvertito che «è possibile che queste misure stiano già riempiendo una
bolla nei prezzi degli attivi, andando dalle azioni alle merci e [che] esiste un
rischio minore che l'inflazione diventi incontrollabile a medio termine». In un
discorso tenuto a Hong Kong, William White spiegava che «i problemi basilari
dell'economia mondiale, come i disequilibri commerciali insostenibili tra Stati
Uniti, Europa e Asia, non sono stati risolti» [9].
Il 20 settembre 2009, il Financial Times rivelava che durante una riunione del
G20, la BRI «a capo dell'organismo che sorveglia la regolamentazione bancaria
mondiale, ha dato un avvertimento importante, dicendo che il mondo non può
permettersi di supporre in modo 'compiacente' che il settore finanziario si sia
davvero ripreso» e che «Jaime Caruana, direttore generale della BRI e ex
governatore della Banca Centrale di Spagna, ha affermato che la ripresa
finanziaria non deve essere mal interpretata [10]».
Questi avvertimenti seguono quelli della BRI lanciati nell'estate 2009 riguardo
alle speranze inopportune di fronte alle misure di stimolazione economica prese
dai diversi governi nel mondo. Alla fine di giugno, la BRI ha avvertito che «le
misure di stimolazione budgetarie non possono dare niente di più che un rilancio
temporaneo della crescita, seguita da una lungo periodo di stagnazione».
Un articolo dell'Australian rivela: «Il solo organismo internazionale ad avere
anticipato la crisi finanziaria [...] ha previsto che il più grande rischio era
che gli investitori delle obbligazioni sul mercato mondiale (world bond
investors) forzassero i governi ad abbandonare le misure di stimolazione
economica e a ridurre invece radicalmente le spese pur alzando le imposte e i
tassi di interesse, dopo che il rapporto mondiale della BRI ha, negli ultimi tre
anni, messo in guardia dei pericoli di una nuova depressione». Inoltre, «il suo
ultimo rapporto annuale ha avvertito che paesi come l'Australia si trovavano di
fronte a una possibile forte richiesta di valuta, cosa che provocherebbe un
innalzamento degli interessi».
La BRI ha inoltre avvisato che «una tregua temporanea potrebbe intralciare le
autorità a prendere iniziative destinate a rimettere in piedi il sistema
finanziario, se sono impopolari, e infine prolungare il periodo di crescita
lenta».
Del resto, «nello stesso tempo, le garanzie dei governi e gli asset insurance
hanno esposto i contribuenti a delle perdite potenziali enormi». Spiegando come
le misure fiscali creino dei rischi significativi, la BRI continua: «La
possibilità che i responsabili della fiscalità esauriscano la loro capacità di
prendere in prestito prima di finire le costose riparazioni del sistema
finanziario, costituisce un pericolo [...] È ben probabile che i piani di
stimolazione aumentino i tassi di interesse reali e le previsioni di inflazione.
Quest'ultima allora si intensificherebbe mentre il declino si attenuerebbe e [a
BRI] ha espresso dei dubbi sul piano di salvataggio bancario adottato negli
Stati Uniti [11]».
La BRI ha inoltre messo in guardia contro l'inflazione, affermando che «La
grande e giustificabile paura è che la drammatica facilità della politica
monetaria negli aggregati monetari e di credito cresca, prima che questa
situazione venga rovesciata. Questo porterà a un'inflazione che nutre le
prospettive di inflazione o potrebbe alimentare ancora un'altra bolla
speculativa, gettando le fondamenta del prossimo ciclo finanziario di
bolla-crollo [12]». Secondo il più recente rapporto sulla creazione della bolla
dei derivati, è ormai evidente cosa è successo: è stata creata un'altra bolla
speculativa. Il problema delle bolle, è che scoppiano.
Da parte sua, il Financial Times riportava che William White, ex economista capo
della BRI aveva anche fatto sapere che «dopo due anni di sostegno dei governi al
sistema finanziario, abbiamo ormai un gruppo di banche ancora più grandi e
pericolose che mai; questo è stato sottolineato anche da Simon Johnson, ex
economista capo dell'FMI, quando ha affermato che l'industria della finanza si è
in effetti appropriata del governo degli Stati Uniti». Ha chiaramente detto: «La
ripresa fallirà, a meno che non rompiamo l'oligarchia finanziaria che impedisce
la realizzazione di una riforma essenziale [13]».
All'inizio del settembre 2009 i responsabili delle banche centrali si sono
incontrati alla BRI e, secondo la stampa, «si son messi d'accordo su un insieme
di misure mirate a rafforzare la normativa e la supervisione dell'industria
bancaria, sulla scia della crisi finanziaria». Il capo della BCE avrebbe detto:
«Gli accordi a cui siamo arrivati oggi tra i 27 grandi paesi del mondo sono
essenziali, perchè stabiliscono nuovi standard per la regolamentazione e la
supervisione bancaria a livello mondiale [14]».
Tra le misure stabilite, «i prestatari dovrebbero alzare la qualità del loro
capitale incluedendo un maggior numero di titoli e allo stesso modo, le banche
dovranno aumentare la quantità e la qualità degli attivi che hanno in riserva e
frenare il leverage». Una delle decisioni chiave prese alla conferenza di
Basilea (il cui nome viene dal Comitato di Basilea sul controllo bancario, ed è
stato costituito dalla BRI), è che «le banche dovranno aumentare la qualità del
loro cosiddetto Tier1 Capital, che misura la capacità di una banca di assorbire
le perdite improvvise». Questo vuol dire che «la maggior parte di questo genere
di riserve dovrebbero essere delle azioni ordinarie e dei benefici non
ripartiti, e gli averi sarebbero completamente resi pubblici [15]».
A metà settembre, la BRI ha ammesso che «le banche centrali devono coordinare la
supervisione mondiale delle camere di compensazione dei prodotti derivati per
limitare il rischio sistemico». In altre parole «I responsabili della
regolamentazione fanno pressioni affinchè una gran parte del commercio dei
derivati fuori dalla borsa di 592 miliardi di dollari sia trasferito alle camere
di compensazione, che agiscono a titolo di compratore per ogni venditore e di
venditore per ogni compratore, riducendo così i rischi di credito per il sistema
finanziario». Il rapporto pubblicato dalla BRI poneva la domanda seguente: «Le
camere di compensazione dovrebbero avere accesso alle facilities di credito
delle banche centrali e se sì, in quale momento? [16]»
Crisi in vista
Il mercato dei derivati rappresenta una grave minaccia per la stabilità
dell'economia mondiale. Tuttavia, si tratta di una minaccia come tante altre,
tutte legate e intrecciate, l'una scatenando l'altra. Il grosso elefante nella
stanza è la grande bolla finanziaria creata dai piani di salvataggio e dalle
misure di “rilancio” in tutto il mondo. Questo denaro è stato usato dalle grandi
banche per consolidare l'economia, comprando banche meno grandi e assorbendo
l'economia reale: l'industria dell'alto rendimento. Il denaro è stato anche
usato nella speculazione, alimentando la bolla dei derivati e portando a un
innalzamento delle borse, evento completamente illusorio e inventato. In realtà
i piani di salvataggio hanno innalzato la bolla dei derivati a livelli
rischiosi, e gonfiato i mercati della Borsa che son diventati così
incontrollabili.
Nonostante ciò, un temibile rischio sorge dal costo dei piani di salvataggio e
delle cosiddette misure di “stimolazione”. La crisi economica è una conseguenza
dei bassi tassi di interesse e del denaro facile: si facevano dei prestiti ad
alto rischio, il denaro era investito ovunque e in qualsiasi cosa, il mercato
dell'abitazione si è gonfiato, così come quello dell'immobiliario commerciale,
il commercio dei derivati si è impallato, raggiungendo le centinaia di miliardi
di dollari all'anno, la speculazione si è fatta invadente e dominava il sistema
finanziario mondiale. Gli hedge funds erano i facilitatori volontari del
commercio dei derivati e le grandi banche erano i principali partecipanti e
detentori.
Nello stesso tempo, i governi spendevano senza contare, in particolare negli
Stati Uniti, pagando diversi miliardi di dollari per guerre e budgets di difesa
e stampando il denaro dal nulla, cortesia del sistema mondiale di banche
centrali. In compenso, tutto il denaro creato ha portato un debito. Nel 2007 il
debito totale (debiti interni e di consumazione, e prestiti commerciali) degli
Stati Uniti raggiungeva la somma sconcertante di 51 miliardi di dollari [17].
E come se il fardello del debito non fosse sufficiente, considerando che sarebbe
stato impossibile rimborsarlo, negli ultimi due anni abbiamo assistito
all'aumento del debito più rapido e costoso della storia, sotto forma di misure
di rilancio e di piani di salvataggio in tutto il mondo. Nel luglio 2009, ci
veniva detto che «ai contribuenti si sarebbero potuti chiedere 23,7 miliardi di
dollari per sostenere l'economia e risollevare le società di finanziamento, ha
osservato Neil Barofsky, ispettore generale speciale del Troubled Asset
Relief Program [piano di salvataggio degli attivi a rischio] del Tesoro
[18]».
Il piano Bilderberg in azione?
Nel maggio 2009 ho scritto un articolo sulla riunione del Bilderberg, riunione
ultrasegreta delle principali élites dell'Europa e del Nordamerica che si
incontrano annualmente a porte chiuse. Il gruppo Bilderberg agisce come gruppo
di riflessione internazionale informale e non pubblica nessuna informazione: i
reportages sulle riunioni vengono dunque da fughe di notizie e le fonti non
possono essere verificate. Tuttavia, le informazioni fornite dagli inseguitori
del Bilderberg e giornalisti Daniel Estulin e Jim Tucker si sono rivelate
sorprendentemente giuste in passato.
A maggio, le informazioni scappate dalle riunioni riguardavano senza sorpresa il
principale soggetto di conversazione: la crisi economica. La domanda chiave era
di sapere se ci si dovesse impegnare in «una depressione prolungata e dolorosa
che condannasse il mondo a dei decenni di stagnazione, declino e povertà [...] o
in una depressione più corta ma intensa che aprisse la strada a un nuovo ordine
economico mondiale, che offrisse una minor sovranità, ma che fosse più
efficiente».
È importante notare che uno dei punti importanti all'ordine del giorno era di
«continuare a ingannare milioni di risparmiatori e investitori che credevano al
clamore sulla pretesa ripresa economica. Stanno per affrontare perdite massicce
e gravi difficoltà economiche nei mesi a venire».
Estulin ha parlato di un rapporto trapelato e che egli affermava aver ricevuto
dopo la riunione, che mostrava i grandi disaccordi tra i partecipanti, dato che
«I partigiani della linea dura sono favorevoli a un declino drammatico e a
un'espressione corta e severa, ma altri pensano che le cose sono andate troppo
lontane e che le conseguenze del cataclisma economico mondiale non possono
essere calcolate con esatezza». Nonostante ciò, la visione comune era che la
recessione sarebbe andata peggiorando e che la ripresa sarebbe stata «relativemente
lente e lunga» e che si dovevano cercare questi termini nella stampa durante le
settimane e i mesi a venire. In effetti, questi termini sono apparsi ad
infinitum su tutti i media mondiali.
Il giornalista rivelava inoltre che «di fronte allo spettro della loro morte
finanziaria, alcuni eminenti banchieri europei sono estremamente preoccupati e
qualificavano questa acrobazia come 'insostenibile', e affermavano che i deficit
di budget e commerciale avrebbero potuto generare il crollo del dollaro». Un
membro di Bilderberg ha ammesso che «le banche stesse non sanno quando [si
toccherà il fondo]». Tutti sembravano essere d'accordo sul fatto che «il nuovo
capitale di cui le banche statunitensi han bisogno potrebbe essere
considerevolmente più elevato di ciò che il governo statunitense ha suggerito al
momento dei suoi recenti test di pressione». Inoltre, «qualcuno dell'FMI ha
sottolineato che il suo studio personale sulle recessioni storiche suggerisce
che gli Stati Uniti sono solo al terzo di questa. Di conseguenza, le economie
che si aspettano di ristabilirsi grazie alla rinascita della domanda proveniente
dagli Stati Uniti dovranno aspettare a lungo». Uno dei partecipanti ha
dichiarato che «Le perdite in capitali propri nel 2008 erano peggiori di quelle
del 1929 [e che], la prossima fase del declino economico sarà ugualmente
peggiore che negli anni '30, soprattutto perchè gli Stati Uniti si portano
addosso un debito eccessivo di circa 20 miliardi di dollari. L'idea di un boom
[economico] sano sarà solo un miraggio finchè questo debito non sarà eliminato
[19]».
La percezione generale di una ripresa dell'economia vorrebbe dire che il piano
Bilderberg è in azione? Bene, per rispondere in modo chiaro a questa domanda,
dobbiamo esaminare chi erano i principali partecipanti alla conferenza.
I dirigenti delle banche centrali
Come al solito, numerosi dirigenti delle banche centrali erano presenti. Tra
questi, il governatore della Banca nazionale di Grecia, quello della Banca
d'Italia, il presidente della Banca europea degli investimenti, l'ex presidente
della Banca mondiale, James Wolfensohn, Nout Wellink presidente della Banca
centrale dei Paesi Bassi e membro della direzione della BRI, Jean-Claude Trichet,
presidente della Banca centrale europea, il governatore aggiunto della Banca
nazionale del Belgio e un membro del Consiglio degli amministratori della Banca
centrale d'Austria.
Ministri dell'Economia e media
Anche i Ministri dell'Economia e i funzionari di numerosi paesi hanno assistito
alla riunione. La Finlandia, la Francia, la Gran Bretagna, l'Italia, la Grecia,
il Portogallo e la Spagna avevano tutti un rappresentante dell'Economia. C'erano
anche molti rappresentanti delle grandi imprese mediatiche mondiali, tra cui
l'editore del Der Standard d’Austria; Il presidente e direttore generale della
Washington Post Company; il redattore capo del The Economist; l'editore delegato
del Die Zeit tedesco; il coredattore e cronista del Nouvel Observateur francese;
e il corrispondente per gli affari e cronista economico del The Economist. Ecco
alcune delle grandi pubblicazioni finanziarie mondiali presenti a questa
riunione. Naturalmente, hanno una grande influenza sulla percezione che il
pubblico ha dell'economia.
I banchieri
È importante sottolineare anche la presenza a quest'incontro di banchieri
privati, dato che sono le grandi banche internazionali che detengono le azioni
delle banche centrali mondiali, le quali detengono, a loro volta, le azioni
della BRI. Tra le banche e le società di finanziamento rappresentate, c'erano la
Deutsche Bank AG, ING, Lazard Freres & Co., Morgan Stanley International,
Goldman Sachs e la Royal Bank of Scotland. Inoltre, è importante sottolineare la
presenza di David Rockefeller [20], ex presidente e direttore generale della
Chase Manhattan (oggi J.P. Morgan Chase), che potremmo definire come l'attuale
«re del capitalismo».
L’amministrazione Obama
L'incontro del Bilderberg accoglieva inoltre numerosi rappresentanti
dell'amministrazione Obama incaricati di risolvere la crisi economica, tra cui
Timothy Geithner, segretario al Tesoro ed ex presidente della Federal Reserve
Bank of New York; Lawrence Summers, direttore del Consiglio economico nazionale
della Casa Bianca, ex segretario al Tesoro del governo Clinton, ex presidente
dell'Università di Harvard ed ex economista capo della Banca mondiale; Paul
Volcker, ex governatore della FED e capo del Comitato consultivo di rilancio
economico del presidente Obama e Robert Zoellick, ex presidente di Goldman Sachs
e attuale presidente della Banca Mondiale [21].
Senza che questo abbia conferme, si parla della presenza del presidente della
Fed Ben Bernanke. Tuttavia, se possiamo fidarci della storia e delle precedenti
riunioni del Bilderberg, il presidente della Fed e quello della Federal Reserve
Bank of New York sono sempre presenti. Sarebbe quindi una sorpresa che non
fossero presenti all'incontro del 2009. Ho contattato la Fed di New York per
chiedere se il presidente aveva assistito alle riunioni di organismi o gruppi
qualsiasi in Grecia durante l'incontro dei membri del Bilderberg e mi hanno
risposto di chiedere alle organizzazioni una lista dei partecipanti. Se non ne
hanno confermato la presenza, non l'hanno neanche negata.
È evidente che tutti questi giocatori chiave possono esrcitare abbastanza
influenza per modificare l'opinione pubblica e la percezione della crisi
economica. Sono inoltre gli stessi che hanno più da guadagnarci. Nonostante ciò,
poco importa l'immagine che creano, questa resta ciò che è: un'immagine.
L'illusione si romperà molto presto e tutti si renderanno conto che la crisi che
abbiamo vissuto fino ad ora non è altro che il capitolo introduttivo della crisi
economica tale come sarà scritta nei libri di storia.
Conclusione
Gli avvertimenti della BRI e del suo vecchio economista capo, William White, non
devono essere presi alla leggera. Le precedenti messe in guardia della BRI e di
William White sono passate in sordina e col tempo si sono rivelate esatte. Non
lasciate che la speranza di «ripresa economica» veicolata dal media metta da
parte la «realtà economica». Anche se può farci deprimere riconoscerlo, è molto
meglio conoscere la terra che calpestiamo, anche se costellata di pericoli,
invece di ignorarla e correre imprudentemente su un campo minato. L'ignoranza
non rende felici, ma è piuttosto una catastrofe a scoppio ritardato.
Un medico deve prima identificare e diagnosticare correttamente un problema
prima di poter dare un qualsiasi rimedio come soluzione. Se la diagnosi non è
corretta, il rimedio non avrà effetto, potrebbe anzi aggravare la situazione.
L'economia mondiale è colpita da un grave cancro: alcuni l'hanno diagnosticato
correttamente, eppure il rimedio che le è stato dato serviva a guarire un
raffreddore. Il tumore economico è stato identificato. La domanda è:
l'accettiamo e cerchiamo di eliminarlo o continuiamo a pensare che il rimedio
per la tosse lo guarirà? Tra le due posizioni, quale offre le migliori
possibilità di sopravvivenza? Ora cercate di accettare il motto «stupido
felice».
Come diceva Gandhi, «Non vi è altro Dio che la verità»
Per una visione d'insieme delle crisi finanziarie a
venire, vedere:
"Entering
the Greatest Depression in History: More Bubbles Waiting to Burst" Global
Research, 7 agosto 2009.
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[1] Time, HEROES: Man-of-the-Year. Time Magazine:
Jan 6, 1930:
http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,738364-1,00.html
[2] James Calvin Baker, The Bank for International Settlements: evolution and evaluation. Greenwood Publishing Group, 2002: page 2
[3] James Calvin Baker, The Bank for International Settlements: evolution and evaluation. Greenwood Publishing Group, 2002: page 6
[4] James Calvin Baker, The Bank for International Settlements: evolution and evaluation. Greenwood Publishing Group, 2002: page 148
[5] James Calvin Baker, The Bank for International Settlements: evolution and evaluation. Greenwood Publishing Group, 2002: page 149
[6] Carroll Quigley, Tragedy and Hope: A History of the World in Our Time (New York: Macmillan Company, 1966), 324-325
[7] Carroll Quigley, Tragedy and Hope: A History of the World in Our Time (New York: Macmillan Company, 1966), 324
[8] Ambrose Evans-Pritchard, Derivatives still pose huge risk, says BIS. The Telegraph: September 13, 2009: http://www.telegraph.co.uk/finance/newsbysector/banksandfinance/6184496/Derivatives-still-pose-huge-risk-says-BIS.html
[9] Robert Cookson and Sundeep Tucker, Economist warns of double-dip recession. The Financial Times: September 14, 2009: http://www.ft.com/cms/s/0/e6dd31f0-a133-11de-a88d-00144feabdc0.html
[10] Patrick Jenkins, BIS head worried by complacency. The Financial Times: September 20, 2009: http://www.ft.com/cms/s/0/a7a04972-a60c-11de-8c92-00144feabdc0.html
[11] David Uren. Bank for International Settlements warning over stimulus benefits. The Australian: June 30, 2009:
http://www.theaustralian.news.com.au/story/0,,25710566-601,00.html
[12] Simone Meier, BIS Sees Risk Central Banks Will Raise Interest Rates Too Late. Bloomberg: June 29, 2009:
http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601068&sid=aOnSy9jXFKaY
[13] Robert Cookson and Victor Mallet, Societal soul-searching casts shadow over big banks. The Financial Times: September 18, 2009: http://www.ft.com/cms/s/0/7721033c-a3ea-11de-9fed-00144feabdc0.html
[14] AFP, Top central banks agree to tougher bank regulation: BIS. AFP: September 6, 2009: http://www.google.com/hostednews/afp/article/ALeqM5h8G0ShkY-AdH3TNzKJEetGuScPiQ
[15] Simon Kennedy, Basel Group Agrees on Bank Standards to Avoid Repeat of Crisis. Bloomberg: September 7, 2009: http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601087&sid=aETt8NZiLP38
[16] Abigail Moses, Central Banks Must Agree Global Clearing Supervision, BIS Says. Bloomberg: September 14, 2009: http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601087&sid=a5C6ARW_tSW0
[17] FIABIC, US home prices the most vital indicator for turnaround. FIABIC Asia Pacific: January 19, 2009: http://www.fiabci-asiapacific.com/index.php?option=com_content&task=view&id=133&Itemid=41
Alexander Green, The National Debt: The Biggest Threat to Your Financial Future. Investment U: August 25, 2008: http://www.investmentu.com/IUEL/2008/August/the-national-debt.htm
John Bellamy Foster and Fred Magdoff, Financial Implosion and Stagnation. Global Research: May 20, 2009: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=13692
[18] Dawn Kopecki and Catherine Dodge, U.S. Rescue May Reach $23.7 Trillion, Barofsky Says (Update3). Bloomberg: July 20, 2009: http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601087&sid=aY0tX8UysIaM
[19] Andrew Gavin Marshall, The Bilderberg Plan for 2009: Remaking the Global Political Economy. Global Research: May 26, 2009: http://www.globalresearch.ca/index.php?aid=13738&context=va
[20] Maja Banck-Polderman, Official List of Participants for the 2009 Bilderberg Meeting. Public Intelligence: July 26, 2009: http://www.publicintelligence.net/official-list-of-participants-for-the-2009-bilderberg-meeting/
[21] Andrew Gavin Marshall, The Bilderberg Plan for 2009: Remaking the Global Political Economy. Global Research: May 26, 2009: http://www.globalresearch.ca/index.php?aid=13738&context=va
LA CINA INTRODUCE SILENZIOSAMENTE
UN NUOVO SISTEMA FINANZIARIO
La Cina sta nascostamente introducendo un
nuovo sistema finanziario basato sul renminbi (Yuan) che sta per diventare
pienamente convertibile, secondo una fonte cinese di alto livello. Inoltre la
Cina sta acquistando mille tonnellate di oro per sostenere un nuovo fondo
progettato per sviluppare e commerciare tecnologie sin qui proibite. Il fondo
avrà base fuori dalla Cina e sarà controllato da eminenti membri della comunità
cinese di oltremare. L'aquisto di oro richiederà del tempo a causa della
logistica del trasporto, e i cinesi sperano di poterlo testare appieno. Sia il
governo cinese che l'MI6 confermano ormai i rapporti che indicano che gran parte
dell'oro venduto dal Federal Reserve Board negli ultimi dieci anni è, di fatto,
tungsteno placcato in oro.
D'altra parte il renminbi è ormai convertibile con le valute sudamericane, col
rublo, con le valute mediorientali, lo Yen, le valute del sudest asiatico e le
valute africane. “Introdurremo lentamente il nostro nuovo sistema finanziario in
parallelo col vecchio e speriamo che la gente migri costantemente verso di
esso”, ha affermato il funzionario cinese.
Nel frattempo l'ultimo incontro del G20 è finito in acrimonia e caos. La
leadership occidentale è totalmente in rotta e rimarrà in tale stato sino a che
la bancarotta del Federal Reserve Board non diventerà evidente anche a quella
parte di opinione pubblica occidentale che ha subito un lavaggio del cervello.
Ci si aspetta che questo avverrà a Gennaio o Febbraio. Sia l'MI6 che l'esperta
fonte del governo cinese prevedono il crollo del dollaro della Federal Reserve
per quel periodo.
Si sentono anche diversi rapporti che indicano che molti personaggi del
Pentagono o di altre agenzie USA di ogni tipo con cittadinanza sia USA che
israeliana sono recentemente fuggiti in Israele. I nodi stanno venendo al
pettine.
La Cina propone di sostituire il dollaro USA con il dollaro di Hong Kong
Ad un incontro finanziario top secret previsto per questo weekend, la Cina
proporrà di sostituire il dollaro USA con il dollaro di Hong Kong, secondo una
fonte anziana del MI6. La proposta è presa in seria considerazione da coloro che
appoggiano il nuovo sistema finanziario.
Come abbiamo precedentemente riferito, gran parte dei dollari USA mai creati
sono poggiati sull'oro a un tasso di un ventottesimo di grammo per dollaro. I
fraudolenti dollari fiat del Federal Reserve Board, emessi dopo il 28
Settembre 2008, non lo sono più. E nemmeno alcuno dei dollari provenienti dai
fraudolenti “derivati”. Perciò, per sostituire il dollaro USA col dollaro di
Honk Kong, tutto ciò che serve è rinominare i dollari basati sull'oro. Qualunque
nuovo dollaro di Honk Kong emesso sarebbe poggiato sul Renminbi, secondo la
proposta cinese.
Le note della Federal Reserve crollerano al valore di 0.03 centesimi a
Gennaio
Si può ormai dire che tutti i dollari USA connessi al commercio legittimo sono
poggiati sull'oro a un tasso di un ventottesimo di grammo per dollaro. Le
rimanenti note di debito della Federal Reserve presto crolleranno al valore di
0.03 centesimi, secondo fonti finanziarie di alto livello. Ciò significa che
tutti i legittimi uomini di affari e lavoratori pagati in dollari USA non hanno
nulla di cui preoccuparsi. Invece, gli artisti della truffa che vendono
“derivati” finanziari, resteranno con lo 0.03% di quanto pensavano di possedere.
E' sconcertante vedere quante persone intelligenti e “ben informate”, ancora non
hanno idea di ciò che sta accadendo. Se si collegano i punti nella propaganda
dei media ufficiali, dovreste poter vedere voi stessi senza dover andare sui
cosiddetti siti “cospirazionisti”. Tra i paesi che hanno affermato pubblicamente
che non useranno più i dollari per commerciare tra di loro, si trovano: Cina,
Russia, Giappone, Sud America, Lega Araba, Turchia, Iran etc.
APPROFONDIMENTO
La Grecia verso il default sovrano?
E’ la tesi di
Ambrose Evans-Pritchard del Telegraph, notoriamente ostile all’euro. Ma fornisce
dati su cui vale la pena di riflettere (1).
Con l’Italia in mente. La «forbice» (spread) fra i BOT greci e quelli tedeschi a
10 anni è saltata a 178 punti-base: il che significa che il governo di Atene,
per farsi prestare denaro dai «mercati», deve offrire quasi il 2% di interessi
in più di Berlino sui suoi titoli di debito pubblico.
IL BANCHIERE ESPIATORIO E ALTRE
Stiamo vivendo il
passaggio decisivo della crisi sistemica globale in cui il feticcio del PIL -
ancora oggi asse portante di tutte le mistificazioni sul prodigioso “sviluppo”,
la “crescita”, il “benessere” illimitati - tende a diventare sempre di più DIL
per gran parte delle società umane. Assumendo l’acronimo in questione il
significato di Disagio Interno Lordo e in futuro - se peggioreranno ancora le
cose, come del resto è probabile - di Disperazione Interna Lorda. Le serie di
dati economici, che scorrono come un fiume quotidianamente sotto i nostri occhi,
pur nella loro contraddittorietà – sospese come sono fra rimbalzi, recuperi
finanziari, chiusure aziendali e cadute ulteriori del prodotto – palesano lo
spettro del declino della produzione e dei consumi, che non sarà l’unico
problema epocale delle sole economie occidentali un tempo trionfanti.
IL COLLASSO DELL’ECONOMIA – CHIAMATA
Ogni volta che
tengo in braccio Grant, il mio nipotino di due anni, mi chiedo come apparirà il
mondo tra sessant’anni a partire da oggi, quando avrà la mia età. So che se
"manterremo questa rotta", sarà un mondo malfatto, come fa presagire l’attuale
crisi economica. Il capo del governo Panamense, Omar Torrijos, previde questo
crollo e ne capì le implicazioni già nel 1978, quando io ero un sicario
dell’economica [“economic hit man” (EHM) N.d.t.]. Torrijos ed io stavamo sul
ponte di una barca a vela ormeggiata all’Isla Contadora, un porto sicuro in cui
politici e dirigenti aziendali statunitensi potevano abbandonarsi a sesso e
droga, lontani dagli occhi indiscreti della stampa internazionale. Omar mi disse
che non aveva intenzione di lasciarsi corrompere da me. Disse che il suo
obiettivo era quello di liberare il suo popolo dalle "catene Yankee", per
assicurarsi che il suo paese controllasse il Canale, e per aiutare l'America
Latina a liberarsi proprio da quello che io rappresentavo, e che lui chiamava
“il capitalismo predatorio".