194 E ABORTO:

TOGLIERE LA LEGGE CHE PERMETTE

L'INFANTICIDIO? C'È CHI CI PROVA!

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

 

 

INTRODUZIONE

UN’INIZIATIVA CONCRETA A FAVORE DELLA VITA REFERENDUM

 ABROGATIVO DELLA LEGGE 194 IN MATERIA DI ABORTO

Fonte web

La presente iniziativa non è finalizzata alla semplice denuncia del fenomeno dell’aborto o alla mera critica culturale alla l. 194/1978 che lo disciplina nel nostro ordinamento , ma è diretta all’abrogazione di tale legge per via referendaria , in coerenza con la piena consapevolezza che la vita di ciascuno di noi è stata resa possibile dalla ricorrenza di due condizioni : il concepimento e l’assenza di eventi letali durante la gravidanza , tra i quali la sua interruzione volontaria è quello casisticamente di gran lunga più ricorrente.

Una via , quella referendaria , obbligatoria ( alla luce della totale indifferenza della nostra classe parlamentare , che in oltre un trentennio dall’entrata in vigore della 194 si è astenuta da una sua semplice revisione in senso restrittivo ) e perfettamente percorribile , considerato l’abbondante decorso del quinquennio previsto dalla normativa vigente dal primo referendum del 1981 , svoltosi in un clima politico-culturale ben diverso da quello attuale . Piuttosto , alla luce del pericolo di una ( peraltro infondata ) censura da parte della Consulta , i quesiti referendari avranno essenzialmente come oggetto le norme più significative della legge , che si aggiungeranno così al quesito sull’abrogazione totale della legge.

Tra le disposizioni più controverse ed impopolari della 194 , in particolare ed anzitutto , debbono annoverarsi l’art. 4 ( che riconosce il diritto di interruzione volontaria della gravidanza anche per mere ragioni economiche , morali e sociali nei primi 90 giorni ) e l’art. 5 ( che attribuisce alla donna, anche se coniugata, il diritto di assumere la decisione abortiva senza coinvolgere il potenziale padre , che può così legalmente rimanere del tutto ignaro dell’evento ) . L’iniziativa è solo finalizzata all’abrogazione della legge ( dall’entrata in vigore della quale si sono registrati oltre 5 milioni di aborti , secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute ) e rigetta ogni ipotesi di trattativa , che sarebbe inconcepibilmente effettuata sulla pelle del nostro prossimo . Di conseguenza , possibili effetti legislativi dell’operazione in oggetto restrittivi sulla portata della 194 ( ed intermedi rispetto all’obiettivo indicato ) , sarebbero frutto di una ( tra l’altro ad oggi del tutto improbabile ) azione parlamentare totalmente unilaterale e non concordata con i promotori del referendum.

Implicitamente connesse all’iniziativa sono attività filantropiche , di assistenza sociale , di volontariato e di promozione di quest’ultimo , nonché divulgative dei princìpi ad essa sottesi , che assumono automaticamente carattere culturale , anche in forma ricreativa , dirette alla tutela della vita umana sin dal concepimento ed all’affermazione del diritto alla nascita , oggettivamente prodromico a qualunque diritto civile .

 

 

Gianna Jessen - Sopravvissuta all'aborto

 

 

NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE 194 IN MATERIA

DI ABORTO: GLI ANTIABORTISTI DIFENSORI DELLA L. 194

Fonte web

Nel mio pezzo pubblicato da diversi siti ( per primo www.pontifex.roma.it ) nei primi giorni di quest’anno , intitolato “ Nuovo referendum abrogativo della l.194 in materia di aborto : come è cambiato l’antiabortismo italiano nel 2011 “ , ho individuato le 5 correnti di pensiero attualmente presenti sul tema nel mondo “ pro life “ ( in senso molto lato ) nazionale :

1 ) i difensori della L.194 ;

2 ) i critici verso la 194 , ma relativisti , ritenendo che la disciplina normativa del fenomeno sia sostanzialmente irrilevante , a prescindere dalla sua stessa abrogabilità o modificabilità ;

3 ) gli sconfitti e rassegnati , coloro che colgono l’importanza della legge , ma la considerano non abrogabile , dopo la sconfitta referendaria del 1981 , al limite modificabile all’esito di una attività diplomatica ;

4 ) gli abrogazionisti teorici , tra i quali si annoverano non solo i riflessivi e gli incerti , ma anche coloro che auspicano passivamente l’abrogazione , senza porsi il problema di come questa possa avvenire o confidando in un’improvvisa conversione generale dei nostri parlamentari ( inattivi da oltre trent’anni ) , “ ex abrupto “ illuminati dalla volontà di recedere dai propri interessi ( che sconsigliano operazioni a rischio di impopolarità ) e di cancellare la 194 , il tutto a prescindere da azioni referendarie e dalla pressione esercitata su di essi da un movimento costituito all’uopo , per conseguire l’unico fine effettivamente praticabile in concreto dal popolo , che non può approvare nuove leggi o far abrogare dalle Camere quelle esistenti , ma solo abolire direttamente le norme vigenti attraverso lo strumento referendario ;

5 ) gli abrogazionisti pratici , vale a dire la nostra corrente .

Inizio la panoramica di queste posizioni dalla prima , consapevole che non ci si può sottrarre dal confronto con le altre tesi , anche per dimostrare l’auspicabile bontà della propria .

1 ) DIFENSORI DELLA L. 194

Debbo ribadire , come premessa , che il mio dizionario , alla voce “ antiabortista “ recita : “ Colui che è contrario alla legalizzazione dell’aborto “ e che , quindi , solo il nostro movimento ( con i suoi iscritti presenti e futuri ) può dichiararsi tale , in quanto si muove coerentemente a tale contrarietà .

Accettiamo , peraltro , ai fini della presente disamina , la ben più generosa accezione giornalistica del termine , secondo cui l’antiabortista è colui che stigmatizza esplicitamente la pratica abortiva .

Ciò premesso , la posizione in oggetto è autorevolmente espressa da Giuliano Ferrara , Direttore de Il Foglio .

La stigmatizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza nelle sue parole è assolutamente perentoria .

Si legge , infatti , su Il Foglio del 20-10-2011 : “ L’aborto è un omicidio , il massimo omicidio possibile perché preclusivo di tutto il futuro della persona “ .

Ma s’aggiunge di seguito : “ Nello scontro fra assoluti etici che questo comporta  , non è possibile riparare ad un peccato morale , tra i più antichi e sofferti del mondo , con punizioni e ipotesi di reato penale a carico delle donne che abortiscono e di chi collabora al fatto abortivo “ .

Al minuto 3 e quaranta secondi del suo intervento alla puntata della serata precedente , quindi del 19-10-2011 , di Qui Radio Londra , Ferrara ha dichiarato . “ Non credo che si possa curare l’aborto con il diritto penale , perché lo si rende clandestino come è sempre successo e questo peggiora le cose “ .

Come più volte dichiarato , ho un particolare rispetto per il noto giornalista , che stimo per il coraggio e l’onestà intellettuale delle sue prese di posizione , in quanto la prima parte del suo assunto è frutto di un cammino culturale progressivo , compiuto da un ateo , tale ancor oggi , sicuramente influenzato in passato da posizioni ideologiche del tutto incompatibili con la tutela della vita nascente .

Non ho condiviso la sua battaglia con la lista “ Aborto no grazie “ alle elezioni politiche del 2008 , in quanto , anzitutto , in quella sede dovevamo scegliere un governo e , in secondo luogo , una competizione di quel tipo non la si può affrontare con una lista nata da soli due mesi , tanto più con uno sbarramento al 4% su base nazionale alla Camera , ma ho apprezzato , oltre al suo coraggio , la portata culturale dell’iniziativa .

Non condivido , ovviamente , la parte finale del suo pensiero , per varie ragioni .

L’aborto non “ si cura “ , perché non è conseguenza di una malattia , ma di una scelta che è oggi frutto ( piuttosto e vista la sua diffusione ) di una patologia culturale a seguito della quale , per l’appunto , “ si preclude tutto il futuro di una persona “ , senza che , contraddittoriamente , ciò venga ritenuto di una gravità tale da meritare una sanzione di carattere penale .

Una contraddizione evidente che implica la necessità , viceversa , di tutelare il diritto alla vita di quella persona e di abrogare la normativa che ha legalizzato l’atto abortivo .

Non è vero , poi , che “ con il diritto penale l’aborto lo si rende clandestino , come è sempre successo , e questo peggiora le cose “ .

Non è anzitutto vero che rendendo perseguibile penalmente l’aborto si peggiorerebbe la situazione .

E’ intuibile che se si depenalizzassero , a mero titolo di esempio , la rapina o l’omicidio e la gente si potesse liberamente rapinare o ammazzare per strada , sotto gli occhi di tutti , la società non migliorerebbe .

Non a caso , appena entrata in vigore la 194 , nell’ormai lontano 1978 , vi fu un boom di aborti che raggiunse livelli esponenziali , mantenuti ancora oggi quanto a percentuale di interruzioni volontarie sul totale delle gravidanze ( 20-25% ) , pur a fronte di una diminuzione numerica dei casi complessivi , conseguente all’invecchiamento della popolazione ( i 5 milioni e mezzo di abortiti non hanno potuto fare o far fare figli ) ed al massiccio utilizzo di mezzi preventivi tesi a impedire la gestazione che hanno ridotto drasticamente il numero delle gravidanze totali .

Inoltre , è erroneo affermare che “ con il diritto penale l’aborto lo si rende clandestino “ .

La connotazione anche clandestina dell’aborto è attuale e lo sarà sempre .

Ovviamente , mancano i dati ufficiali di un fenomeno clandestino , ma diverse indagini parlano di 30 000 casi all’anno in Italia .

Forse per ridurre realmente gli aborti clandestini lo Stato dovrebbe non solo addebitarci le spese della soppressione di un concepito ( ad oggi totalmente a carico della collettività ) , ma anche incentivare economicamente la diffusione di tale atto soppressivo , con provvedimenti analoghi a quelli già adottati per la rottamazione delle auto .

Ma dare un contributo ad una donna affinché sopprima l’oggetto del concepimento non migliorerebbe la società , pur riducendo la piaga dell’aborto clandestino .

La piaga sociale , infatti , è l’aborto in sé , non la sua clandestinità .

E , anche in caso contrario , il carattere occulto ed illegale dell’interruzione volontaria di gravidanza non è stato certo ridotto dalla 194 .

Pur nell’intrinseca impossibilità di avere dati statistici ufficiali , il clima di lassismo introdotto da tale legge ha favorito peculiari forme di clandestinità , figlie della legge stessa .

Pensiamo agli aborti praticati oltre il novantesimo giorno di gravidanza al di fuori dei requisiti previsti dall’art. 6 della 194 ( pericolo di vita della donna o presenza di processi patologici tali da incidere sulla sua salute mentale e fisica ) .

Oppure consideriamo gli aborti delle minorenni eseguiti in assenza delle autorizzazioni dei genitori o del giudice tutelare , in spregio all’art. 12 della legge .

In buona sostanza , se un fenomeno è aberrante , la legge che lo legalizza ( una legge può anche vietare ) va abrogata , anche per la sua profonda , impareggiabile portata culturale , in considerazione della ovvia tendenza dell’opinione pubblica a considerare giusto ( o comunque non grave ) ciò che è lecito .

E la sua abrogazione , costituzionalmente , è astrattamente possibile solo per due vie : quella parlamentare e quella referendaria .

Chi , nonostante l’assoluta inerzia pluritrentennale delle due camere , confida nella abrogabilità della legge per via parlamentare , e , quindi , extrareferendaria , probabilmente crede ancora nell’esistenza di babbo natale o che un mago possa spiegargli quello che riuscirà a realizzare nella propria esistenza , trovandosi nelle condizioni di colui che non può dare insegnamenti a nessuno .

Certo , l’abrogazione della 194 presuppone necessariamente un orientamento favorevole ( quindi culturalmente favorevole ) da parte dell’opinione pubblica , ma tale orientamento può maturare solo da un vasto dibattito , che non può che nascere da un’iniziativa che punta ai diritti dei singoli , quindi di interesse pubblico .

A seguito del dibattito conseguente , ciascuno maturerebbe la propria convinzione .

L’esito non è scontato , per l’alta percentuale di soggetti che non hanno alcuna effettiva posizione in materia , e , anche se lo fosse , meglio combattere e perdere che sconfiggersi da soli non combattendo , magari in attesa che cada la manna dal cielo .

Anche perché , nel nostro caso , la sconfitta dura in modo permanente da oltre trent’anni .

Siamo già un movimento ( come può essere altrimenti definita un’organizzazione con oltre 5 000 aderenti ? ) , ci stiamo radicando sul territorio capillarmente ed a livello provinciale , perfezionando i dettagli organizzativi nella rincorsa costante ad una crescita così esplosiva , con le difficoltà che incontrano coloro che agiscono e non si limitano a parlare o a scrivere .

Un movimento popolare che per conseguire risultati deve impugnare un’arma che può usare autonomamente ( il referendum ) e non presentarsi disarmato e supplicante ai piedi del potere , rappresentato dalla classe parlamentare , invitandolo a prendere inverosimilmente in considerazione le ragioni di coloro dal cui consenso esso non dipende , a scapito degli interessi di comodo degli elettori e quindi , di riflesso , dei propri .

Stiamo con la nostra azione cambiando l’orientamento complessivo del mondo pro life , che era cristallizzato da un trentennio , divenendo la prima forza al suo interno ed accedendo progressivamente ai media , nonostante le censure opposteci anzitutto da siti e organi di stampa di una parte dallo stesso mondo , magari più sensibile alle pur interessanti e meno compromettenti tematiche psicostoricosociologiche .

Ma raccogliendo le firme per promuovere un referendum finalizzato ad abrogare una legge che riconosce un diritto al cittadino , come sopra precisato , si vincono le censure , in quanto si pone in essere un’operazione concreta di inevitabile interesse pubblico .

Nel frattempo , abbiamo bisogno dell’apporto di soggetti che condividano le caratteristiche della nostra azione precisate nel manifesto ( abrogazionista , referendaria , non negoziabile ) , che esprimano , tramite il sito www.no194.org , la propria adesione all’iniziativa e , ancor meglio , la disponibilità ad operare come volontari nella futura raccolta ufficiale delle firme , il cui inizio è anche , per legge , condizionato dalla data di svolgimento delle elezioni politiche ( che dovranno precedere la consultazione referendaria , stante il decorso del 30-9-2011 ) , secondo una procedura definita in dettaglio da una normativa ( quella referendaria , per l’appunto ) che ci consente e ci impone di avere un cammino delineato in ogni minimo particolare , vago solo per chi quella normativa non la conosce . 

 

 

Noì...Contro l'aborto...[video + testo Lui vive in Te - Nek]

 

 

NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE 194 IN MATERIA DI

ABORTO: GLI ANTIABORTISTI CRITICI VERSO LA 194, MA RELATIVISTI

Fonte web

Un’elementare ma doverosa premessa .

Il dibattito è uno strumento fondamentale per l’acquisizione del consenso , indispensabile per chi , come noi , ha la necessità di raccogliere adesioni ad un’iniziativa .

E il dibattito si esprime attraverso il confronto delle diverse posizioni .

Rimarcare la diversità delle proprie tesi diventa tanto più legittimo e doveroso nei confronti di chi , altrettanto legittimamente , solleva obiezioni circa un’iniziativa che si fonda su tali tesi .

Ciò anche per escludere che il silenzio possa essere considerato indice di assenza di argomentazioni tali da contrapporsi efficacemente a quelle obiezioni .

Ciò premesso , proseguiamo nel confronto tra il nostro orientamento e quelli diversi che caratterizzano il mondo antiabortista nazionale in senso molto lato , con riferimento all’accezione giornalistica di tale termine , con la quale si intende indicare non in senso stretto la contrarietà alla legalizzazione dell’aborto , ma , più in semplicemente , la stigmatizzazione della pratica abortiva .

Partendo da tale presupposto , come ricordato nel mio pezzo pubblicato nei primi giorni di quest’anno da diversi siti , gli antiabortisti nazionali ( e i movimenti di area ) si suddividono in :

1 ) difensori della 194 ( dei quali ci siamo occupati il mese scorso , che hanno quale più autorevole e brillante esponente il Direttore de “ Il Foglio “ , Giuliano Ferrara ) .

2 ) critici verso la 194 , ma relativisti ;

3 ) sconfitti e rassegnati ;

4 ) abrogazionisti teorici ;

5 ) abrogazionisti pratici ( la categoria alla quale apparteniamo ) .

Confrontiamo ora la nostra posizione con quella che caratterizza la seconda categoria .

2 ) CRITICI VERSO LA 194 , MA RELATIVISTI

Questa linea è sostenuta da coloro secondo i quali l’importanza della legge , per quanto quest’ultima sia deprecabile , è del tutto relativa , poiché centrale è un mutamento culturale .

La 194 , inoltre , non deve essere attaccata perché del tutto inattaccabile , in un referendum i favorevoli all’abrogazione sarebbero pochissimi .

La centralità / esclusività , dell’elemento culturale è condivisa con i difensori della 194 , ancorché la valutazione del contenuto della legge sia diversa , il cui tentativo di abrogazione costituirebbe comunque un’operazione velleitaria .

Non a caso questa linea è espressa , ad esempio , dal Prof. Agnoli , candidato nella lista di Ferrara alle ultime elezioni politiche .

Cito testualmente un articolo dello stesso , pubblicato sul web nel dicembre scorso : “ L’esempio è sempre quello della Croazia : con la legge abortista comunista , invariata da anni , e con una martellante campagna di educazione e di propaganda pro life sulla vita del nascituro , sulla sua dignità , sul senso del matrimonio etc . gli aborti sono diventati pochissimi . Senza toccare la legge, che un giorno , si spera , verrà abolita del tutto . Oggi un movimento pro life ha questo grande compito : non è oggi in grado di abrogare la 194 , per esempio , con un referendum “ .

Tale tesi si presenta fragile e contraddittoria sotto diversi profili .

A ) Anzitutto ed in linea di princìpio , appare veramente azzardato sostenere che una legge possa essere modificata da un orientamento culturale presente nella società e che non condizioni a sua volta , almeno parzialmente ma in modo comunque consistente , l’opinione della collettività .

Dal mio osservatorio professionale posso assicurare che il cliente ricerca nel parere legale che viene chiesto essenzialmente la tranquillità di poter compiere un’azione senza conseguenze .

La legalità ( suggellata e non discussa ) di una condotta , in quanto ammessa dagli organi che rappresentano il potere e che sono preposti a garantire l’ordine pubblico e sociale , tende ad escludere in radice la percezione della sua gravità .

B )  In secondo luogo e introducendo il merito , una premessa di fatto che viene riportata nella tesi di cui trattasi appare , se non inesatta , fuorviante .

La Croazia avrà si una legge abortista “ comunista “ , entrata in vigore al pari della 194 nel 1978 a completamento di un cammino normativo iniziato nel 1952 , ma più restrittiva della nostra , il che è significativo del valore liberticida della 194 , il cui capostipite è pur rappresentato da una legge sovietica del 1921 , la prima che ha legalizzato nel mondo l’interruzione volontaria di gravidanza , quale provvedimento che ben si coniugava con gli stermini di massa compiuti da quel regime , che , a prescindere dai 20 milioni di morti politiche addebitatigli da un rigoroso studio riportato in un noto libro del 1997 , è di fatto riuscito a negare , in un colpo solo , ogni libertà , non solo quella politica , ma pure economica e religiosa , nel quadro del disprezzo più profondo della dignità dell’essere umano , annientato nelle proprie aspirazioni , ideali , materiali e spirituali .

In Croazia , l’aborto è libero nelle prime 10 settimane ( non nei primi tre mesi , come si ricava dal combinato disposto degli artt. 4 e 5 della legge italiana ) e successivamente è ammesso solo in presenza di un’autorizzazione preventiva di una commissione composta da medici ed assistenti sociali , sulla base di motivazioni riguardanti il pericolo di vita della madre , la sua salute , le malformazioni del nascituro , la presenza di uno stupro etc .

Un quadro ben più restrittivo di quello ampiamente tollerante contemplato dall’art. 6 della 194 .

Quindi , quella disciplina non è agli antipodi con la positiva tendenza che si starebbe affermando nella società croata , ma in difformità con la stessa , e quell’esempio non esclude a maggior ragione l’importanza dell’abrogazione della 194 , legge peggiore e non migliore di quella straniera citata .

C ) Inoltre , le condizioni storiche di quel paese sono lontane anni luce dalle nostre .

Abbiamo più volte sottolineato come tutte le normative più virtuose in materia ( quanto meno in Europa e nelle Americhe ) siano applicate da paesi rigorosamente cattolici .

Nel nostro continente , peraltro , il quadro è assolutamente desolante , a dimostrazione di quanto sia assurdo ( al punto di essere puramente simbolico , quindi inutile ) fare battaglie “ pro life “ presso le istituzioni comunitarie .

Eccezioni a questa mortificante tendenza , frutto di un ultralaicismo reso tanto più vincente dalla pavidità , incoerenza ed inconsistenza di quelle forze che ad esso avrebbero dovuto e dovrebbero contrapporsi , sono rappresentate da Croazia , Irlanda , Polonia e , in parte , Ungheria .

Nazioni che sulla fede cattolica hanno costruito la propria forza identitaria per vincere potenze estere aggressive e imperialiste , forza ben recepita dai governi locali .

Il nostro esecutivo , di qualsiasi colore politico , non intraprenderà mai corpose campagne culturali o iniziative sostanziali analoghe a quelle esperite dal governo croato , che sarebbero dirette a stravolgere una situazione ed una normativa che , agli occhi della classe politica italiana , garantiscono la pace sociale ed il consenso .

Significativamente , non vi è un solo partito rappresentato in parlamento nel quale i cattolici siano in maggioranza e Pierferdinando Casini , che rivendica di essere il leader di una formazione erede di un grosso partito cristiano , come noto , difende la 194 , della quale chiede anzi la sua piena applicazione con il potenziamento dei consultori familiari .

D ) La soluzione e la via proposte sono tanto più velleitarie e utopistiche di quella che viene censurata , che noi sosteniamo e che costituisce l’essenza della nostra iniziativa ( referendaria ) .

L’abrogazione della 194 presuppone necessariamente un orientamento favorevole ( quindi culturalmente favorevole ) da parte dell’opinione pubblica .

Tale orientamento , però , non può certo essere frutto di un indottrinamento di massa ( impossibile in democrazia ) o di un’attività informativo-editoriale ( purtroppo fisiologicamente circoscritta a ristretti gruppi di soggetti interessati alla materia sottesa, di regola già schierati) , ma può maturare solo da un vasto dibattito che coinvolga l’opinione pubblica , a seguito di un fatto oggettivamente di rilevanza pubblica generale .

Tale fatto non può che essere rappresentato da un’iniziativa di carattere popolare , viste le croniche e ultratrentennali reticenze omissioni delle istituzioni e delle forze parlamentari , iniziativa che punti ai diritti dei singoli , quindi di automatico interesse pubblico .

Già la raccolta delle firme per promuovere un referendum finalizzato ad abrogare una legge che riconosce un diritto al cittadino è incompatibile con una censura , per non parlare di una campagna referendaria , effettuata in vista di quella consultazione .

A seguito del dibattito conseguente , ciascuno maturerebbe la propria convinzione .

L’esito non è scontato , per l’alta percentuale di soggetti che non hanno alcuna effettiva posizione in materia , anche in conseguenza della crescente sfiducia verso i partiti e della sempre più consolidata tendenza dei singoli a maturare autonomamente le proprie convinzioni , attingendo da diverse fonti informative .

Pure in caso contrario , credo sia meglio combattere e perdere che sconfiggersi da soli non combattendo , magari in attesa che cada la manna dal cielo .

Una sconfitta che , nel nostro caso , dura in modo permanente da oltre trent’anni .

E ) Le iniziative di sensibilizzazione culturale, se rappresentate dalle marce “pro life“, sono di per sé sicuramente valide, ma qualche perplessità sorge circa la loro conformità con lo scopo dichiarato.

Cito ad esempio la prima Marcia per la Vita , ben organizzata a Desenzano il 28 maggio dello scorso anno e caratterizzata da 250 partecipanti .

Un amico , iscritto da anni al Movimento per la Vita , mi disse che quella manifestazione assumeva un carattere di polemica distinzione rispetto al MPV ed all’analogo evento da esso organizzato a Roma la domenica precedente , il 22 maggio .

Al di là delle comparazioni numeriche sulle presenze effettuate nei giorni successivi , non ho alcun elemento per attribuire un carattere antagonista ad una Marcia di alto valore etico come quella svoltasi in territorio bresciano .

Debbo , però , rilevare che nel marzo 2011 chiesi allo stesso Prof. Agnoli , uno degli organizzatori, di poter effettuare un intervento di 5 minuti nella conferenza ( poi durata 4 ore ) prevista nel pomeriggio , a margine della Marcia .

Ricevetti una risposta negativa , con la motivazione che la mia richiesta era tardiva e che , in ogni caso , quel dibattito era riservato a coloro che “avevano fatto la storia del mondo pro life italiano“ .

In vista della Marcia di quest’anno , fissata per il 13 maggio a Roma , ho presentato la mia richiesta all’atto dell’iscrizione , formalizzata nel novembre scorso , quindi con un preavviso di 6 mesi , sempre a nome della No194 , che nel frattempo conta oltre 6 000 iscritti , prima forza nazionale del settore , senza per ora ricevere risposta .

Ora , il problema non è tanto che al sottoscritto possa o meno essere data l’occasione di pubblicizzare la nostra iniziativa , oggettivamente “ pro life “ in quanto diretta ad ottenere in concreto l’abrogazione della normativa che ha legalizzato l’aborto in Italia , ma comprendere se realmente si vuole cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica con manifestazioni che abbiano un impatto tanto vasto da determinare un’effettiva conversione di massa ( operazione ritenuta meno velleitaria e di più ampia presa di un’azione referendaria ) contrapponendosi , già e nel contempo , alle due organizzazioni di gran lunga numericamente più consistenti dell’antiabortismo italiano o cercando di escluderne o di occultarne la presenza e , in caso affermativo , valutare se ciò non sia contraddittorio e davvero profondamente velleitario.

Un conto è differenziarsi per confrontarsi democraticamente sulle idee , un conto è ( sempre in caso affermativo ) censurare nell’ambito di una manifestazione “ pro life “chi , pur essendo oggettivamente “ pro life “ , esprime posizioni diverse dalle proprie , tanto più se a nome di organizzazioni di fatto e matematicamente consistenti più di ogni altra all’interno di quel mondo .

Ad ogni buon conto , per quanto mi riguarda , invito tutti i nostri iscritti ad essere comunque presenti alla Marcia per la Vita per contribuire a garantirne il successo , scongiurando valutazioni trionfalistiche dei cosiddetti “ abortisti “ , che rappresentano la nostra unica controparte , per sconfiggere la quale cerchiamo di dimostrare l’infondatezza delle tesi a noi contrapposte e chiediamo di aderire alla nostra iniziativa referendaria tramite il sito www.no194.org

 

 

La bellezza della vita

 

 

NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE 194 IN

MATERIA DI ABORTO: GLI SCONFITTI E RASSEGNATI

Fonte web

Dopo aver analizzato in dettaglio le posizioni delle due correnti più moderate dell’antiabortismo nazionale ( inteso nella riduttiva accezione giornalistica del termine come mera stigmatizzazione della pratica abortiva ) ,  quindi quelle dei difensori della 194 e dei critici verso la legge , ma relativisti , trattiamo ora la terza corrente , quella degli sconfitti e rassegnati .

Questo orientamento è tipico del Movimento per la Vita , organizzazione che , a differenza dei relativisti , nella centralità della legge ha creduto , tanto da poter vantare la promozione del primo referendum a ciò finalizzato , svoltosi trent’anni fa , sia pur con esito negativo .

Quella sconfitta fu figlia non solo di un clima politico-culturale sfavorevole , ma anche di una serie di errori che rendono anacronistiche certe valutazioni saccenti nei nostri confronti che provengono da alcuni protagonisti diretti di quella esperienza , in quanto già dirigenti all’epoca del MPV .

Anzitutto , gli organizzatori di quella consultazione non riuscirono mai ad affrancarsi ( e forse non lo vollero neppure realmente ) dalla loro immediata identificazione con una formazione politica , sia pur di maggioranza relativa nel paese e caratterizzatasi in parte quanto meno per silenzi , neutralismi , omissioni e distinguo strategici .

Una battaglia come questa deve prescindere dalle sigle di partito , onde scongiurare strumentalizzazioni di sorta destinate a segnarne l’esito in senso negativo , e deve sottrarsi a schieramenti e veti , aprendosi liberamente e a 360 gradi verso tutte le possibilità divulgative .

In secondo luogo , il MPV apparve agli occhi dell’opinione pubblica come un’organizzazione confessionale , protagonista di una diatriba laici-cattolici , destinata per ragioni numeriche ad una inesorabile sconfitta dei secondi .

Un conto è essere credenti , condizione che mi riguarda pienamente , un conto è avvinghiarsi esclusivamente alle proprie convinzioni religiose in mancanza di ulteriori argomenti che possano rafforzare una tesi e ampliare il consenso .

Ci furono , poi , una serie di errori di carattere tecnico , non il più clamoroso dei quali la scelta del trimestre di raccolta delle firme in estate ( del 1980 ) , coinvolgendo così pienamente il periodo in cui gli italiani sono meno presenti sul territorio nazionale e sono più distratti da impegni di ogni tipo ( anche civici e di coscienza ) .

In questo quadro , sembra che abbia assunto un ruolo fondamentale nel consentire il raggiungimento delle 500 000 firme un appello pressoché esplicito di Papa Giovanni Paolo II all’inizio del terzo mese , che con la sua immensa autorevolezza riuscì ad ovviare in modo egregio ad un bimestre introduttivo del tutto negativo .

Nessuno , dunque , ci potrà seriamente contestare di peggiorare gravemente questo curriculum con un’iniziativa che è diretta a ribaltare una situazione disastrosa , non condividendo che ci si crogioli nella sua contemplazione , timorosi di perdere il nulla che si ha ottenuto .

La sconfitta registrata in quella consultazione ha determinato in molti un atteggiamento di rassegnazione , che non è nient’altro che la ratifica della sconfitta medesima , permanente da oltre un trentennio .

Ecco che , ferma restando una valutazione negativa della legge , della quale non s’ignora l’importanza , la via abrogativa ( e referendaria ) viene considerata assolutamente impraticabile , come ribadito dal Vicepresidente del MPV Dott. Giuseppe Anzani solo qualche mese fa , il 4 novembre 2011 , a Firenze al XXXI convegno nazionale dei CAV ( dichiarazione riportata dal quotidiano Avvenire , a pag. 14 del suo numero del giorno successivo ) .

Lo stesso fondatore ed ininterrotto leader del MPV , On. Carlo Casini , ha così espresso la sua posizione , ormai costante da trent’anni , ad esempio in occasione dello stesso evento , svoltosi però a Roma dal 23 al 25 novembre 2007: “ Non cambiamo il nostro giudizio integralmente negativo sulla 194 , ma nonostante questo e nel prioritario interesse di offrire una maggior tutela del diritto alla vita di tutti gli italiani , nati o non nati , siamo disposti a lavorare insieme alle forze politiche ed alle istituzioni per individuare alcuni aspetti che rendano questa legge meno ingiusta e disumana “ .

Nulla a che vedere , quindi , con la sua abrogazione .

Vi è in primo luogo una fiducia nelle forze politiche, non certo clamorosa in un parlamentare europeo (nelle file dell’UDC), nonostante oltre trent’anni di assoluta inattività del potere legislativo sul tema e nonostante lo stesso leader ed omonimo di quel partito Pierferdinando Casini dichiari costantemente che la 194 andrebbe pienamente attuata, con il potenziamento dei consultori familiari.

Inoltre , si auspica espressamente e remissivamente l’individuazione di “ alcuni aspetti “ su cui lavorare “ che rendano quella legge meno ingiusta e disumana “ .

L’intervento ora citato è stato pubblicato il 12-12-2007 e nella pagina successiva della medesima rivista fu riportata un’intervista all’On. Savino Pezzotta dal titolo “ Pezzotta . Il tema della vita è entrato nell’agenda “ .

Sono trascorsi 4 anni, non si è aperto neppure il più includente e furbescamente fumoso dei dibattiti tra i politici sull’argomento , in vista anche solo di una semplice , ipotetica , minima revisione della legge .

La rassegnazione si traduce anche nella diversificazione del proprio impegno in battaglie simboliche e purtroppo del tutto inutili .

Faccio riferimento a quella generica per il riconoscimento nella Carta europea dei diritti fondamentali del concepimento come inizio del diritto alla vita e per l’estensione della capacità giuridica al concepito , intrapresa dal MPV presso l’UE , chiaramente del tutto anacronistica per almeno tre ragioni .

Essa è totalmente ininfluente sul contrario diritto di interrompere volontariamente la gravidanza , se è vero che l’art. 462 c.c. , entrato in vigore nel 1942 , riconosce già la capacità di succedere al concepito che nasca nei 300 giorni successivi al decesso del marito della madre , ma ciò non ha impedito l’entrata in vigore 36 anni dopo della 194 .

Non solo , ma tale battaglia viene combattuta in un ambito ultralaicizzato come quello europeo , il che rende patetiche certe lezioncine vagamente sociologiche su come la società italiana sarebbe inadeguata a recepire un’iniziativa come la nostra , quando il nostro paese rimane uno dei 4-5 più cattolici ( quelli presso cui , di regola , sono in vigore le discipline più restrittive del fenomeno abortivo ) del continente .

Da cui lo scontato rigetto dell’istanza da parte della commissione europea , epilogo naturale delle petizioni , effimere e strumentali per definizione , a differenza del referendum abrogativo , mezzo attraverso il quale il popolo esercita in modo dirompente , efficace ed autosufficiente il proprio potere di democrazia diretta .

Infine , sul piano tecnico , come ribadito anche di recente dalla Corte di Giustizia , gli unici organismi giuridicamente competenti a decidere sulla legalizzazione dell’aborto sono riconducibili agli stati nazionali e non risiedono presso le istituzioni comunitarie .

Questa linea ha , da un lato , distratto e coinvolto una parte del mondo cattolico ufficiale , inconsapevole della radicale inconsistenza ed irritualità dell’azione , e , dall’altro e di contro , indotto numerosi iscritti a quella organizzazione , soprattutto ai CAV che di essa sono ( splendida ) emanazione , ad aderire alla nostra iniziativa neo-referendaria .

Di qui le reazioni scomposte contro il sottoscritto ( alcune delle quali già menzionate nel mio pezzo pubblicato sul web il 31-8-2011 ) e nostri attivisti ( le ultime nel triveneto ) , che esprimono un atteggiamento analogo a quello del bottegaio che apprende l’apertura di un esercizio concorrente a qualche decina di metri dal proprio .

La difesa della vita non è una merce , non rappresenta un’esclusiva di nessuno , chi compie scelte strategico-ideali diverse va rispettato e destinati a fallire sono contraddittori tentativi di fagocitazione ed atti di disturbo ispirati a logiche propagandistiche e di conservazione delle proprie posizioni , tanto più se esercitati verso un’organizzazione in crescita inarrestabile ( al punto di essere la prima italiana nel settore con 7 000 iscrizioni formalizzate in un poco più di un anno ) come la nostra , alla quale invito ad aderire tramite il sito www.no194.org .

 

 

Ninne nanna per bambini

 

 

NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE 194 IN

MATERIA DI ABORTO: GLI ABROGAZIONISTI TEORICI

Fonte web

Concludendo la nostra panoramica , dopo aver analizzato in dettaglio le tre correnti dell’antiabortismo nazionale più lontane dalle nostre posizioni ( i difensori della 194 , i critici verso la legge ma relativisti e gli sconfitti e rassegnati ) , ci soffermiamo su quella più prossima alle stesse, quella degli abrogazionisti teorici .

Ci accomuna con costoro la condivisione di diversi princìpi , quelli secondo cui :

a ) il carattere aberrante di un fenomeno è incompatibile con la sua legalizzazione ;

b ) la legge non è un dettaglio della storia , ma contribuisce a modificare l’orientamento culturale della collettività ;

c ) i concepiti sono tutti uguali , in ogni epoca , quindi sono meritevoli di tutela sul piano legislativo anche se l’atto di concepimento che li riguarda sia successivo al 1981 , anno del primo referendum , e per il loro diritto alla vita è civicamente doveroso lottare anche a costo di perdere una consultazione elettorale , al fine di tentare di eliminare una sconfitta perenne , silenziosa e quotidiana conseguente alla permanente vigenza della 194 .

Ci differenzia da loro il carattere puramente teorico dell’abrogazionismo che essi configurano .

Tale differenza si basa più su condizioni piscologiche che di pensiero .

E’ propria di una parte del genere umano la tendenza a declamare e ad enunciare massime , senza minimamente porsi il problema di dare un seguito ( e , quindi , un senso ) alle proprie enunciazioni .

L’importante è il bel gesto , la frase ad effetto , magari pretesamente ridondante di cultura e nulla sotto il profilo degli effetti concreti , tale , dunque , da sfuggire ad ogni sconfitta , in quanto la partita di costoro non inizia mai , evento contrastante con la loro fisiologica inconcludenza .

Abbiamo poi i criticoni di natura , coloro che , sedicenti primi della classe , impallinano chiunque si muova , tanto acuti nel cogliere veri o presunti errori altrui , talvolta presbiti nello scorgere i propri .

Accanto agli “ artisti “ ed ai critici in sé , vi sono coloro che appoggiano solo ciò che è nato e viene gestito da loro stessi , e ciò vale anche per le iniziative che condividono al 100 %.

Le argomentazioni formulate per giustificare la loro riluttanza , inevitabilmente , si rivelano sin troppo evidentemente contraddittorie , al punto di apparire patetiche ed imbarazzanti per chi le ascolta , in quanto il loro problema è solo legato al proprio ego .

Passando dalla psicologia agli ideali , troviamo le ultime due sottocategorie , quella dei filoparlamentari e dei costruttivo-riflessivi .

I primi sono convinti che la 194 possa essere abrogata attraverso l’operato delle due camere , nonostante la totale inattività in tal senso del palazzo in oltre un trentennio .

E’ vero che è bene avere fiducia nel prossimo , ma se in età adulta si crede ancora nell’esistenza di Babbo Natale , non ci si deve indignare se qualcuno crede di scorgere in questo atteggiamento una certa qual dabbenaggine .

E’ , infatti , difficile pensare che i nostri parlamentari possano improvvisamente convertirsi , illuminati dalla volontà di recedere dai propri interessi ( che sconsigliano operazioni a rischio di impopolarità ) , interessi sui quali è stato costruito un chiacchieratissimo sistema di privilegi ( tanto più ripugnante se si pensa al contributo ad esso dato dalle forze che invocano il voto dei ceti più poveri , per poi associarsi ad elaborare ed approvare in aula i relativi provvedimenti di attuazione ) e che spingono , ad esempio , una forza politica a farsi promotrice di volta in volta di sbarramenti elettorali fissati ad un punto percentuale al di sotto della propria consistenza .

Non si può certo pensare che la classe parlamentare ( se mai lo volesse nel merito , il che è da escludere radicalmente ) possa aver il coraggio di sfidare il blocco culturale stradominante nel nostro paese , che parte dagli ambienti femministi e vicini al partito radicale per giungere sino ai nostri avversari più aggressivi , appartenenti a frange confuse del mondo cattolico e della stessa realtà “ pro life “ , decadente e parolaia .

Sono proprio quest’ultimi i primi guardiani della 194 , in quanto appartenenti ad un mondo nel quale rientrano potenziali sostenitori della nostra battaglia e , quindi , possono dissuaderli più efficacemente dall’aderire ad un’operazione finalmente concreta e quindi utile , dopo tante vuote e retoriche enunciazioni di princìpio che hanno alimentato il mito dell’intoccabilità della stessa legge che si stigmatizzava , in quanto , per l’appunto , non seguite da azioni concrete esperite da parte di coloro che avrebbero dovuto porle in essere in forza di quelle enunciazioni .

Quanto ai costruttivo-riflessivi , ricordo loro :

-che il nostro comitato è apartitico , apolitico , vanta 8 000 aderenti ed è la prima forza “pro life“ italiana come numero di iscritti , quasi tutti acquisiti negli ultimi 15 mesi e mezzo ( eravamo 183 il 12-1-2011 ) , anzitutto attraverso il sito ( www.no194.org ) ;

-che è possibile sostenere NO194 mediante spontanee donazioni , secondo le modalità indicate nel nostro sito ora citato ;

-che , a sostegno dell’iniziativa è stata costituita l’omonima associazione con atto pubblico , forse caso inedito nel settore , in vista di un suo formale riconoscimento , a garanzia di massima trasparenza ;

che tutti gli aspetti annessi e connessi al finanziamento vengono sottoposti regolarmente al controllo di un organo di revisione esterno e che , stante la molteplicità degli avversari e la fisiologica presenza in tutti i movimenti di dissidenti che ci creano in corso d’opera , si opera nella totale consapevolezza di essere particolarmente esposti al sollecito di interventi ispettivi e altro .

Nessuno può , quindi , accusarci di essere degli ingenui romantici , in quanto questa condizione può riguardare , al limite , coloro che , eventualmente , si stupiscano dell’intento di dare all’iniziativa una copertura in termini di mezzi .

Ribadiamo , inoltre , che l’operazione referendaria , alla luce della presumibile conclusione naturale dell’attuale legislatura , non potrà di fatto svolgersi per legge prima del 2014 .

Nel frattempo , ci stiamo da tempo radicando sul territorio con i nostri nuclei operativi provinciali , per divulgare l’iniziativa e preparare l’organizzazione della raccolta delle firme .

L’associazione ha durata indeterminata e mira ad essere operante anche dopo lo svolgimento del referendum , a prescindere dal suo esito , stante l’eterna necessità di difendere , anche preventivamente , il diritto alla nascita e di agire per la sua tutela , anche con azioni culturali , ricreative , filantropiche e di volontariato , implicitamente connesse al suo fine .

Come da statuto , le cariche sono ricoperte gratuitamente e , in caso di estinzione dell’associazione , i suoi beni verranno devoluti in beneficienza .

Invito tutti coloro che ritengono che abbia un senso protestare contro qualcosa solo se si ha una proposta concreta diretta alla sua eliminazione , ad aderire alla nostra iniziativa , come detto , tramite il sito ufficiale www.no194.org .

 

 

APPROFONDIMENTO

 

no194.org

Sito ufficiale dell'associazione no profit NO194 ( riconosciuta con atto pubblico , Cf 03828530166 ) e dell'omonimo costituendo comitato referendario per l'abrogazione della L. 194