ECONOMIA

ORA TOCCA ALL'ITALIA SPERIMENTARE

IL RITORNO DELLA POVERTÀ

(a cura di Claudio Prandini))

 

 

La grande guerra arriverà, perché i capi di stato non si accorderanno e questo disaccordo sarà provocato da una crisi economica internazionale. Questa è già cominciata, ma il fallimento delle nazioni non è ancora riconosciuto. Il fallimento di ogni paese provocherà delle sommosse interne e dei focolai di rivolta spunteranno in molti luoghi del pianeta. ... (02/12/1987 - Gesù ad una suora Belga)

 

 

INTRODUZIONE

Sinai: l'euro com'è oggi tra un anno non ci sarà più

«Manovra giusta, no ad altri sacrifici per soddisfare i mercati»

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Tra un anno l’euro non ci sarà più, o almeno non sarà più come lo conoscevamo. I Paesi più deboli, come Grecia, Portogallo e Irlanda saranno fuori: i prossimi mesi ci diranno se l’Italia e la Spagna riusciranno a restare dentro».

Allen Sinai, presidente della società di consulenza Decision Economics, vede nero. E soprattutto non vede molte vie d’uscita per l’Italia dall’attacco della speculazione: «Non potete varare altre misure di austerità, oltre quelle già in discussione, solo per accontentare i mercati. Dovete solo aspettare e sperare che gli speculatori si fermino, ma io dubito che lo facciano».

Perché quest’attacco proprio ora?
«La situazione economica e finanziaria dell’Eurozona è molto peggiorata, e questo ha fatto aumentare la pressione sul debito italiano. Siete le vittime di una serie di circostanze, che solo in parte dipendono da voi. L’Eurozona si sta indebolendo, l’economia americana continua a deludere, e ora anche la Cina cerca di tirare un po’ il freno. Tutti questi fattori hanno vari impatti negativi, tra cui quello di frenare anche le esportazioni tedesche, che finora avevano tenuto in piedi l’economia della Germania e quindi difeso l’euro. In questo circolo vizioso, i Paesi più deboli della moneta unica vengono colpiti dalla speculazione».

Perché cominciare con l’Italia, che ha il secondo debito pubblico più alto in Europa, ma un deficit sotto la media?
«Perché a questo punto cominciano a esserci delle possibilità, piccole ma non più ignorabili, che Paesi come l’Italia e la Spagna siano costretti a chiedere fondi. Il problema non è solo il debito, che comunque è elevato, ma il rischio economico. Per voi questo rischio è molto alto, e ciò rende nervosi i mercati».

Alcuni analisti sostengono che la speculazione è scattata quando sono emerse le divergenze tra Berlusconi e Tremonti, e quindi la spaccatura nel governo sulle misure di austerità.
«E’ ovvio che in situazioni del genere servirebbero governi coesi, con piani precisi e condivisi, però le tensioni tra Berlusconi e Tremonti sono solo un elemento marginale di questa vicenda. Il problema più importante, purtroppo, è la situazione economica che vi circonda. Dico purtroppo, perché se si trattasse solo della lite tra il premier e il ministro, sarebbe più facile risolvere la crisi. Ma il problema è a monte, credo che la speculazione vi avrebbe colpiti anche senza i contrasti fra Berlusconi e Tremonti».

E ora cosa dobbiamo fare per difenderci?
«Nulla, non c’è molto che potete fare contro queste forze superiori e in gran parte esterne. Le misure di austerità proposte da Tremonti vanno bene, ma non è che adesso ne potete aggiungere altre solo per fare contenti i mercati, anche perché avete un serio problema di crescita. E’ un circolo vizioso. Ogni default significa più pressione sulle banche, e il debito così diventa sempre più oneroso».

L’euro sopravviverà a questa crisi?
«No, almeno nella sua forma attuale, anche perché senza la moneta unica i Paesi più deboli avrebbero potuto seguire la strada della svalutazione e della deflazione. A lungo andare le misure di rigore richieste per rimanere nell’euro non saranno più sostenibili sul piano politico, e quindi i Paesi più in difficoltà ne usciranno».

La moneta unica sparirà?
«Forse no, ma verrà ristretta a pochi paesi virtuosi».

Quali?
«Credo che Grecia, Portogallo e Irlanda usciranno. Nella lista seguono Spagna e Italia, ma voi volete restare dentro e potreste farcela».

Quanto tempo abbiamo?
«Un anno, non di più. Tra un anno sapremo che fine farà l’euro».

 

 

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Tremonti-e-il-brodo-del-default

 

 

PIIGS, stiamo arrivando

Un declassamento dell'agenzia di rating internazionale Moody's è nell'aria. Forse questione di ore. Chi lavora sui titoli non sembra avere dubbi. E soprattutto lo sguardo degli operatori assiste a un doppio colpo, pesantissimo, per il Paese.

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Italia sotto attacco speculativo, con dei numeri che fanno impressione. E che non trova nelle parole pronunciate tatticamente dall'ex numero uno di Bankitalia Mario Draghi un sollievo. Anzi. E questo è un segnale preoccupante, perché lo stesso draghi sta per sedersi alla presidenza della Bce, la banca centrale europea. Niccolò Mancini, trader a Milano e collaboratore di E il Mensile, guarda i numeri e li traduce per PeaceReporter.

Partiamo da parole ostiche ai più. Il differenziale fra i rendimenti dei titoli di stato italiani e tedeschi ha toccato un picco con quota 245 punti base. Traduciamo?

Guardando i numeri dal 3 giugno a oggi, cioè un periodo molto breve, il Btp a 10 anni ha perso il 5, 5 percento. Il Btp a 10 anni è quello della pensionata che vuole stare tranquilla sui suoi risparmi. Stiamo assistendo a un colpo pesantissimo. Stiamo perdendo terreno su tutti. Rispetto all' indice tedesco registriamo una differenza - spread - fra le due Borse di venti punti percentuali a favore della Germania.
Il dato politico: in un Paese in cui l'ex numero uno della Banca centrale si appresta a diventare presidente della Banca centrale europea è paradossale che ci si trovi sotto attacco. L'ultima spallata l'ha data l'inchiesta P4 con il caso di Marco Milanese, che ha coinvolto anche il ministro Giulio Tremonti, l'unico referente, la figura meno discutibile di questo governo, l'uomo in cui hanno fiducia i mercati. E questo ha dato il via libera a una situazione che è già difficile dall'inizio di questa settimana che va sotto il titolo: attacco all'Italia. Ci sononvoci e rumors che ci annunciano un declassamento da parte di Moody's.

Chi attacca l'Italia?

La speculazione internazionale, identificabile in quattro o cinque grandi banche, come Goldman Sachs o Jp Morgan, legate a qualche hedge fund aggressivo L'Italia finisce con le spalle al muro.
I prezzi dei titoli di stato scendono e quindi si alza il rendimento, quindi lo stato deve pagare più interessi. Quello che sta succedendo oggi porta a far sì che una metà della manovra finanziaria che avrà effetto dal 2013, se ne è già andata in fumo. Questi sono numeri, non opinioni. L'aumento dei tassi fa diventare ininfluente la manovra che colpisce sempre i soliti noti.

Le agenzie di rating giocano sporco

Certo, ma il problema c'è fino a quando non ci sarà una regolamentazione delle agenzie di rating. Prendiamo il Portogallo. Declassato a spazzatura, ogni fondo che avesse avuto dei titoli di stato portoghesi era costretto, per regolamento, a venderli. Tranne la Bce, che ieri ha dato una svolta mai vista, accettando titoli portoghesi come garanzia. Una cosa mai vista. La Bce avrebbe dovuto, seguendo la normale procedura, rifiutare quei titoli e certificare il default del Portogallo. La nostra situazione si è incanalata su una strada che porterà la I italiana a entrare nei cosiddetti PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna) trasformandoli in PIIGS.

Perché non c'è una regolamentazione delle agenzie di rating?

Tremonti nel 2008 durante la grande crisi delle banche, aveva detto che si doveva togliere lo strapotere alle agenzie del rating, che i derivati stavano tornando a una situazione pre 2008, dipingendo una situazione con chiarezza. È lì che sono intervenuti Usa e Gran Bretagna, che vivono anche grazie al rating e che hanno rapporti stretti con le stesse agenzie. È un problema di quei paesi che hanno sul proprio territorio le banche più aggressive, che riescono a bloccare la riforma e la regolamentazione del rating.

Se Moodys taglia e declassa l'Italia?

Allora lo Stato italiano pagherà più caro il proprio debito. Non si deve creare panico, il rischio non è immediato, ma è quello che porta al default: con i tassi di interesse che schizzano e uno Stato che deve emettere nuovi titoli e garantire rendimenti più elevati si dà il via a una spirale di questo tipo.

Riflessi politici?

I mercati stanno mandando a casa il governo. Possono riuscire a resistere a Casini, a Bersani, a Di Pietro, ma ai mercati non può resistere nemmeno Berlusconi, anche perché a differenza dei politici della Prima repubblica ha ancora aziende quotate in Borsa. Più tira la corda, più è costretto ad affrontare rischi.

 

 

Chissà cos'ha visto Tremonti??????

 

 

I DUBBI SULLA PERIFERIA DELL’EUROZONA

OGGI SI CONCENTRANO SULL’ITALIA

Il rischio dell’Italia: sarà la prossima?

Fonte web

Le sue banche sono crollate alla borsa di Milano (che ha visto la perdita più consistente di tutt’Europa, con un meno 3,47%), mentre il differenziale di rischio ha segnato il suo massimo dall’entrata nella zona euro.

Tutto il mercato comincia a domandarsi se i conti italiani non siano in condizione peggiori di quelli spagnoli. Il differenziale di rischio della Spagna supera i 284 punti e quella dell’Italia è di poco inferiore.



In questo periodo i titoli di stato italiani tornano a soffrire e le loro quotazioni sono calate per il quinto giorno consecutivo, collocando lo spread ai suoi massimi: i dubbi sulla Grecia continuano a condizionare le contrattazioni e oggi il rischio di un contagio riguarda in particolar modo l’Italia. "Si parla di un possibile default della Grecia e che il contagio si estenda a Irlanda, Portogallo e Spagna, poi l’Italia è la fermata successiva”, ha assicurato Charles Diebel, capo stratega dei Lloyds. "L’’Italia ha una quantità di debito spaventosa".

Dubbi sull’economia italiana

La situazione economica dell’Italia non aiuta. Oggi è stato rivelato che la produzione industriale di maggio è calata dello 0,6% rispetto ad aprile (quando era salita dell’1,1%) ancor più delle previsioni degli analisti, che speravano in un calo dello 0,1%.

Ieri il ministro italiano Giulio Tremonti ha annunciato nuove misure di aggiustamento per un valore di 40 miliardi di euro in quattro anni, anche se la maggior parte delle iniziative vengono posticipate al 2014, l’ultimo anno della manovra. Ma qui sorgono dei dubbi, visto che si specula che Tremonti potrebbe abbandonare il governo a seguito del presunto scandalo di corruzione e il suo piano potrebbe non realizzarsi.

Concretamente, la redditività dei titoli a dieci anni è arrivata a toccare il massimo del 5,371%, facendo salire lo spread (il differenziale rispetto ai titoli corrispondenti tedeschi) dell’Italia fino al record di 247 punti, cosa che non si presentava dal 1999. La settimana che termina oggi potrebbe essere la peggiore per le obbligazioni italiane dal maggio 2010, quando venne realizzato il primo salvataggio per la Grecia. La scorsa settimana i titoli di stato italiani rendevano il 4,8%. Inoltre, il differenziale tra le obbligazioni italiane e quelle spagnole è attorno ai 40 punti base, la metà rispetto all’inizio dell’anno.

L’Italia può contrarre la "febbre spagnola"

In questo senso, il quotidiano statunitense The Wall Street Journal assicura che l’Italia ha il rischio di contrarre "la febbre spagnola", visto che, a differenza di quello che avveniva all’inizio della crisi, il mercato ritiene che il paese governato da Silvio Berlusconi sarebbe sempre più vicino a essere il prossimo a cadere dopo Grecia, Irlanda e Portogallo. I problemi dei due paesi sono differenti: in Spagna si tratta del passivo e della ristrutturazione del sistema finanziario, con un debito pubblico relativamente basso e una crescita timida.

Anche l’Italia ha un deficit basso, il 4,6%, ma il suo rapporto tra debito pubblico e PIL è del 119%, superato solamente da quello della Grecia ed è cresciuto anche nel periodo del boom economico.

Fino ad ora la performance migliore dei titoli di stato italiani rifletteva una minore preoccupazione del mercato per i suoi conti, dovuto in parte a una maggiore liquidità: il mercato delle obbligazioni italiane è tre volte maggiore di quello spagnolo.

Il problema, secondo il quotidiano, è che mentre la Spagna ha preso iniziative decisive per affrontare la situazione, i problemi dell’Italia si sono fatti sempre più espliciti. Ha un problema cronico di crescita e ci si aspetta che il suo debito rimanga al di sopra del 100% del PIL ancora per anni. Inoltre, come ricorda il WSJ, il 10% del PIL di quest’anno sarà destinato al pagamento degli interessi, mentre nel caso della Spagna l’ammontare si colloca al 6%. Infine, l’Italia deve ancora avere dal mercato circa la metà dei 222 miliardi di euro che aveva pianificato, mentre la Spagna ha una necessità di finanziamento pari a 40 miliardi.

La reazione negativa della banca al test di stress

"Stiamo assistendo a una fuga verso la qualità e i paesi periferici sono sempre più sotto pressione, specialmente Spagna e Italia", ha spiegato a Bloomberg l’analista del WestLB, Michael Leister.

"L’opinione generale su Portogallo e Grecia, insieme alle necessità di riforme strutturali significative e una maggiore austerità in Italia e Spagna, stanno portando alla tempesta perfetta. I differenziali continuano a salire." In questo contesto, la banca italiana è in testa alla classifica delle discese nei mercati europei.

Questa settimana Unicredit, il maggiore istituto bancario del paese, ha chiuso con un calo del 7,85%. Gli analisi assicurano che gli investitori sono stati messi in agitazione dal documento filtrato sui test di stress, secondo il quale i paesi dovranno ricapitalizzare le banche che interrompono questo esame.

Inoltre, oggi destano preoccupazione gli ultimi dati della Bank of America, che ritiene che non queste banche riusciranno ad affrancarsi dai problemi del debito sovrano e di quelli posti da UBS, che a sua volta pensa che il settore bancario italiano avrà la peggiore performance in Europa e che per questo preferisce indirizzarsi verso banche più grandi.

 

 

 

 

I PIGS: ovvero i maiali d'Europa

Fonte web

E' una realtà fatta di slogan.

Non ne possiamo più fare a meno. Ormai esistono parole catalizzatrici che ci ipnotizzano e ci coinvolgono in fantastici e ubriachi viaggi.

Ieri era la SARS, poi è venuto il ribaltone, e che dire della par condicio, delle armi di distruzione di massa, dello tsunami, aviaria, maggioritario, bond,  e via senza fine.

Parole non usate fino a ieri che nel giro di pochi giorni finiscono sulla bocca di tutti. Mi consenta.....

PIGS. Acronimo che sta per Portugal, Italy, Greece e Spain. Ovvero Portogallo, Italia, Grecia e Spagna.

Qualche italiota, di furbesca tradizione familiare, ha pensato di sostituire la I di Italia con la I di Ireland, Irlanda. Qualcun altro, sempre per farci rientrare la verde nazione di San Giacomo ha allungato il nome in PIIGS.

Pigs in inglese significa maiali. Ed ecco spiegata la vignetta di provenienza britannica.

I 4 paesi del mediterraneo vengono visti come maiali dai più ricchi e stabili paesi nordici sia per un fatto geografico ma soprattutto per un fatto economico. In pratica i 4 paesi citati rappresentano la zavorra d'Europa. E anche se a qualcuno piace far dimenticare questo agli italiani, dando l'idea che l'Italia abbia negli ultimi anni guadagnato prestigio in contesti internazionali, ci sono dei numeri che parlano e valgono più delle melliflue parole di circostanza.


 

Nel 2010 questa è la classifica dei paesi a livello di debito pubblico:

142% del PIL in Grecia;

119% del PIL in Italia;

96% del PIL in Irlanda;

83% del PIL in Portogallo;

60% del PIL in Spagna.

In realtà la Spagna è lontana dall'avere un alto debito pubblico ma ha fattori di instabilità economica notevoli (l'enorme disoccupazione) e un debito in rapida crescita negli ultimi anni.

Il nostro blog è dedicato al denaro ma da un punto di vista pratico, utilizzabile dal comune cittadino.

Ma fa parte anche delle nostre tasche sapere qualcosa anche di questi argomenti che sembrano solo tema di discussione di professori universitari o di Vespa e compagnia cantante.

Quasi tutti abbiamo sentito delle gravi vicissitudini che la Grecia sta attraversando socialmente e politicamente. Se vediamo sembra che essa sia messa molto peggio dell'Italia. Ma in economia ci sono tanti parametri. Osserviamo un altro grafico.

Questo grafico mostra le proporzioni del debito e dei relativi flussi debitori fra paesi, inclusi i PIGS. L'Italia ha il debito più grande, per lo più con la Francia (leggasi banche francesi. Poi qualcuno capirà perchè le banche francesi vengono in Italia e comprano Cariparma, Friuladria, BNL, Findomestic e via dicendo).

La Grecia ha un debito molto piccolo in rapporto al nostro.

Quindi non facciamo finta che tutto va bene. E non facciamo finta che ciò che sta succedendo in Grecia non toccherà prima o poi. Le borse stanno tremando (anche oggi hanno vacillato) e si spostano violentemente al primo sussurro o pettegolezzo.

Godiamo di una pessima credibilità. Ma siamo un paese di 60 milioni di abitanti con una produzione interna ancora sufficientemente alta. E questo ci ha salvato in un qualche modo.

Ma non produciamo abbastanza per diminuire questo incredibile debito. Anzi. Ogni hanno il debito pubblico italiano cresce e cresce e cresce.

Era di 1.512.779.000.000 di € nel 2005.... è diventato 1.890.600.000.000 di € a giugno di quest'anno.

Fa paura, vero?

Ma poi alla fine, ma che vorrà dire poi? Siamo 20/30 anni che ce la menano con tutto sto debito e siamo sopravvissuti lo stesso. Dirà qualcuno.

Qualcuno di molto stupido.

Perchè le dinamiche di un paese come l'Italia non sono le dinamiche di una piccola o media azienda.

Persino grandi multinazionali riescono a "galleggiare" per decenni sotto il peso dei loro debiti. Quando si è molto grandi non si va a fondo in fretta. Ci vuole tempo per naufragare. Ma il naufragio è ugualmente certo, a meno di vistose correzioni.

Questo non è un post di politica. E non vuole entrare nel merito.

E' un post per ricordare a tutti che se non riesci a trovare lavoro perchè le aziende non riescono o non vogliono assumere la causa principale è quel debito là.

Se le persone consumano meno, non riescono ad arrivare a fine mese.

Se le pensioni stanno diventando una leggenda e non bastano neppure per vivere una settimana al mese. Beh.... la causa è sempre il debito pubblico.

Cioè se in Italia è difficile fare qualsiasi cosa, se è difficile essere onesti e guadagnarsi i propri soldi con abilità e nessuna truffa o sotterfugio, la colpa non è che l'italiano è un nullafacente o idiota che non sa combinare niente di buono.

Non è così.

Qualsiasi italiano vada all'estero mette su in pochi mesi un qualche business funzionale e riesce a far andar bene le cose. Lo sappiamo tutti.

L'Italia è un corridore con una zavorra. Una zavorra che non si pensa neppure di diminuire ma che apaticamente si accetta che aumenti.

Ogni anno lo stato italiano paga dai 75 agli 80 miliardi di euro per soddisfare solo gli interessi sul debito. A chi li paga? In parte ad investitori italiani, ovviamente. Tra cui non mancheranno anche piccoli investitori che hanno sottoscritto BOT e CCT. Ma grand parte di quel denaro fugge dal nostro stato per ingrassare persone (banche per lo più) già ricche di loro.

Così i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri (cioè la maggior parte) sempre più poveri.

Non è meglio REGALARE i soldi agli italiani in altro modo? 

Da quando in qua si finanziano i debiti contraendo altri debiti?

Forse lo si può fare per un breve periodo, durante un'emergenza. Ma è dal 1982, da quando il debito pubblico ha iniziato a galoppare come un ossesso, che dura questa emergenza.

Quindi prendiamo tutte le rassicurazioni delle voci del padrone e rimandiamole al mittente.

L'Italia ha un serio problema. L'europa e gli investitori internazionali lo sanno.

Far finta che il Titanic non abbia sbattuto contro l'iceberg e continuare a pensare che esso sia inaffondabile, non sarà d'aiuto.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

Vogliono far fallire l’Italia per

comprarla a prezzi stracciati

L’attacco della speculazione che l’8 luglio è stato diretto dalla finanza internazionale contro la Borsa italiana (-3,47%, una perdita di 14 miliardi), non è una semplice operazione finanziaria. Chi continua a parlare dei “mercati finanziari” come di una divinità che organizza la vita delle società contemporanee sa perfettamente che i “mercati” sono diretti da uomini e gruppi con precisi interessi e obiettivi. In questo caso, destabilizzare l’Italia: che ora viene attaccata perché meglio di altri ha retto alla crisi finanziaria del 2007, dato che cittadini e imprese non hanno ascoltato le sirene della globalizzazione finanziaria. Aziende, banche e compagnie assicurative oggi rappresentano un appetitoso boccone per chi spera di poterle ricomprare fra qualche mese a prezzi stracciati. .....

 

Sulla speculazione

Premessa. Questo intervento risulterà impopolare ai più ma l’impopolarità è un lusso che posso permettermi, non essendo mai stato popolare. La ragione di questo post è semplice: sono stanco di leggere bestialità sull’invisibile trama speculativa ordita, anche secondo voci autorevoli, dalle perfide agenzie di rating contro lo Stato italiano. Un intervento articolato sull’argomento non può più essere rimandato. .....