ANNO DELLA FEDE:

L'OMBRA DELLA MASSONERIA SULLA RIFORMA

LITURGICA DEL CONCILIO VATICANO II

Si vociferava di cardinali e illustri prelati di curia segretamente affiliati alle logge. Circolavano copie delle loro presunte tessere. Ancor oggi, nel chiacchieratissimo pamphlet "Via col vento in Vaticano" .... un intero capitolo è dedicato al «fumo di Satana» delle infiltrazioni massoniche tra i magnati di curia. E di due il pamphlet fa nome e cognome.

Il primo è Annibale Bugnini, il regista della riforma liturgica postconcicliare, finito nunzio in Iran una volta ultimata la sua opera di «distruzione del rito antico della messa» e ivi morto, secondo il libello, «di morte naturale procurata» dai suoi stessi caporioni di loggia. Il secondo è Sebastiano Baggio, influentissimo cardinale dell'era di papa Giovanni Battista Montini. Aveva il potere di nominare i vescovi in tutto il mondo «e quindi di promuovere le carriere dei suoi confratelli occulti».

Secondo il canonico Andrea Rose, che partecipò come teologo e liturgista alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, Il Bugnini era sicuramente massone e faceva tutto di testa sua e poi andava dal Papa e gli raccontava quello che voleva. Paolo VI si accorse che qualcosa non andava solo quando la frittata era già stata fatta e poté solo spedire il Bugnini nunzio in Iran.

 

(a cura di Claudio Prandini)

 

 

Mons. Annibale Bugnini era nella lista dei vescovi affiliati alla

massoneria, secondo il giornalista Mino Pecorelli poi ucciso.

 

 

INTRODUZIONE

Fonte web

Annibale Bugnini (Civitella del Lago, 14 giugno 1912Roma, 3 luglio 1982) è stato un arcivescovo cattolico italiano. Ebbe un ruolo decisivo nella riforma liturgica seguita al Concilio Ecumenico Vaticano II, quale segretario della commissione per la Liturgia. Fu membro dei Padri Lazzaristi.

Bugnini studiò dapprima al Collegio Alberoni di Piacenza e quindi all'Angelicum di Roma dove nel 1938 si addottorerà in teologia con una tesi dal titolo De liturgia eiusque momento in Concilio Tridentino.

Fu ordinato presbitero a Siena il 26 luglio 1936. Coltivò il suo interesse per la liturgia, approfondendo durante la guerra lo studio delle fonti liturgiche antiche e, nel 1946, divenne direttore della rivista liturgica Ephemerides liturgicae. Dal 1948 al 1960 fu segretario della commissione per la riforma generale della liturgia istituita da papa Pio XII.

Nel 1957 fu nominato professore di liturgia alla Pontificia Università Lateranense e dal 1959-1962 fu, in vista del Concilio Vaticano II, segretario della commissione preparatoria per la liturgia.

Dopo l'approvazione ad opera dell'assemblea conciliare della riforma liturgica con la costituzione Sacrosanctum Concilium Bugnini fu, dal 1964, segretario della Commissione liturgica istituita da papa Paolo VI che doveva applicare e precisare la riforma medesima (commissione presieduta nell'ordine dai cardinali Giacomo Lercaro fino al 1968, Benno Walter Gut fino alla sua morte nel 1969 e Arturo Tabera Araoz fino al 1973). Dal 1969 al 1975 egli fu altresì segretario della Congregazione per il Culto Divino, finché questa fu riunita con la Congregazione dei sacramenti nella Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti.

In tali vesti Bugnini fu uno dei principali ideatori e vero regista[1] della riforma liturgica, malgrado le forti opposizioni e i pesanti attacchi personali nei suoi confronti[senza fonte]. Alcuni lo accusarono di essere un massone[2] e di volere distruggere la Chiesa con la sua riforma.[3]. Tali accuse – considerate, in certi ambienti, destituite di ogni fondamento[senza fonte], ma in realtà ben più di una semplice ipotesi - furono così gravi da spingere lo stesso Osservatore Romano a una smentita il 10 ottobre 1976. Tuttavia Bugnini figura nella lista di Mino Pecorelli con la data di iniziazione 23 aprile 1963, il numero di codice 1365/75 e il nome in codice BUAN [4]. Nel suo libro "La riforma liturgica", egli stesso, pur smentendo ogni affiliazione, ammette che la sua caduta in disgrazia fu dovuta a questa accusa, cioè "al credito che godettero a Roma le voci della sua presunta affiliazione" [5]. Il canonico Andrea Rose, presentandosi già quale suo collaboratore, lo accusava nel 2004 in un'intervista di essere stata una "persona senza alcuna profondità di pensiero, un superficiale, ed abile manovratore di Paolo VI" [6], probabilmente ricattabile per via della presunta omosessualità[7].

Nominato arcivescovo titolare di Diocleziana il 6 gennaio 1972, venne consacrato nella Basilica Vaticana da Papa Paolo VI il 13 febbraio successivo. Il 4 gennaio 1976 fu inviato quale pronunzio apostolico in Iran [8].

Annibale Bugnini morì improvvisamente, il 3 luglio 1982 a Roma mentre era ricoverato nella Clinica Pio XI.

I Millenari, nel noto libro Via col vento in Vaticano, avanzano il dubbio che la morte possa essere stata procurata[9].

Bugnini era stato operato di un'ernia, e doveva essere dimesso proprio quello stesso giorno. Il cappellano dell'ospedale Matias Augé afferma che il prelato morì alle otto della mattina circa[10]; poco prima gli aveva impartito la Santa Comunione. Furono le suore infermiere che andarono a portargli la colazione, a trovarlo morto sulla poltrona[11].

Don Augè nel blog liturgia-opus-trinitatis precisa che: Bugnini era stato operato di un'ernia, cosa di poco rilievo. Però, come testimonia la sua cartella clinica, egli soffriva di cardiopatia sclerotica ipertensiva, il che può procurare un infarto del miocardio. La tesi del cappellano però non regge, poiché l'Infarto miocardico acuto non sopraggiunge all'improvviso ma è preceduto da sintomi assai evidenti e alquanto dolorosi che avrebbero dovuto perlomeno richiamare l'attenzione del personale medico; le testimonianze invece ci dicono tutt'altro, che Bugnini stava bene e che stava per essere dimesso[10].

Inoltre dalla testimonianza del cappellano della clinica si deduce che nessuno assistette personalmente al decesso. La morte, sopraggiunta improvvisamente proprio lo stesso giorno in cui il prelato doveva essere dimesso e quindi giudicato da medici guarito o in via di guarigione, lascia aperta qualsiasi tipo d'ipotesi sulle cause del decesso.

I suoi funerali furono celebrati il 5 luglio 1982 dal cardinal Agostino Casaroli nella chiesa di San Gioacchino in Prati (o ai Prati di Castello), in Roma[12] ed è sepolto, in una tomba di famiglia, nel cimitero di Civitella del Lago, provincia di Terni, oggi accanto alla sorella, appartenente alle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli, suor Clementina Bugnini, morta nel 2002. L'epigrafe sepolcrale, da lui dettata, riporta "Annibale Bugnini - Vescovo" e, dopo le date di nascita e morte, "Liturgiae cultor et amator - Servì la Chiesa".

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  1. ^ Tra il papa e il massone non c'è comunione

  2. ^ Fides Et Forma: Bugnini Era Massone! Lo Conferma Un Monsignore A Inside The Vatican. V. anche Andrea Bevilacqua, Curie e Curiali Bugnini era un massone. Lo scrive Inside the Vatican, in Italia Oggi, 24.7.2009, p.6

  3. ^ Tito Casini nel suo libello "Nel Fumo di Satana - Verso l'ultimo scontro", Carro di San Giovanni, Firenze, 1976, p.150. Cfr. pure lo studio di John Kenneth Weiskittel, The Bugnini file: a study in ecclesial subversion

  4. ^ Così PAUL VI, bienheureux?, chap. IV. V. pure Nome in codice: Buan, blog Nuovo Ordine Mondiale, 4.1.2012. La famosa "Lista Pecorelli", riguardante l'elenco di 121 alti ecclesiastici post-conciliari, più o meno presuntamente affiliati alla massoneria, fu pubblicata dal settimanale OP nel numero del 12 settembre 1978. La copertina riproduceva un cardinale incappucciato di nero con sullo sfondo la Basilica di san Pietro. In fondo, in caratteri cubitali di colore azzurro "La gran loggia vaticana".

  5. ^ Così ricorda Editoriale, Mani segrete nella Chiesa, in Il Sabato, n. 46, 14.11.1992, p. 3. Cfr. A. Bugnini, La riforma liturgica 1948-1975. CLV - Ed. Liturgiche, Roma 1983, pp. 13 e 279; nonché Bugnini massone? Cambia qualcosa?, in blog Messainlatino.it, 3.8.2009.

  6. ^ Così Intervista al canonico Andrea Rose nel quadro di uno studio storico sulla riforma liturgica. È significativo, peraltro, che si ricordino gli scritti “piuttosto occasionali” del Bugnini ed il fatto che, nonostante l'asserita sua passione per lo studio, egli non fosse stato autore di grandi opere scientifiche. Così ricorda Padre Carlo Braga, Ricordo di Mons. A. Bugnini

  7. ^ Biagio Arixi, Peccati scarlatti, Edizioni libreria Croce, Roma. Sull'omosessualità di Montini, cfr. Dino Martirano, Dossier su un tentato ricatto a Paolo VI, in Corriere della sera, 27.1.2006, p. 20. Il velo sull'omosessualità di Paolo VI, vera o presunta, e circa la sua relazione con l'attore Paolo Carlini fu sollevato, tra i primi (ma non l'unico), dallo scrittore e diplomatico francese Roger Peyrefitte

  8. ^ La rimozione dall'incarico di Segretario della Congregazione per il culto divino ed il repentino suo allontanamento dai Palazzi romani confermava che quantomeno Paolo VI ritenne credibile l'affiliazione massonica di Bugnini. Nonostante tale scoperta, però, Montini non ritenne che la riforma ispirata o elaborata da un massone potesse rimettere in discussione l'intera opera. Cfr. Giovanni Scalese, Mons. Bugnini e la riforma liturgica, in blog Senza peli sulla lingua, 21.7.2009 O forse non ebbe il coraggio di tornare indietro perché ormai ci si era spinti oltre il punto di non ritorno.

  9. ^ I Millenari (pseud.).Via col vento in Vaticano. Milano, Kaos Editore, 1999

  10. ^ a b Ancora su Mons. Annibale Bugnini - Blog di Matias Augé

  11. ^ Fides et Forma: SUL "MASSONE" BUGNINI

  12. ^ G. F. Rossi, Cenni biografici su Mons. Annibale Bugnini

 

 

Vaticano II e massoneria parte 1/6 Don Curzio Nitoglia

 

Vaticano II e massoneria parte 2/6 Don Curzio Nitoglia

 

 

BUGNINI ERA MASSONE! LO CONFERMA UN

MONSIGNORE A INSIDE THE VATICAN

Fonte web

Cardinal GagnonSull'ultimo numero della principale rivista cattolica in lingua inglese "Inside the Vatican", il giornalista Robert Moynihan racconta della sua intervista con un "monsignore" anonimo indicatogli dal Cardinal Gagnon poco prima che quest'ultimo morisse. Il "monsignore" è il depositario del mistero relativo all'affiliazione massonica di Bugnini (noto anche agli addetti ai lavori come nome in codice "BUAN").

Ma non solo! Sappiamo infatti anche dal libro di Mons. Marinelli (Via col vento in Vaticano) che Gagnon fu redattore di un dettagliatissimo dossier sui Massoni in Vaticano (vedi pagg.57-59). Commentano "i Millenari": "Il materiale raccolto fu interessante e rivoluzionario. Il presidente della commissione monsignor Gagnon stette per tre mesi impegnato a stendere una voluminosa relazione che alla massoneria vaticana apparve subito scottante e pericolosa: si facevano i nomi e le attività occulte di certi personaggi di curia."

Questo dossier fu rubato fra il 31 maggio ed il 1 giugno del 1974 dalla scrivania di Mons. Mester (collaboratore di Gagnon). Il Cardinale così rifece il dossier di suo pugno e chiese udienza. Non gli fu accordata, capì l'antifona e dopo qualche anno se ne tornò in Canada.
Ma la questione di Bugnini è fondamentale. Le lettere qui citate e indirizzate a Bugnini dal Gran Maestro furono pubblicate da "30 Giorni" nel 1991 in un articolo a firma di Andrea Tornielli. Non riuscendo a recuperare l'edizione italiana vi segnalo un articolo in cui sono tradotte in inglese ed un altro in cui sono leggibili in portoghese (entrambi provengono da autori un po' estremi e molto duri riguardo alla riforma, ma sono le uniche fonti sulla rete riguardo alla pubblicazione di 30Giorni).

Il reportage-intervista di Inside the Vatican (che trovate qui) preannuncia ulteriori sviluppi e comunque afferma con ulteriore certezza che Bugnini, l'autore della Riforma Liturgica, era stipendiato dalla Massoneria Italiana. Libertè, Egalitè, Fraternitè!
La fine di un mistero... e l'inizio di un altro.

di Dr. Robert Moynihan

Ho cominciato la mia conversazione con il monsignore indicatomi dal Cardinal Gagnon dopo la sua morte nell'agosto del 2007. Questa conversazione ebbe luogo sul finire del 2007.

"Sono rimasto molto rattristato dalla morte del Cardinal Gagnon" dissi.

"Si, anch'io" disse il monsignore. "E' stato un valido servo della Chiesa. Ha sofferto molto."

"Lo conoscevo", dissi. "Mi ha sempre aiutato, specialmente agli inizi".

"Era un uomo gentile".

E quindi abbiamo cominciato la nostra solita conversazione sullo stato della Chiesa, le ultime notizie dal Vaticano e così via. La nostra conversazione si è così concentrata naturalmente sulla pubblicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007, che promuoveva un più ampio uso del rito antico della Messa.

"Sono confuso" dissi.

"Perchè?" fece lui.

"L'intera questione. Ciò che è accaduto nel Concilio Vaticano II, la Costituzione sulla Liturgia, la Commissione stabilita per rivedere la Messa, Monsignor Bugnini... ed ora, 40 anni dopo, sembriamo ancora in uno stato di confusione. Sembra come se tutte le cose che consideravamo sacre - tutte le cose che amavamo - fossero state calpestate."

"Tu sei troppo cupo" disse, facendo ondeggiare le mani come a voler respingere le mie conclusioni. "Si, molte cose sono state calpestate, ma l'essenziale rimane. Non si è perso il cuore."

"L'essenziale rimane? Si guardi intorno. Abbiamo alcuni che non si interessano affatto ad alcuna tradizione, guardano la 'Chiesa Antica' con senso di colpa e farebbero di tutto per non tornare indietro. E abbiamo molti tradizionalisti che sembrano focalizzarsi soltanto sulle cose esteriori - e ciò talvolta somiglia ad una idolatria del rituale..."

"Non la vedo così in bianco e nero. Stai tralasciando del tutto gli individui, tutti i loro atti di sacrificio, il loro buon umore, le loro preghiere. Sei caduto nella trappola. Nella battaglia per la verità, non dimenticare la grazia. Ricorda c'è Dio, lo Spirito Santo, la Vergine..."

"Ma perchè così tanti sembrano indifferenti?".

"Alcuni non hanno un'opinione, alcuni sono persuasi che la Chiesa doveva essere cambiata. Alcuni semplicemente hanno seguito la marea. Alcuni sono motivati dal denaro. E poi ci sono quelli che servono altri padroni. Questo era il caso di Bugnini..."

Così cominciammo. Non per ciò che disse, visto che si tratta di una antica accusa, ma per il modo in cui lo disse, come se fosse una cosa fuori discussione e ormai assodata.

"Naturalmente, ho udito di ciò" dissi, "ma perchè lei lo dice così schiettamente, come se ne fosse certo? Pensavo fosse solo un'accusa?"

"E' certo" mi disse "almeno certo come lo sono le cose di questo mondo. Lui si recò ad un incontro dal Segretario di Stato con la sua valigetta. Era il 1975. Più tardi quella sera, quando tutti erano andati a casa, un monsignore trovò la valigetta che Bugnini aveva lasciato. Il monsignore decise di aprirla per vedere chi ne fosse il proprietario. E quando la aprì, trovò lettere indirizzate a Bugnini definito 'fratello', da parte del Gran Maestro della Massoneria Italiana..."

"Ma è possibile che queste lettere fossero dei falsi?" domandai. "Qualcuno poteva aver aperto la valigetta, visto che era di Bugnini, e quindi infilatoci le lettere false, per diffamarlo?"

"Beh, teoricamente, suppongo che sia possibile. Ma Paolo VI, almeno, non lo pensava. Quando gli fu portata questa prova, giunse alla conclusione che Bugnini dovesse essere rimosso immediatamente dal suo posto. Così Bugnini fu nominato nunzio apostolico in Iran. Dopo più di 25 anni alla guida della riforma liturgica fu licenziato bruscamente e inviato in una nazione in cui non ci sono affatto cattolici. Era una forma di esilio."

"Ciò è davvero triste".

"No," disse, "è davvero umano... E oggi, 35 anni dopo, appartiene al passato. E' qualcosa per cui non possiamo fare nulla."

"Ma se è realmente vero," dissi "allora Paolo VI avrebbe potuto approvare la Nuova Messa sotto false pretese, così com'era? Ciò non avrebbe dobuto sollevare domande sull'intera riforma liturgica? E perchè allora Paolo VI non risalì all'intera commissione preparatoria, se credeva che quanto lei mi sta dicendo fosse vero?"

"Guardi, " disse il monsignore "non è importante quante sconfitte subisca la Chiesa, non è importante quanti tradimenti, ma che ci sia sempre la speranza..."

"Ma le perdite sono immani" dissi, "è come se il nostro legame col passato fosse stato interrotto..."

"No!". Mi guardò con fierezza: "Tu stesso sei la prova che questo legame non è stato rotto. E lo sono anch'io. E ti dico che anche se dovessi cadere e tradire la fede, e anche se dovessi farlo io, ed anche se tutti nel mondo dovessero cadere, la Chiesa non sarebbe sconfitta. Essa prevarrà! Non praevalebunt!"

E lo guardai meravigliato per la sua fede. Ma non gli domandai ancora del dossier Gagnon....

 

 

Vaticano II e massoneria parte 3/6 Don Curzio Nitoglia

 

Vaticano II e massoneria parte 4/6 Don Curzio Nitoglia

 

 

Nome in codice: Buan

Fonte web

Mons. Annibale BugniniMonsignor Annibale Bugnini, di cui potete trovare informazioni biografiche su Provincia Romana e su Wikipedia, fu nominato da papa Paolo VI segretario della Commissione per la Liturgia per il Concilio Vaticano II. Questo cruciale evento prese avvio nel 1962 sotto il pontificato di Giovanni XXIII e terminò nel 1965 sotto Paolo VI. I risultati furono tanto imponenti quanto radicali su molti aspetti: da riforma che riguardava inizialmente più gli aspetti formali della dottrina e la modernizzazione della Chiesa, si trasformò in una riforma che mutava passaggi fondamentali della liturgia stravolgendone spesso il significato.

Un video documentario che tratta questo punto è per esempio “Ciò che abbiamo perso”, che offre ancora spunti interessanti sebbene un po’ datato e dal taglio molto tradizionalista, visibile in streaming con RealPlayer.

Protagonista del Concilio fu proprio Mons. Bugnini, che apportò le modifiche principali alla liturgia definendo le “linee-guida” per il nuovo rito della Messa, da cui scaturì il Missale Romanum del 1969 (Novus Ordo Missae, Nuovo Ordinario della Messa), che è la riforma vera e propria della liturgia, sempre pubblicata da papa Paolo VI.
Non si tratta, come spesso si dice, di soli cambiamenti di forma, per esempio l’abbandono del latino e l’adozione delle lingue nazionali, ma anche di riforme sostanziali del rito, tra cui l’avvicinamento alle idee protestanti con l’abolizione o la modifica di varie frasi-chiave del rito eucaristico, per cui il dogma della transustanziazione, caposaldo della messa cattolica, diviene qualcosa di evanescente e “interpretabile”: da qui il decentramento del tabernacolo (che conserva le ostie consacrate e quindi sottolinea la presenza reale di Cristo in mezzo ai fedeli), tolto dalla posizione centrale e relegato sempre più ai margini della chiesa. Le chiese post-conciliari sono riconoscibili anche per questo aspetto, oltre che per un ambiguo concetto di “creatività architettonica”.

Chiesa post-conciliare (Irlanda)Una disamina della nuova liturgia post-conciliare è il “Breve esame critico del Novus Ordo Missae” presentato a Paolo VI dai cardinali Ottaviani e Bacci, respinto dall’allora Prefetto della Fede, cardinale Seper.

Durante i lavori della Commissione Liturgica, diversi gruppi esternarono le proprie rimostranze (tra questi per esempio la Fraternità San Pio X fondata da Marcel Lefebvre, i cui sacerdoti furono poi sospesi dalle loro funzioni): essi criticavano in particolare le eccessive concessioni al Protestantesimo in nome dell’ecumenismo e il divieto di celebrare la messa secondo l’antico rito tridentino, in vigore fino al Concilio Vaticano II.

Ma torniamo a mons. Annibale Bugnini e al suo ruolo di promotore della riforma liturgica.

La sua vicenda si intreccia strettamente con quella del Concilio, perciò ho deciso di spendere due parole su di esso e far capire cosa vi fosse in gioco.

E qui inizia anche la parte più nebulosa di tutta la faccenda. Cerchiamo quindi di chiarirne i punti principali seguendo un ordine cronologico.

Mons. GagnonSecondo quanto affermato in “Via col vento in Vaticano”, fra il 31 maggio e il 1 giugno del 1974 un voluminoso dossier sulla presenza massonica in Vaticano viene rubato dalla scrivania di mons. Mester, collaboratore dell’autore del dossier, il cardinale Gagnon.
Mons. Gagnon non si perde d’animo: riscrive di suo pugno l’intero dossier e chiede udienza. Non gli viene accordata.

E’ l’estate del 1975 quando Mino Pecorelli, affiliato alla P2, pubblica sulla rivista “Osservatorio Politico” la fotografia di un assegno, con tanto di matrice, del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Lino Salvini. L’assegno è in favore di Annibale Bugnini.
Lo stesso Mino Pecorelli riporterà in seguito gli estremi dell’affiliazione di Bugnini al GOI: iniziato il 23 aprile 1963 con il numero 1365/75 e il nome in codice BUAN.
Consiglio questa pagina web per approfondire i ruoli dei prelati presenti sulla “lista Pecorelli” e le oscure vicende che le fecero seguito.

Nell’aprile del 1976 lo scrittore cattolico Tito Casini pubblica un articolo in cui sostiene che Paolo VI avrebbe ricevuto informazioni sull’affiliazione di Bugnini alla massoneria. Queste accuse emergono all’indomani dell’allontanamento di Bugnini dal Vaticano, essendo stato da poco nominato nunzio apostolico in Iran.

Bisogna aspettare fino a ottobre del 1976 per una smentita da parte del Vaticano, dopo che a giugno altri cento prelati vengono accusati di far parte della massoneria (la “lista Pecorelli” compare sulla rivista Panorama).

Lino SalviniPassano quindici anni. Siamo nel 1991: la rivista “30 Giorni” pubblica un articolo a firma di Andrea Tornielli e riporta due lettere che, si dice, vennero trovate in una valigetta lasciata in Vaticano da mons. Bugnini: la prima lettera, datata 14 luglio 1964, comincia con “Caro Buan” e sarebbe a firma del G.M. Salvini; la seconda invece, del 2 luglio 1967, sarebbe dello stesso Bugnini.
Il Gran Maestro della massoneria italiana espliciterebbe il compito affidato al monsignore di “diffondere la de-cristianizzazione tramite la confusione dei riti e dei linguaggi” e di “mettere vescovi e cardinali l’un contro l’altro”. La lettera continua dichiarando che “tutto deve avere luogo entro un periodo di 10 anni” e sottolinea: “la Babele linguistica e rituale sarà la nostra vittoria”.
La lettera di risposta di mons. Bugnini rassicurerebbe sul fatto che “la de-sacralizzazione prosegue rapidamente” e annuncia: “possiamo già cantar vittoria, poiché la lingua volgare è già sovrana in tutta la liturgia, incluse le parti essenziali”. La lettera proseguirebbe ringraziando per i fondi ricevuti e auspicando un incontro a breve.
Le lettere, fotocopie prive di intestazione, si possono leggere in inglese e in portoghese sul sito Tradition in action.

(....)

Quello che dunque è molto più grave è altro: che la massoneria possa aver influenzato la riforma liturgica, tramite Bugnini. Di seguito riporto buona parte di un articolo dell’ottimo vaticanista Sandro Magister:  (Fonte web)

"Tra il papa e il massone non c'è comunione Ieri guardinghe aperture e vescovi simpatizzanti... Ma ora con Giovanni Paolo II e col cardinale Ratzinger è un'altra musica … Perché non sempre è stata questa l'impressione. Nel 1978, l'ufficiale "Rivista massonica" salutò Paolo VI, morto quell'anno, come il primo papa «non nemico». Negli anni Sessanta e Settanta, sullo slancio del disgelo del Concilio Vaticano II, tra la Chiesa e la massoneria era stato un gran dialogare. E anche un gran sussurrare.

Si vociferava di cardinali e illustri prelati di curia segretamente affiliati alle logge. Circolavano copie delle loro presunte tessere. Ancor oggi, nel chiacchieratissimo pamphlet "Via col vento in Vaticano" uscito lo scorso febbraio per la penna di anonimi monsignori, un intero capitolo è dedicato al «fumo di Satana» delle infiltrazioni massoniche tra i magnati di curia. E di due il pamphlet fa nome e cognome. Il primo è Annibale Bugnini, il regista della riforma liturgica postconcicliare, finito nunzio in Iran una volta ultimata la sua opera di «distruzione del rito antico della messa» e ivi morto, secondo il libello, «di morte naturale procurata» dai suoi stessi caporioni di loggia. Il secondo è Sebastiano Baggio, influentissimo cardinale dell'era di papa Giovanni Battista Montini. Aveva il potere di nominare i vescovi in tutto il mondo «e quindi di promuovere le carriere dei suoi confratelli occulti».

Il gran maestro dell'epoca, Giordano GamberiniE nei due conclavi del 1978 corse come papabile. Di certo, in quel ventennio d'oro del dialogo tra Chiesa e massoneria, erano massoni e cattolici conclamati i fratelli d'affari dello Ior, la banca vaticana, Michele Sindona e Roberto Calvi. Era massone e cattolico Umberto Ortolani, intimo factotum del cardinale progressista Giacomo Lercaro. Oggi il Grande Oriente li rinnega tutti: facevano parte, sostiene, d'un ramo degenere della massoneria, quello della loggia Propaganda 2 di Licio Gelli. Nella sua recente intervista, il gran maestro Raffi si fa vanto d'aver espulso dall'ordine, «per contiguità con Gelli», lo stesso gran maestro legittimo dell'epoca, Giordano Gamberini. Ma proprio Gamberini era l'uomo con cui la Chiesa s'era messa in quegli anni a dialogare in segreto. Lo stile degli incontri era un po' carbonaro. Al primo di quelli semiufficiali, l'11 aprile 1969, ad Ariccia nel convento del Divin Maestro, sedevano da una parte il gran maestro Gamberini, il suo aggiunto Roberto Ascarelli e lo storico Augusto Comba. E dall'altra il salesiano Vincenzo Miano, vicecapo del segretariato vaticano per i non credenti, il paolino Rosario Esposito e il gesuita della "Civiltà Cattolica" Giovanni Caprile.

Racconta oggi padre Esposito, l'unico di questi tre ancora in vita: «Per la cena a capotavola c'era il Gamberini, che intonò il Padre nostro, poi, stando tutti ancora in piedi, prese un pane, lo spezzò e lo offrì al padre Caprile dicendo: "Il massone spezza il pane col gesuita". Tutti ci scambiammo il medesimo rito, condividendo una gioiosa fraternità». Gli alfieri del dialogo si ammantavano dell'autorità di papa Giovanni XXIII, che da nunzio a Parigi aveva benedetto in segreto la doppia appartenenza alla massoneria e al cattolicissimo ordine di Malta di un barone suo amico, Yves Marsaudon. Poi c'era stato il Concilio Vaticano II, con la richiesta esplicita, sostenuta in aula dall'ultraprogressista vescovo di Cuernavaca, Sergio Mendez Arceo, di revocare la scomunica ai massoni. E poi erano cominciate le strette di mano pubbliche tra capi della massoneria e cardinaloni di peso: gli americani Richard Cushing, Terence Cooke, John Cody e John Joseph Krol, l'austriaco Franz König, l'olandese Bernard Alfrink, i francesi Maurice Feltin, Francois Marty e Roger Etchegaray, il cileno Raúl Silva Henriquez, i brasiliani Aloisio Lorscheider e Paulo Evaristo Arns, insomma quasi tutti i capifila dell'ala progressista conciliare. In Italia, agli incontri successivi a quello di Ariccia parteciparono i vescovi Dante Bernini, di Albano, e Alberto Ablondi, di Livorno. In Vaticano, a tirare le fila era il cardinale prefetto dell'ex Sant'Uffizio, il croato Franjo Seper. Dall'alto, Paolo VI tutto sapeva e benediceva.

Anche il Card. Casaroli era nella lista PecorelliRevocare la scomunica non era impresa facile. A partire dal primo documento di condanna della massoneria, quello di Clemente XII nel 1738, era stato tutto uno scoccare di fulmini. Padre Esposito ne ha inventariati più di tremila, con il culmine toccato dal codice di diritto canonico del 1917, che comminava la scomunica ipso facto a coloro che semplicemente «danno il nome alla setta massonica». Ma batti e ribatti, l'ora della riconciliazione sembrava vicina. Nel 1968, i vescovi della Scandinavia decisero di non chiedere più l'abiura ai massoni che si facevano cattolici. E nel 1974 il cardinale Seper, in una lettera al cardinale Krol resa pubblica da quest'ultimo, spiegò che la scomunica doveva essere intesa operante solo per quei cattolici iscritti alle massonerie «che veramente cospirano contro la Chiesa». Come dire mai, dissero in coro compunti i capi delle logge di tutti i paesi, compresi quelli di più accanita tradizione antiecclesiastica. Mancava solo che il nuovo codice di diritto canonico, in preparazione, sancisse la svolta pacificatrice. La Congregazione per la dottrina della fede aveva chiesto due volte un parere riservato ai vescovi.

E il gesuita Caprile, che ebbe accesso alle segretissime risposte, constatò che quasi tutti chiedevano la cancellazione della scomunica, qua e là con elogi persino entusiastici dello spirito massonico. Senonché nel 1978 divenne papa Karol Wojtyla. E di colpo calò il gelo. Il primo effetto lo si vide in Germania. Anche lì i dialoganti s'erano dati da fare, con fior di teologi come Herbert Vorgrimler e Stephanus Pfurtner. E la conferenza episcopale aveva messo all'opera nel 1974 una commissione per accertare la compatibilità tra la fede cristiana e l'appartenenza massonica. Ma a Monaco di Baviera era intanto diventato arcivescovo uno spirito rigido e risoluto, Joseph Ratzinger, che il nuovo papa avrebbe presto chiamato a Roma al posto di Seper, come suo prefetto di dottrina. E di punto in bianco i dialoganti si trovarono congedati, la questione la prese in mano il vescovo di Augsburg, Joseph Stimpfle, un vero mastino, e nel 1980 l'episcopato tedesco scrisse la parola fine ribadendo «l'opposizione fondamentale e insuperabile» tra la massoneria e la Chiesa. Ma la gelata più tremenda fu il nuovo codice di diritto canonico, promulgato il 25 gennaio 1983. Il nuovo canone 1374 così predica: «Chi dà il nome a una associazione che complotta contro la Chiesa sia punito con una giusta pena; chi poi tale associazione promuove o dirige sia punito con l'interdetto».

Sparita la parola massoneria, sparita la parola scomunica... Alt. Provvide il cardinale Ratzinger, con la controfirma del papa, a fugare le illusioni e a dare l'unica interpretazione autorizzata del canone. Il giorno stesso dell'entrata in vigore del nuovo codice, sentenziò inappellabilmente che: primo, la condanna della massoneria resta immutata; secondo, i cattolici che appartengono a una loggia sono in stato di peccato grave e non possono fare la comunione; terzo, non sono ammesse deroghe. Per i filomassoni di parte cattolica, i tempi si sono quindi fatti duri, sotto l'impero del binomio Wojtyla-Ratzinger, inflessibili nell'avversare ogni relativismo. Tenace ma sempre più solo, padre Esposito continua a sfornare i suoi libri e articoli e a tenere conferenze di loggia in loggia.

Il giornalista Pecorelli autore della pubblicazione della Lista dei Prelati iscritti alla MassoneriaMa l'editore deve andare a cercarselo sulla sponda laica: come Nardini, con cui ha pubblicato proprio quest'anno "Chiesa e massoneria. Un Dna comune", primo di una coppia di volumi sulle concordanze tra l'una e l'altra. Altri hanno ripiegato. Come il vescovo ieri di Crotone e oggi di Cosenza, Giuseppe Agostino, pezzo grosso della Cei, che negli anni del dialogo frequentava gli uomini di loggia ma nel 1996 mandò su tutte le furie l'allora gran maestro Gaito vietando ai massoni di far da padrini ai battesimi e alle cresime, al pari di mafiosi, criminali e usurai. Gaito se ne lamentò col quotidiano della Cei, "Avvenire". E questo lo ripagò rincarando la dose. Dipingendo la massoneria come «struttura iniziatica, gerarchica e segreta», con a capo «superiori invisibili», tesa a irretire e a macchinare, predicante all'esterno una vaga «religione dell'uomo», ma professante in segreto, ai gradi alti, «un umanesimo nichilista, in pratica un antiumanesimo dai cieli chiusi».

Anche "La Civiltà Cattolica" ha richiuso gli spiragli aperti anni fa da padre Caprile. Nel suo editoriale di metà giugno ha ammesso che «negli scorsi decenni la Chiesa ha permesso una non breve esperienza di dialogo tra studiosi cattolici e dignitari massonici». Ma per concludere che quel dialogo s'era rivelato un inganno. Perché il criterio con cui si muovono i capi massoni quando si rivolgono alla Chiesa è: «quello che è mio è mio, quello che è tuo è negoziabile». Criterio inaccettabile. La Chiesa ha verità assolute, che discendono da Dio e quindi non possono essere in alcun modo discusse. Raffi, il gran maestro in carica del Grande Oriente d'Italia, forte di 554 logge e di 13 mila iscritti molti dei quali, dice, cattolici, non si arrende: «Se la Chiesa ritiene di perseverare in questa posizione cercheremo di farle cambiare idea. Mi piacerebbe molto coinvolgere un cardinal Ersilio Tonini». Ma anche vescovi presunti candidati al dialogo gli danno delusioni. Da Ivrea, Luigi Bettazzi ha invitato la massoneria a tenere piuttosto un suo Concilio e a farsi trasparente. «Dovrei constatare che un suggerimento del genere arriva da un'istituzione piramidale e non certo democratica come la Chiesa», ha replicato gelido Raffi. Giubileo o no, davvero impensabile che facciano presto pace" (http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7167 )

 

 

Vaticano II e massoneria parte 5/6 Don Curzio Nitoglia

 

Vaticano II e massoneria parte 6/6 Don Curzio Nitoglia

 

 

SUL "MASSONE" BUGNINI

Fonte web

La notizia della certa affiliazione di Bugnini alla Massoneria, emersa da Inside the Vatican, sta suscitando nella rete diffidenze e interrogativi. Anzitutto quelli di persone esperte che non hanno mancato di evidenziare la "debolezza" della "tesi della valigetta". Sono in molti infatti a domandarsi come fosse possibile che dei monsignori affermati se ne andassero in giro per il Vaticano con delle lettere firmate dal Gran Maestro della Massoneria Italiana. Ebbene qui si rendono necessarie due precisazioni. Anzitutto sul caso Bugnini ed il suo esilio in Iran. La tesi di "Via col vento in Vaticano" pare sia la più probabile e documentata:

Generale dell'Arma Enrico Mino"All'epoca postconciliare del Vaticano II, molti indagarono a fondo per appurare da dove potesse provenire l'ordine di sconquassare le antichissime tradizioni liturgiche, patrimonio intoccabile della Chiesa, le cui radici secolari prendevano origine fin dai tempi apostolici e questi dall'Antico Testamento del popolo eletto. Seguirono le mosse dell'artefice principale di gran parte delle rimanipolazioni liturgiche, l'arcivescovo Annibale Bugnini, segretario del Dipartimento pontificio per il culto divino.

Dopo lunghi pedinamenti e appostamenti, le tracce portavano nei pressi del Gianicolo verso la sede massonica del Grande Oriente d'Italia a palazzo Il Vascello. Risultò che l'Annibale s'era messo a disposizione del gran maestro, che gli passava un assegno mensile molto sostanzioso; uno di questi assegni fu fotografato e pubblicato su una nota rivista nell'estate del 1975. Nell'ottobre seguente, trafiletti di stampa avverticano che Bugnini era scomparso dalla scena di curia e nessuno sapeva dove s'era andato a rintanare. La speditezza con cui monsignor Bugnini era stato dalla sera alla mattina defenestrato dal suo incarico, voleva essere una lezione di cinismo diplomatico e anche un esempio di nevrosi politica.

I prelati massoni della curia tenevano i due congregati Bugnini e Baggio (quest'ultimo allora prefetto del dicastero dei vescovi) al riparo dall'ira di Paolo VI, informato dai servizi segreti di massima sicurezza al comando del generale dell'Arma Enrico Mino, circa un complotto ai suoi danni. Sbollita l'ira montiniana, il 4 gennaio dell'anno appresso Bugnini si ritrovò spedito nunzio in Iran, dove rimase fino a luglio 1982, quando morì di morte naturale procurata.

Monsignor Bugnini aveva espletato alla perfezione il compito affidatogli dal grande architetto dell'universo massonico, satana, sulla deflorazione della sacra liturgia. Uscito ormai allo scoperto, il prolungamento della sua esistenza sarebbe stato d'impiccio e d'impaccio a sè e all'ordine, che in circostanze del genere ha facoltà di decidere al riguardo, stando al giuramento che ogni apprendista massone fa quando entra nel primo grado della 'luce' iniziatica."(pp.210-211).

Ecco spiegata la storia! Nell'estate 1975 la rivista dell'affiliato alla P2, Mino Pecorelli, OP (Osservatorio Politico), pubblica la foto di un assegno del gran maestro Salvini a Bugnini, con tanto di matrice. Non è così difficile riscontrarne l'autenticità. D'altra parte per "convertire" un arcivescovo alla massoneria servono delle buone ragioni e il denaro è un'ottima ragione!

Così la questione delle lettere potremmo definirla un corollario, delle prove suppletive a conferma di un fatto ormai assodato. D'altra parte che quelle lettere siano in fotocopia non vuol dir nulla. Stando a chi le ha viste in quelle occasioni esse provenivano direttamente da una "Loggia Massonica", erano più probabilmente lettere d'archivio del GOI. Perchè scrivere delle lettere del genere? La ragione è logica.

Se voi foste il gran maestro del GOI e riusciste a far affiliare un importante vescovo, vorreste prima di tutto renderlo vostro complice. Avreste la necessità di legarlo a voi in maniera esplicita e palese. Quelle lettere servivano a ciò. Ed infatti sono state la concausa della naturale "epurazione" di Bugnini. Ma per restare ai nostri giorni anche nel caso Wielgus è emersa una simile attitudine della Polizia Segreta che dopo aver adescato il sacerdote mantenne un canale di scambio di informazioni scritte e firmate da lui, all'origine delle sue dimissioni. Notate poi quanto afferma Mons. Marinelli (il ghost writer di Via col vento...): Bugnini sarebbe morto di "morte naturale procurata", ovvero sarebbe stato assassinato dai suoi "fratelli" per evitare che una sua "conversione" o un suo "pentimento" lo rendessero in grado di spiattellare l'incredibile architettura della riforma liturgica.

A margine di questa vicenda francamente mi stupisce come ancora oggi fatti di una tale evidenza possano esser messi in discussione o accantonati con sarcastico scetticismo. Nè d'altra parte è accettabile pensare che le infiltrazioni allogene di questo stampo non possano mai intaccare la Chiesa - tanto c'è il buon Gesù! -. Gesù non ci ha fatti incapaci di discernere il grano da loglio, non ha parlato a dei minus habentes, ma a uomini di retta coscienza e retta distinzione del bene dal male, quindi ha parlato a uomini che hanno responsabilità. E la rinuncia dell'uomo alla responsabilità di creare chiese che in realtà sono templi massonici o riti impastati con materiale allogeno, comporta una colpa nei confronti di Cristo, una colpa collettiva!

Credo inoltre che dopo 40 anni i danni ci siano eccome e sono danni materiali e spirituali sotto gli occhi di tutti. Chiudersi nel pietismo caritatevole e monotono del "tutto va bene, madama la marchesa" lo reputo un modo un po' cinico di allontanare dalla propria considerazione episodi che meriterebbero la massima attenzione e che rischiano ancora - se esaminati correttamente - di assumere proporzioni colossali in ambito liturgico, dottrinale ed ecclesiale.

 

 

APPROFONDIMENTO

 

INTERVISTA DEL CANONICO ANDREA ROSE NEL QUADRO

DI UNO STUDIO STORICO SULLA RIFORMA LITURGICA

Andrea Rose è stato consultore nel " Consilium ad exequendam constitutionem de sacra liturgia ", l’organo preposto all’applicazione della costituzione conciliare sulla liturgia (Sacrosanctum Concilium), il cui segretario era mons. Annibale Bugnini. Quando a questo Consilum subentrò la Congregazione per il Culto Divino, il canonico Rose venne chiamato a farne parte come consultore. Egli collaborò alla revisione dei libri liturgici per l’Ufficio Divino, nonché alla definizione delle nuove letture bibliche, delle nuove orazioni e dei nuovi prefazi della Messa. Non si riconobbe mai nelle posizioni " tradizionaliste ", quindi le sue osservazioni non possono essere considerate come dettate da una visione particolare.

 

LA MASSONERIA ALLA CONQUISTA DELLA CHIESA

In queste pagine non ci proponiamo di provare la veridicità, nome per nome, della famosa lista di prelati massoni pubblicata il 12 settembre 1978 dal giornalista Mino Pecorelli in seguito a molteplici altre liste che erano già trapelate sulla stampa. Infatti, come escludere che Pecorelli, che era un piduista, o comunque vicinissimo a Lido Gelli, Venerabile della più famosa e famigerata Loggia massonica italiana, possa avere inserito dei nomi per confondere le acque o danneggiare qualche avversario? Certo, come meglio vedremo, c'è il significativo riscontro della lista di Panorama, del 10 agosto 1976. Ma anche questo elemento di per sé non è conclusivo. Anche personaggi fortemente indiziati di affiliazione massonica potrebbero in realtà non essere iscritti alla sètta, ma solo idealmente molto prossimi alle sue posizioni. Proprio per questa ragione abbiamo ritenuto opportuno non riprodurre per intero l'elenco apparso su Osservatore Politico ritenendo che le posizioni individuali vadano valutate caso per caso. Quello che invece ci preme dimostrare è la generale attendibilità della lista pecorelliana, sintomo di una penetrazione della Massoneria nelle più alte gerarchie ecclesiastiche così profonda da generare il dubbio che quella sètta si sia praticamente impadronita del timone di quella Chiesa cattolica che, nel segreto delle sue Logge, da secoli aveva giurato di distruggere, e che la stia pilotando verso gli scogli di un disastroso naufragio da cui solo la mano potente di Dio potrà salvarla.