CRISI ECONOMICA E NUOVO
ORDINE MONDIALE
OBAMA, LO ZUCCHERINO DI CHI COMANDA VERAMENTE?
(a cura di Claudio Prandini)
Molti cittadini, a livello internazionale, continuano ad interrogarsi sul perché di certi eventi - come l’ultimo crollo dei mercati finanziari internazionali - senza trovare risposta ai propri interrogativi. E’ pensiero comune che vi sia una non capacità da parte dei governi di gestire l’Economia e la Politica delle nazioni. Ma non è così. All’origine di ogni scandalo economico o politico, alla base di qualsiasi dissesto nazionale, vi è un’organismo - il CFR appunto - che muove i fili di un disegno mondiale che da oltre 80 anni decide le sorti, le evoluzioni ed i drammi del Pianeta. Ma nessuno ne parla. Nessuno dei media pilotati dagli stessi personaggi membri del CFR, spiegherà questa situazione, che rimarrà un ombra nel dubbio di qualche persona che ritiene che ci debba essere un’altra realtà possibile allo scempio internazionale che stiamo vivendo ormai da decenni. Tutto è opera di un progetto. Di un disegno. Di un’intenzione a controllare il Mondo dalla postazione più alta possibile dei vertici internazionali. Se vi aspettavate di poter temere una terza guerra mondiale, od una nuova era di regimi totalitaristici, tirate un sospiro: siamo oltre qualsiasi stato di regime totalitarista e di qualsiasi guerra combattuta con armi visibili. Il Sistema, da sempre, controlla e gestisce le nostre esistenze. L’unico modo per provare a salvarsi, come sempre, è la buona Informazione. Per non cadere sotto i colpi di una ignoranza imposta come regola di vita, al fine di sottomettere le masse al controllo estremo dell’esistenza umana. |
INTRODUZIONE
CFR e Brookings decidono
la "strategia" di Obama
Il Presidente eletto Barack Obama riceverà gli ordini operativi dal Council on Foreign Relations e dal Brookings Institute, così ammette la United Press International |
da "InfoWar" - 07 dicembre 2008
Non potevano
sbattertelo di più in faccia: "la cronaca di CFR-Brookings svela la strategia
mediorientale di Obama," così recita un titolo sul sito web di United Press
International. In altre parole, il CFR [ Council on Foreign Relations, ndt ],
ed il pensatoio liberal del Brookings Institute stanno distribuendo il ruolino
di marcia di Obama sotto forma di comunicazioni pubbliche.
"Ci sono svariati motivi per prendere seriamente questi consigli," riferisce
la UPI. "Primo, il Brookings Institute è stato per oltre mezzo secolo il
pensatoio che ha influenzato maggiormente e più profondamente le amministrazioni
Democratiche, soprattutto in politica estera."
Ci puoi scommettere che questi "consigli" di Brookings-CFR (veri e propri ordini
di marcia), saranno presi sul serio. Di fatto, sono le uniche indicazioni sul
tavolo.
Poco viene detto del CFR, i Rockefeller controllano la cabala del governo
mondiale che ha guidato la politica estera americana fin dall'inizio del secolo
scorso. ll CFR è stato fondato dagli stessi "ragazzi" - J.P. Morgan, John D.
Rockefeller, Paul Warberger, Otto Kahn, e Jacob Schiff - che ci hanno dato la
Federal Reserve e l'attuale "crisi" economica" cioè nient'altro che l'ennesima
programmata rapina perpetrata dalle banche, su scala globale.
Ancora una volta, ci viene detto che dobbiamo interessarci al tema della "pace"
Arabo-israeliana. E' un gioco malato nel quale i globalizzatori cercano di
sfruttare questo tema per portare avanti il loro "riappacificare " (= fare la
guerra), ed il loro programma di "promozione della democrazia" (leggasi :
mettere le nazioni nelle mani dei banchieri criminali [ nell'originale banksters,
crasi fra bankers e gangsters, ndt ], perchè li saccheggino).
A tale scopo, i neocons sono fuori gioco mentre sono della partita i neolib(erali)
tipo Strobe Talbott e Dennis Ross.
Lo stesso vale per Kenneth Pollack, che dirige il Saban Center of Middle East
Policy presso il Brookings. Se pensate che i Palestinesi gli daranno una sincera
stretta di mano, ripensateci : Haim Saban è un magnate dei media israeliani che
ha orgogliosamente dichiarato "Sono un ragazzo con un solo interesse, ed il mio
solo interesse è Israele."
Saban ha personalmente reclutato Martin Indyk, ex funzionario
dell'amministrazione Clinton ed ex direttore delegato alla ricerca nell'AIPAC,
come Saban, il direttore del centro.
"La rete dei neocon, piccola ma fittamente ed eccezionalmente organizzata, che
ha influenzato con una presa stretta l'elaborazione delle politiche americane
nel Medio-oriente per tutta la durata dell'amministrazione Bush, sta per essere
scagliata negli inferi."
Però, un'occhiata alla lista dei membri del CFR mostra una notevole
sovrapposizione con dei neocon e con dei neocon importanti, quali Elliot Abrams,
Robert Kagan, Douglas Feith, Zalmar Khalilzad, Irving Kristol, Francis Fukuyama,
e Max Boot, che è un membro anziano. In pratica, non c'è nessuna differenza : la
politica estera USA è il nome dato ad un gioco di squadra che si gioca fra due
fazioni selezionate entrambi dalla elite dominante. Le regole di base e gli
obiettivi sono perciò immutabili.
"Anche la forza della personalità darà un'accelerazione alla diplomazia del
pacificare. Fonti dalla ristretta cerchia attorno alla Senatrice Hillary Clinton
hanno chiarito che è ansiosa, quale segretario di stato, di portare a termine il
lavoro che suo marito, il Presidente Bill Clinton, aveva iniziato con la sua
entusiastica adesione al settennale processo di pace di Oslo, che si arrestò
nel 2000 col secondo summit di Camp David."
Naturalmente, fu un arresto programmato. Grazie agli Accordi di Oslo è infatti
aumentato il numero dei coloni israeliani - sulla Sponda Ovest ed a Gaza sono
passati da 110.000 a 195.000 - ed ha portato alla annessione di Gerusalemme Est.
Sotto Oslo, le autorità di Israele confiscarono 35.000 acri di terre arabe per
costruire strade ed insediamenti. Il "piano di pace" messo a punto dal CFR
funzionò alla perfezione per i globalizzatori ed i loro amichetti di Israele : a
metà 2000, più di un Palestinese su cinque aveva un tenore di vita inferiore ai
2,10 dollari USA al giorno, ed alla fine del 2000 la disoccupazione aveva
raggiunto il 40%.
"Durante gli anni di Oslo, Washington h adato ad Israele più di 3.000.000.000,00
$ all'anno in aiuti e 4 miliardi nell'anno finanziario 2000, l'anno con maggiori
finanziamenti eccetto il 1979," scrive Stephen R. Shalom .
"Di tali aiuti, la quota destinata ai militari era di 1,8 miliardi di dollari
l'anno, e più di 3 miliardi nell'anno finanziario 2000, due terzi più alto che
mai."
Hillary Clinton finirà il lavoro - forse nel senso che finirà i Palestinesi - un
lavoro progettato dai suoi burattinai del CFR e di Brookings.
Anche Dennis Ross sta leggendo attentamente il copione. Abbandonato il governo
nel 2001, egli ha infatti raggiunto il filoisraeliano Washington Institute for
Near Est Policy. WINEP è associato al Jaffee Center for Strategic Studies presso
l'Università di Tel Aviv ed il suo direttore era lo scomparso General Maggiore
Aharon Yariv, ex ministro del governo israeliano e direttore dei servizi
segreti. Ad ogni modo, WINEP è poca cosa se paragonato con l'American Enterprise
Institute, la Brookings Institution, il Center for Security Policy, il Foreign
Policy Research Institute, la Heritage Foundation, l'Hudson Institute, l'Institute
for Foreign Policy Analysis, ed il Jewish Institute for National Security
Affairs, tutti impegnati a segnare la politica estera americana quando si tratta
di medioriente.
"La maggior parte della relazione però, si riferisce all'Iran, ed anche qui
segue lo stesso approccio concettuale generale e strategico che applica al
conflitto arabo-israeliano," prosegue la UPI. "La relazione suggerisce una
"iniziativa diplomatica ampia mirante a coinvolgere il più pervicace nemico
degli Stati Uniti nel medioriente," e suggerisce che l'approccio "dovrebbe
includere colloqui incondizionati e diretti con l'Iran" nello sforzo di indurre
la nazione islamica a fermare lo sviluppo di "armi nucleari e missili a lungo
raggio in grado di trasportarle."
Questo nonostante l' AIEA e numerosi esperti abbiano ripetutamente dichiarato
che non c'è prova che l'Iran stia sviluppando armi nucleari. "Non ho ricevuto la
minima informativa su di una concreta attività di un programma di sviluppo di
armi atomiche in corso attualmente," così ha detto alla CNN lo scorso ottobre
Mohamed ElBaradei Direttore Generale dell'AIEA.
Rimanendo nei parametri specificati dal Trattato di Non-proliferazione Nucleare
[ NPT, in inglese, ndt ], l'Iran ha tutto il diritto di sviluppare un programma
di energia nucleare. L'Iran ha firmato l' NPT ed ha aperto le sue strutture
nucleari agli ispettori internazionali, mentre Israele non lo ha fatto; in
effetti ci sono regole speciali che si applicano al cliente Stato di Israele e
che non si applicano agli Arabi ed all'Iran, ma niente di tutto ciò è citato
nella relazione di quei globalizzatori del CFR-Brookings.
"Le raccomandazioni politiche relative all'Iran, contenute nella relazione,
daranno ad Obama anche la copertura politica per implementare la sua famosa
campagna retorica - per la quale è stato in parte punito - a favore del
coinvolgere i capi della Repubblica Islamica dell'Iran senza dettare
precondizioni."
Gli fornisce anche la copertura politica per bombardare sonoramente l'Iran dopo
che questo preteso dialogo "senza precondizioni" sarà fallito, come quasi
certamente sarà, perchè gli Iraniani sono determinati nel voler portare avanti
il loro programma per l'energia nucleare e si opporranno ai tentativi di negare
loro i diritti garantiti dall' NPT. "La probabilità che questo approccio possa
effettivamente indurre i mullah di Teheran a cambiare direzione, appare
trascurabile," ammette la relazione del CFR-Brookings.
"La squadra di politica estera di Obama ed il pensatoio liberal costituito per
occuparsene, entreranno in carica pieni di energia, fiducia e buone intenzioni,
ma i piani della storia sono contro di loro, " così conclude la UPI. Johnson,
Carter e Clinton, ci viene detto nello stile favolistico tipico della narrazione
storica americana, hanno fallito nel portare la pace in Medioriente.
In effetti, questa non è che una ennesima favoletta da far bere alla gente. Il
piano del CFR per il Medioriente andrà avanti come programmato, con lo scopo di
ammorbidire la zona per la dominazione dei globalizzatori - nel gergo doppio
degli unomondisti questo viene detto 'diffondere la democrazia' - le nazioni
devono venir spaccate e violentemente balcanizzate e le loro culture ed
organizzazioni sociali devono essere distrutte dalla diplomazia alle bombe ad
alta penetrazione ed all'uranio impoverito.
Israele, in questo progetto, rimane un avamposto per conto terzi.
Dovrebbe essere evidente anche per l'Obamofilo più sfegatato che non c'è
differenza fra l'amministrazione Bush e l'entrante amministrazione Obama. Ancora
una volta, questi bambocci ubbidienti sono facilmente sgamabili e pagheranno il
prezzo dopo che gli uomini del CFR e di Brooking si saranno installati
solidamente alla Casa Bianca, soprattutto con un Congresso democratico
compiacente.
Per finire, non è un'esagerazione dire che il famoso "cambiamento" di Obama non
è altro che un mettere del rossetto ad un maiale.
Sforzi di governo mondiale
Maurizio Blondet - 08 aprile 2009
Parola di Henry Kissinger sulla crisi
economica: Obama «avrà il compito di sviluppare una strategia d’insieme per
l’America in questo periodo, un periodo in cui davvero può essere creato un
nuovo ordine mondiale. E’ una fantastica opportunità, non soltanto una crisi».
Le previsioni di Kissinger, membro storico della organizzazione mondialista per
eccellenza – il Council on Foreign Relations dei Rockefeller (CFR) – di rado
restano sogni vuoti. Il Council si è preparato attivamente per trasformare la
crisi in opportunità.
Il primo maggio 2008 ha dato vita ad un nuovo programma, intitolato «The
International Institutions and global governance Program» (Le istitutizioni
internazionali e il programma di governo mondiale, in sigla IIGG) il cui scopo
dichiarato è «valutare i meccanismi esistenti di governance regionale e
mondiale». Il programma è sotto l‘egida di David Rockefeller. Ha ricevuto un
finanziamento iniziale di 6 milioni di dollari, «una delle più alte sovvenzioni
nella storia del Council» (1).
Il programma passa in rassegna numerosi «problemi globali» che a suo dire
esigono un sistema di «governance globale»: ovviamente sono «il terrorismo», i
«problemi ambientali», la questione energetica, l’economia mondiale.
«Per ognuno di questi settori», si legge, «il programma (di Rockefeller)
esaminerà se il quadro più promettente di governo è una organizzazione formale
ad adesione universale (ad esempio le Nazioni Unite), un’organizzazione
regionale o sub-regionale, o una coalizione più stretta informale di Paesi che
condividono la stessa visione».
E’ una vera e propria indicazione delle strategie perseguite storicamente dai
gruppi oligarchici: coalizioni «informali» di alti esponenti del business
bancario e industriale, e di politici, sindacalisti e giornalisti da loro
selezionati, operando dietro le quinte, hanno condotto alla progressiva
formazione dell’Unione Europea – che viene citata espressamente nel documento
come modello di «riconcettualizzazione (sic) della sovranità nazionale».
In questo senso, il CFR vede gli Stati Uniti come un ostacolo: «Pochi Paesi sono
stati altrettanto sensibili alla loro libertà d’azione o gelosi di conservare le
loro prerogative sovrane». In particolare, la separazione dei poteri iscritta
nella costituzione, e il Congresso, rappresentano altrettante difficoltà a che
gli USA assumano «nuovi obblighi internazionali». La prima «protegge la
sovranità nazionale contro tutto ciò che è percepito come intrusione da parte di
istituzioni internazionali». E il Congresso, «può alzare una voce critica alla
ratifica di trattati e all’accettazione di istituzioni mondiali».
Ma queste «complicazioni» stanno per essere spazzate via dalla crisi più
gigantesca della storia contemporanea. L’egemonia USA, e la sua coscienza di sè
come «eccezione liberale», sta crollando; il dollaro come moneta di riserva
mondiale sta implodendo. E’ la grande «opportunità».
Come si configura l’opportunità? Sotto forma della creazione di una moneta di
riserva mondiale sintetica e sottratta alla sovranità di qualunque nazione.
Esattamente come l’euro.
Già il primo grande storico del CFR, Carrol Quigley della Georgetown University,
aveva scritto nel suo fondamentale «Tragedy and Hope» (1966) che le famiglie
bancarie internazionali e i politici al loro servizio intendevano il mondialismo
come «la creazione di un sistema mondiale di controllo finanziario in mani
private, capace di dominare il sistema politico di ogni Paese e l’economia del
mondo nel suo insieme (...) controllata in modo feudale dalle Banche Centrali
del mondo operanti di concerto, in base ad accordi segreti presi durante
frequenti incontri privati».
Ovviamente, chi controlla la moneta controlla i destini di uno Stato, qualunque
partito sia al governo.
«Il controllo della moneta e del credito (in mani private, ndr) è un colpo
portato al cuore stesso della sovranità nazionale», come disse un presidente
della Bank of America, A.W. Clausen. Chi controllasse una moneta mondiale
sintetica, controllerebbe i destini del mondo.
Lo scopo del Council on Foreign Relations non è, in questo senso, mai cambiato
dall’anno della fondazione, risalente alla prima guerra mondiale. Come ha detto
il contrammiraglio Chester Ward, che ha fatto parte del CFR e se n’è allontanato
quando vi ha visto una minaccia all’indipendenza nazionale USA: «Una cricca di
membri internazionali in senso al CFR comprende i banchieri internazionali di
Wall Street, e i loro agenti nei posti-chiave... Vogliono prima di tutto il
monopolio bancario mondiale, qualunque sia la potenza che si arroghi il
conrtollo del governo mondiale».
Quegli stessi centri di potere che hanno provocato il disastro che tutti ci
travolge, stanno strumentalizzando il collasso per governare il mondo, senza
controllo democratico. Le resistenze e le «complicazioni» alla cessione di
sovranità non sono invincibili, come questi gruppi hanno appreso dalla questione
europea. Già nel 2007 Robert Mundell, uno dei «padri dell’euro», ha dichiarato:
«La riforma monetaria internazionale diventa abitualmente possibile in risposta
a un bisogno sentito e alla minaccia della crisi mondiale».
La crisi mondiale è qui, e il G-20 di Londra – accogliendo apparentemente una
proposta cinese – ha autorizzato il Fondo Monetario ad emettere 250 miliardi di
dollari di Diritti Speciali di Prelievo. La cifra è piccola, ma fu un piccolo
passo verso la UE anche la creazione della CECA (Comunità del Carbone e
Acciaio), che sottrasse l’area carbonifera-siderurgica della Ruhr alla sovranità
tedesca e francese. Anche nel caso dei diritti di prelievo, si tratta della
prima moneta sintetica emessa da un ente sovrannazionale, insindacabile.
L’inizio di «una struttura di riserva monetaria mondiale per rimpiazzare il
sistema instabile basato sul dollaro», come ha ammesso il gruppo di studio
creato a questo scopo in seno all’ONU.
Secondo la AFP, che ha riportato le intenzioni di tale gruppo di studio,
«emissioni regolari o ciclicamente adattate alla quantità delle riserve
accumulate (dal FMI) potranno contribuire alla stabilità mondiale, alla potenza
economica e all’equità».
Si noti qui l’uso della lingua di legno che siamo abituati a sentire da un
insider come Padoa Schioppa: anche lui parla continuamente di «stabilità,
prosperità, equità». Sono le espressioni propagandistiche con cui le oligarchie
internazionali, e le loro nomenklature, alludono alla loro presa del potere.
In questo senso, è molto indicativo il fatto che il ministro al Tesoro di Obama,
Tim Geithner si sia detto «aperto» ad una moneta di riserva mondiale secondo la
proposta cinese (e russa); ciò è parso un «lapsus linguae» (ed ha fatto crollare
il dollaro e le Borse), ma Geithner, che è stato fino a ieri presidente della
Federal Reserve di New York (la «Banca Centrale» USA è composta di 12 Riserve
Federali, di proprietà privata), aveva già in quella sede premuto per un nuovo
sistema bancario centrale globale, e precisamente dopo aver partecipato alla
riunione del Bilderberg del 2008. Più tardi, Geithner ha spiegato la sua
«apertura» precisando che era favorevole a una moneta mondiale «nel quadro di
una cornice più vasta di governo mondiale».
Anche la politica di Bernanke di creazione monetaria illimitata, ormai criticata
come dissennata da più parti (2), può avere un senso come tattica per
precipitare il governo mondiale: la FED ha lasciato espandere all’inverosimile
un sistema di «generazione del credito» non solo del tutto privato ma del tutto
de-regolato – attraverso la «securitization» dei debiti creata dalle banche USA
– con operazioni clandestine, fuori-bilancio, che hanno reso impossibile alla
FED di controllare la creazione di (pseudo) moneta. Forse questa tattica era
voluta?
Oggi la FED sta sostanzialmente cercando di salvare le «securities» (le
obbligazioni e i suoi derivati) pompando dollari creati dal nulla. Il tutto,
senza esigere le dimissioni dei responsabili miliardari, mentre il governo Obama
si rifiuta di varare una regolamentazione mondiale del sistema bancario ombra.
Evidentemente, è anche una forma di ripudio del debito.
Gli USA hanno già ripudiato il debito nel 1933, quando Roosevelt svincolò il
dollaro dal gold standard; ma allora l’America non era un Paese indebitato,
dipendente per sopravvivere dai prestiti dei suoi partner commerciali, Cina e
Giappone. Il rischio, oggi, è la sparizione pura e semplice del dollaro, la
volatilizzazione del suo valore.
E’ una linea dissennnata, o di un progetto? La vaporizzazione del dollaro
renderebbe inevitabile e urgente la «moneta mondiale» del Fondo Monetario.
Addirittura rivelatrice una intervista (3) rilasciata da Etienne Davignon, uno
dei membri fondatori del Bilderberg, 77 anni, miliardario e capo del colosso
belga dell’energia Suez-Tractebel. Davignon è stato anche uno dei fondatori
della Unione Europea negli anni '60; negli anni '80 è stato commissario
all'industria della UE. Oggi, dichiara con molta flemma che non c'è fretta a
regolamentare le banche; ci vorranno «altri 18-24 mesi prima che i pieni effetti
della restrizione del credito diventino chiari». Ci saranno molti altri incontri
come il G-20, aggiunge Davignon, «che saranno importanti per ciò che diranno i
media; saranno una quantità di chiacchiere mentre tutto peggiora? O forse è
l’inizio della presa di coscienza che il mondo non sarà più lo stesso e dobbiamo
fare qualcosa per questo».
Insomma, l’esponente del Bilderberg (il consesso si riunirà a giugno) si augura
o prepara una politica del tanto peggio: attendere finchè la crisi si aggravi
tanto, da costringere gli Stati a rinunciare a quel che resta della loro
sovranità, sotto l’urgenza del disastro sociale.
Come ogni membro del Bilderberg, a Davignon preme dire che le soluzioni
sanzionali non bastano: «La regolamentazione nazionale del settore finanziario è
stata un disastro. Guardate l’Irlanda. Guardate l’Islanda». La BCE, profetizza,
sarà autorizzata (dal Bilderberg?) ad emettere «euro-titoli», ossia Buoni del
Tesoro sovrannazionali (ancorchè non esista un Tesoro europeo) garantiti dai 16
Paesi dell’euro-zona; ciò, assicura, «non renderà più caro il costo
dell’indebitamento per le altre 11 nazioni». La Commissione Europea rilasserà le
regole che limitano i debiti pubblici degli Stati membri. Ma l’importante è
scongiurare il protezionismo, «è totalmente inaccettabile». Una maggiore
integrazione dell’Europa diventerà – profetizza – «irresistibile fra qualche
tempo», anche se «singoli Stati» sceglieranno di starne fuori.
Insomma, il Bilderberg farà la sua parte per la creazione del governo mondiale,
agendo – come detta il CFR – su «un’organizzazione regionale, o una coalizione
più stretta informale di Paesi che condividono la stessa visione».
Davignon nota con soddisfazione il montare di sentimenti di rivolta in Europa:
«La gente sente confusamente che c’è un cambiamento nell’aria. Ma nessun governo
soddisferà le reazioni popolari. La gente diventa sempre più cinica e senza
fiducia verso chiunque abbia responsabilità. Contro il settore del business, per
via degli eccessi finanziari. Ma anche la Chiesa è scomparsa. La reazione
popolare è la conseguenza del fatto che una quantità di punti di riferimento
tradizionali sono scomparsi. La gente cerca un punto di riferimento».
Interessante l’allusione alla Chiesa ridotta all’ombra di se stessa. Davignon
ritiene che la moneta unica globale, e il governo delle nomenklature
sovrannazionali, potrà fornire il «riferimento» sostitutivo?
La moneta sintetica sovrannazionale metterà nelle mani di questi signori il
potere di annullare le libertà, attraverso il potere di affamare: «La Bestia
(..) si adoperava a che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, schiavi e
liberi, fosse impresso un marchio sulla mano destra o sulla fronte, in modo che
nessuno potesse vendere nè comprare, se non coloro che portavano il marchio,
cioè il nome della Bestia, o il numero del suo nome».
--------------------
1) Daniel Taylor, «Council on Foreign Relations (CFR) Unveils Global Governance
Agenda», Global Research, 31 marzo 2009.
2) Si veda ad esempio Mike Whitney, «Bernanke's Financial Rescue Plan: The
growing prospect of a U.S. default», Global Research, 6 aprile 2009. E anche
Hossein Askari Noureddine Krichene, «G-20 makes it worse», Asia Times, 8 aprile
2009.
3) Andrew Rettman, «Jury's out' on future of Europe, EU doyen says», EuObserver,
16 marzo 2009. Da notare che Obama si è circondato di uomini del Bilderberg: lo
sono Larry Summers, Tim Geithner, Paul Volcker, oltre che i diplomatici Richard
Hoolbroke e Dennis Ross. Ultimo acquisto, Kathleen Sebelius, nominata da Obama
segretaria per la Sanità.
GLI STATI UNITI E IL C.F.R.
Potere magico e politico sembrano
collegarsi più spesso di quanto si creda; manifestazioni di un connubio, lontano
dai canoni intesi dalla gente comune, che pare derivare dalla linfa di remoti
esoterismi. Ci si potrebbe chiedere: qual è il ruolo delle società segrete nei
vari Governi? Vi sono esoterismi che delineano gli scenari del mondo? Col "Nuovo
Ordine Mondiale", definizione coniata dall’ex presidente americano Geoge Bush,
si vuole realizzare un occulto disegno?
Prima di cercare di dare risposta a questi interrogativi occorre, però,
rispondere alla domanda: "Chi dirige la politica estera americana?". La
maggioranza della gente risponderebbe: "Il presidente degli Stati Uniti".
William Cleon Skousen non era però affatto d’accordo con questa risposta. Ma chi
era William Cleon Skousen? Un docente universitario della Brigham Young
University, ex agente dell’FBI e scrittore; autore, tra l’altro, del libro Il
capitalista nudo (traduz. italiana a cura di S. Vaselli, Roma 1978)
La risposta esatta alla domanda, per Skousen, è: "il Council on Foreign
Relations (CFR)". "Il CFR fu fondato nel 1921, con finanziamento della famiglia
Rockefeller. Vi partecipavano 650 membri, ‘il Gotha del mondo degli affari
americano’, ricorda lo storico Robert Divine" (Maurizio Blondet, Complotti - I
fili invisibili del mondo - I. Stati Uniti, Gran Bretagna, Il Minotauro, Milano,
II ediz., 1995, pag. 98).
Il CFR fu costituito a Parigi "da Edward Mandell House (il ‘colonnello‘ House),
eminenza grigia che accompagnò il presidente Wilson alla Conferenza per la Pace,
quando nella capitale francese si intrecciava la guerra diplomatica fra le
nazioni vincitrici del primo conflitto mondiale. Dalla Conferenza scaturirono il
Trattato di Versailles, che poneva i presupposti di una nuova conflagrazione nel
cuore dell’Europa, la Società delle Nazioni, incarnante l’idea di una specie di
governo mondiale federativo, poi ripresa con l’Organizzazione delle Nazioni
Unite, e il CFR, organismo molto più umbratile, costituito dietro le quinte
della Conferenza, ma destinato a un’azione di lunga durata e di notevole
incidenza nella storia contemporanea" (Gianni Vannoni, Le società segrete,
Sansoni Editore, Firenze 1985).
Ecco il proseguo degli eventi: "Nel 1948, uomini del CFR furono molto attivi
nell’entourage di Harry Dexter White, il funzionario del Tesoro che, a Bretton
Wood, pose le basi per creare il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca
Mondiale: i due gendarmi finanziari del progetto sovranazionale. (...). Già dal
‘43, del resto, gli uomini del CFR nel governo americano avevano cominciato a
covare un altro uovo fatale. Riuniti in un’informale Agenda Group, stabilirono
che occorreva un organismo sovranazionale per
«evitare le forme
convenzionali di imperialismo».
Ciò a cui si pensava era, ovviamente, una forma di imperialismo
«non-convenzionale»,
estesa al pianeta. «Le
tirannie possono aver bisogno di un vasto spazio vitale»,
aveva spiegato su Life del febbraio 1941 Henry R. Luce, membro del CFR:
«Ma la libertà richiede
e richiederà uno spazio vitale molto più vasto della Tirannia».
Fu rielaborata una vecchia idea del finanziere Bernard Baruch: la creazione di
una Società delle Nazioni ("Nazioni Unite") a cui affidare, almeno nelle
intenzioni, porzioni sempre più ampie della sovranità degli Stati-membri. Il
governo mondiale futuro" (Maurizio Blondet, Complotti - I fili invisibili del
mondo - I..., cit.).
Il "Council of Foreign Relations (CFR)" fu fondato nel 1921. Di grande interesse
è sapere che i fratelli Rockefeller ne sarebbero stati i maggiori finanziatori
e, nel 1922, secondo Blondet, hanno fornito "100 mila dollari, sui 650 mila del
bilancio visibile del CFR". Ecco, sempre secondo Blondet, una parte della lista
dei finanziatori: "American Express, American Security Bank, Archer Daniel
Midland Foundation, Cargill Inc., Chase Manhattan Bank, Coca Cola C., Coopers &
Librand, Elf Aquitane, Exxon Corp., Finmeccanica S.p.a., General Electric
Foundation, General Motors Corp., Hill & Knowlton, ITT Corp., Johnson & Johnson,
Levi Strauss Fdt., Manufacturers Honover Trust, McKinsey, Mobil, PepsiCo, RJR
Nabisco, Salomon Inc., Shearson Lehman Brothers, Smithkline Beecham Corp., Volvo
Usa, Young & Rubicam" (Ibid.).
Del CFR farebbe parte anche (l'ex) Presidente degli Stati Uniti Clinton,
infatti, "già molto tempo prima del catastrofico attentato al palazzo federale
Alfred P. Murrah di Oklaoma City (Per conoscere gli antefatti dell’attentato
vedi il mio libro, Esoterismi del XX secolo, Ediz. Segno, Udine 1996, pagg.
24-26. N.d.A), USA, il 19 Aprile 1995, e la successiva frenesia intorno ai
gruppi della ‘milizia’, una cosa era chiara. - scrive Gerald A. Carroll - (L'ex)
Presidente Bill Clinton e molti dei suoi colleghi - insieme ad alcune delle
personalità più in vista dell’ambiente dei media a livello mondiale - avevano
una cosa in comune: l’appartenenza al Consiglio per le Relazioni con l’Estero,
Council on Foreign Relations (CFR). Clinton (e ora anche Barack Obama, ndr)
viene aggregato come membro del CFR dal Segretario di Stato Warren Christopher,
dal Generale Colin Powell, già Capo di Stato Maggiore del Pentagono, e dal
finanziere David Rockefeller. Inoltre, alcune fra le più ricche e brillanti
celebrità del mondo dei media costellano il firmamento del CFR..." ("Nexus",
ediz. italiana, n. 3, Gennaio-Febbraio 1996, pag. 23).
Eppure la stragrande maggioranza della persone non sa neppure che esiste il CFR
ed ancora meno è a conoscenza della storia equivoca di tale organizzazione. E’
incredibile il gran numero di importanti personalità politiche che sarebbero
coinvolte, sebbene "Alla pagina 4 della Relazione annuale 1993 del CFR, si legge
la seguente affermazione: «Il
CFR non ha alcuna affiliazione col Governo degli Stati Uniti...».
Una definizione più accurata della succitata affermazione potrebbe essere:
"...non ha alcuna affiliazione ‘ufficiale’ col Governo degli Stati Uniti", ...
(...). E’ opportuno che un tale potere finanziario e governativo sia
monopolizzato da una singola organizzazione? E chi sta dietro il CFR?..." ("Nexus",
ediz. italiana, n. 3, cit.).
Il fatto, forse, più sorprendente è che "il CFR... non sarebbe altro che
l’emanazione più esterna di una società segreta che affonda le sue radici
nell’Inghilterra vittoriana, e precisamente nell’ambiente oxoniano raccoltosi
intorno a John Ruskin, affascinante personalità di critico estetico, riformatore
sociale e profeta politico, percorsa da una vena di romantica follia,
predicante... «Il
mio scopo costante è stato quello di mostrare l’eterna superiorità di alcuni
uomini su altri»..."
(Gianni Vannoni, Le società segrete, cit.).
Ci informa, a tal riguardo, Maurizio Blondet che: "John Ruskin, alla fine
dell’800, entusiasmava la gioventù aristocratica predicando la superiorità anche
razziale della casta signorile britannica, a cui come ‘vero Israele’ era offerto
il dominio del mondo: una missione morale, poiché il mondo andava incivilito
estendendo ad esso, volente o nolente, i benefici del superiore umanesimo
britannico" (Maurizio Blondet, Complotti - I fili invisibili del mondo - I..,
cit.).
A proposito del termine «vero
Israele», Arnold
Toynbee spiega: "Fra i protestanti di lingua inglese si trovano ancora alcuni
fondamentalisti che si reputano «il
popolo eletto»
nel senso letterale del termine, quale viene usato dal Vecchio Testamento.
Questo ‘Israele Britannico’ fa fiduciosamente risalire il suo ceppo fisico alle
scomparse Dieci Tribù" (Arnold Toynbee, Panorami della storia, Mondadori, Milano
1954, vol. II).
Vannoni, sulle origini del CFR, racconta:
"Nel 1891 un gruppo di discepoli oxoniani... - tra i quali spicca l’energico
uomo d’azione e di affari Cecil Rhodes, fondatore della Rodesia - avrebbero
costituito una società segreta... (...). …di cui non si conosce il nome (nome
che forse, per maggiore segretezza, si evitò addirittura di coniare)... (...).
Alla fine della prima guerra mondiale, quando è ormai chiaro che gli Stati Uniti
sono destinati ad assumere una importanza sempre più grande nel concerto
mondiale, il gruppo americano della Round Table (una cerchia esterna alla
società segreta, organizzata da lord Alfred Milner, ndA) offre la piattaforma
per la creazione del Council on Foreign Relations, delineato nei colloqui
anglo-americani di Parigi, che assume il compito di contrastare la tendenza
isolazionistica dell’opinione pubblica e indirizzare la politica estera del
governo statunitense nel senso voluto dalla società segreta, nel senso cioè di
una affermazione planetaria della razza anglosassone" (Gianni Vannoni, Le
società segrete, cit.). (....)
Numerosi esoterismi, si è visto, si agitano, in un fitto reticolo di correnti
incrociate, misteriose catene iniziatiche, tutte, sostenitrici
dell’instaurazione di un Governo Mondiale. Ci si può chiedere, a questo punto,
quali sono i reali rapporti tra politica, potere finanziario ed esoterismo e
quanto questi connubi sono significativi, particolarmente, nel nostro secolo. La
cultura e i miti ambigui del New Age, certamente, hanno una, non poco
trascurabile, influenza nella nostra società e nell’instaurazione del Nuovo
Ordine Mondiale. A proposito del New Age, in America Latina, le sue ideologie
sono diffuse, attraverso stampati e conferenze, dalla Fondazione Rockefeller.
Obama. una creatura del CFR?
La Rivoluzione Colorata di Obama:
i presidenti cambiano gli uomini
che contano no
Ma allora, la fine dell’Amministrazione Bush e l’ascesa di Obama segnano una fine delle guerre, un ritorno della ragionevolezza sul ponte di comando del pianeta dopo anni di follia ideologica? Obama significa forse pace, speranza, cambiamento, nuovo corso? A sentire certe parole pacate di Zbignew Brzezinski, sembrerebbe di sì. Brzezinski, eminente politologo, profondo conoscitore di strategia e analisi internazionale, membro di lungo corso del Council on Foreign Relations (CFR) e della Commissione Trilaterale, è uno dei padri della politica del nuovo espansionismo imperiale nordamericano, con ruoli di primo piano ricoperti nell’Amministrazione Carter.
Oggi Brzezinski è un omaggiato consigliere di Barack Obama, il quale pende dalle sue labbra per riconfigurare la leadership mondiale degli USA post-Bush. All’ascoltare Brzezinski, molti si sentono rassicurati per via della sua radicale critica delle politiche neocon, quando rimprovera l’assurdità della Guerra al Terrorismo. E sebbene nessuno colga accenti gandhiani nelle parole di Brzezinski, non sia mai!, quando dice che con la Russia bisogna tornare alla "negotiation" le lancette sembrano di colpo allontanarsi dalla mezzanotte nucleare. Dopo un sonno di otto anni, la ragione sembra risvegliarsi allontanando i mostri. Ma è davvero così? Ascoltiamo l’intervista rilasciata dal vecchio Zbig a David Frost, conduttore di “Frost On The World” su Al Jazeera International, e ci rassicuriamo un po’.
Frost over the World - Zbigniew Brzezinski - 10 Oct 08
A sentire un altro politologo statunitense, Webster Griffin Tarpley, sembrerebbe invece di no, che Obama proprio non significa pace, ma guerre più grandi e catastrofiche, e proprio perché subirebbe in toto l’influenza di Brzezinski. Uno scenario terribile che qui cercheremo di comprendere e criticare.
Webster Griffin Tarpley è un giornalista investigativo statunitense. Si occupa da sempre di terrorismo internazionale, dei lati terribili e poco noti della dinastia Bush, del narcotraffico gestito ai piani alti dallo spionaggio statunitense. Ha scritto dei fatti dell’11 settembre 2001 puntando la sua attenzione sulle decine di esercitazioni militari e di sicurezza a ridosso degli attentati. Tarpley a suo tempo aveva seguito da vicino il caso di Aldo Moro, quando nel 1978 coordinò una commissione indipendente d'inchiesta sostenuta dal parlamentare democristiano Giuseppe Zamberletti, con risultati molto diversi dalle inchieste ufficiali.Tarpley osserva dunque il fenomeno Obama, e lo guarda attraverso la lente di Brzezinski, definito come il puparo della “marionetta” Barack. «Dietro Obama e peggio dei Neocon: il Clan Brzezinski» era il titolo di una conferenza tenuta da Tarpley all’inizio del 2008: tanto per non fare giri di parole, e giusto per puntare senza dubbi su un cavallo vincente. Nelle tecniche elettorali adottate da Obama in USA, Tarpley riconosceva gli stessi metodi spregiudicati, raffinati e “sovversivi” delle “rivoluzioni colorate” attuate in vari paesi post-sovietici. Non che in Hillary Clinton scorgesse chissà che metodi cristallini: in lei vedeva una fazione perdente dell’oligarchia che tentava di vincere le primarie con frodi e voti elettronici taroccati.
In cosa si riscontrava l’impronta delle rivoluzioni colorate? Retorica alata, ideali generici e nebulosi, industrie culturali mobilitate in una gigantesca opera egemonica di “soft power”. Il tutto per occultare lo stesso obiettivo di fondo delle altre rivoluzioni colorate, ossia colpire duramente qualsiasi grande potenza che dovesse emergere nella scacchiera eurasiatica. La Russia prima di tutto. Dietro le tranquillizzanti e piatte utopie di Obama – per Tarpley - c’è la catastrofe di un confronto militare con la Russia. Altro che le “negotiation” prospettate da Brzezinski.
Tarpley osservava che la prima vittoria del senatore Obama nei caucus dello Iowa si era incentrata su quella stessa esasperazione organizzativa delle tecniche di persuasione usate nelle rivoluzioni colorate di marca CIA. Gli ingredienti c’erano tutti: figuranti e truppe cammellate, uso massiccio e integrato dei media, attivisti dotati di mezzi immensi, simboli, slogan, falsi sondaggi, e un oratore sufficientemente demagogo. In Iowa la tempesta di falsi sondaggi portò a un torpore mentale dei media su Obama e a una proclamazione prematura della sua conquista della nomination del partito democratico.
A dispetto dell’enfasi di Obama sulle donazioni popolari alla sua campagna presidenziale, i super-ricchi non gli hanno lesinato finanziamenti. Il «Wall Street Journal» notava che l’altro candidato democratico John Edwards era il più temuto dalla superclasse dei miliardari. A Obama arrivavano viceversa milioni di dollari dalla superbanca Goldman Sachs, dice Tarpley.
Tarpley prova a spiegare la freddezza di Obama sulle questioni dell’Iraq e dell’Iran, che invece appassionavano i guerrafondai neoconservatori e la lobby filoisraeliana fino a Hillary Clinton. Come mai il senatore afroamericano, che pure voleva il ritiro dall’Iraq e non dichiarava indisponibilità a un tavolo negoziale con l’Iran, si dichiarava invece a favore del bombardamento di vaste zone del Pakistan, un alleato di lunga data degli USA, fra lo sconcerto di Hillary e altri candidati? Così come si dichiarava favorevole a un massiccio aumento dell’intervento in Afghanistan.
Tarpley nota che uno dei progetti eurasiatici più importanti studiati dall’intelligence anglo-americana è una sorta di soluzione jugoslava per il Pakistan, da smembrare lungo le molte linee etniche. Un Pakistan spezzettato finirebbe molto più difficilmente in blocco nell’orbita di Pechino, l’avversario strategico di medio periodo di Washington. Un piano alla Brzezinski insomma, affine al metodo da lui usato trent’anni prima per destabilizzare l’Afghanistan e attrarre l’URSS in una trappola fatale.
Si racconta che Winston Churchill, da Ministro delle Colonie, si era vantato di aver inventato la Giordania durante una cena di plenipotenziari. Oggi si potrebbe pianificare la distruzione di uno Stato più popoloso dell’intera Russia, il Pakistan, con altrettanta scioltezza, e con effetti presumibilmente devastanti. Obama ha un’idea di questo tipo? Le sue dichiarazioni non autorizzano questo tipo di speculazione, che si appoggia solo su congetture suggestive ma non documentate.
In ogni caso le riflessioni di Tarpley si sono concentrate su Barack Obama, tanto che nel 2008 ha scritto ben due libri critici sul nuovo presidente degli Stati Uniti: il pamphlet “Obama: The Postmodern Coup” (“Obama: il golpe postmoderno”, NdT) e la prima sua ‘biografia non autorizzata’: “Obama: The Unauthorized Biography”. Secondo Tarpley, c’è molto fumo e poca investigazione sulle origini di Obama e sul suo ambiente di riferimento. A rinvangare gli anni della formazione di Barack Obama, Tarpley scopre una cosa importante. Obama si è laureato con Zbigniew Brzezinski. La sua tesi di laurea verteva sullo smantellamento dell'arsenale atomico sovietico. Nemmeno nei giorni dell’Obamamania i media più influenti hanno trovato il modo di scavare su questo fatto.
Quel che sappiamo è che Obama aveva speso parole di sentita gratitudine e fiducia verso Brzezinski, con solennità pubblica.
Obama: I've learned an immense amount from Dr. Brzezinski
Tarpley prova a scavare sull’argomento, tanto da analizzare le biografie di altre figure vicine a Obama. Da questa rassegna ricava la certezza che Obama sia vincolato alla Commissione Trilaterale (fondata dallo stesso Brzezinski) e a circoli politici ed economici molto elitari. Nel frattempo il "culto" di Obama fa conto su discorsi estremamente generici, caratterizzati da formule vaghe ripetute a oltranza (da “Yes We Can” a “Change”), saturabili da qualsiasi camaleontismo. Intanto che masse di giovani sono confluite nel gregge di questo ispirato pastore, perdureranno le infrastrutture del potere costituzionale deviato predisposte negli anni di Bush, come il Patriot Act. Quanto di quel sistema è disposto a smantellare Obama, a parte la vetrina della vergogna di Guantanamo? Tarpley dà per scontato che Obama non si priverà degli strumenti anticostituzionali e li userà in combinazione con il “soft power” per una sorta di fascismo soffice. Per ora, tuttavia, tutto questo è solo una “soffice congettura” di Tarpley.La base carismatica del consenso a Obama, insieme alla sua genericità multiuso, nel contesto di una crisi economica di massima portata e di un sistema ormai sempre più portato allo “stato d’eccezione”, può condurre secondo Tarpley a una catastrofe mondiale sotto la guida dei soliti poteri forti.
La funzione della presidenza Obama per
Tarpley è stata programmata per dare piena copertura politica a un vasto piano
strategico di gittata planetaria:
1) restaurare il “soft power” statunitense, con un’immagine di paese pacifico, di faro democratico, di luogo di accoglienza e tolleranza capace di far dimenticare il disastro Bush;
2) disgregare le potenze emerse (e riemerse) della Cina e della Russia.
A parere di Tarpley, il metodo Brzezinski, in questo caso, porterebbe a ricacciare indietro i cinesi dalla presa che si sono conquistati ultimamente sulle risorse africane, petrolifere e non. Mentre già in Congo, in Sudan e in Zimbabwe, ma non solo, una parte delle gravi tensioni e delle guerre si collega già alla dialettica USA-Cina, la presidenza di Obama l’Africano potrebbe spostare l’ago della bilancia. Una sconfitta della Cina in Africa porterebbe costringere Pechino a cercarsi le risorse in Russia. Ne conseguirebbero tensioni molto forti fra le due potenze eurasiatiche e l’affondamento della Shanghai Cooperation Organization.
Lungi dall’attaccare l’Iran, come avrebbero fatto i neocon e come potrebbe fare ancora Israele, la 'marionetta di Brzezinski', nell’ottica di Tarpley, cercherebbe un accordo con Teheran – magari concedendogli un aumento della sua influenza in una parte dell’Iraq (come già in parte avviene) – fino a ricomprendere l’Iran in un’alleanza antirussa e anticinese.
Sono conclusioni troppo precise per poter essere estrapolate dal rapporto fra Obama e Brzezinski. E le possibili ipotesi si perdono nella complessità imprevedibile degli intrecci geopolitici. Questo è un campo per doppi e tripli giochi. Pensate che il programma nucleare civile iraniano – l’oggetto della disputa più controversa degli ultimi anni – è finanziato per quattro milioni di dollari anche dal Dipartimento dell’energia statunitense, come ha scoperto con raccapriccio la CNN.
Lou dobbs U.S helping fund Iran nukes
La preoccupazione di Tarpley è che un confronto militare con due potenze che il nucleare militare ce l’hanno davvero, la Cina e la Russia (per non parlare dei rischi legati al nucleare del Pakistan), porterebbe a una vera catastrofe. Se Tarpley avesse ragione, tutte le recenti dichiarazioni di quelli che considera i pupari di Obama, i maggiorenti del CFR e della Commissione Trilaterale (da Brzezinski alla Albright, dal vicepresidente eletto Biden a Colin Powell), vanno letti in una luce ancora più minacciosa. Il crescendo di allarmi giornalistici sull’imminenza di grossi eventi terroristici che testerebbero subito l’azione di Obama prefigura uno scenario di guerra.
In realtà non si possono fare processi alle intenzioni. E la realtà - che nel frattempo ha galoppato come non mai, in questo 2008 accelerato - non fa sconti ai grandi progetti imperiali, erosi come sono da problemi materiali ed economici senza precedenti. Possiamo dire ad esempio che il G8 è morto, e che ormai si ragiona in termini di G20. Così come possiamo dire che Cina e Russia hanno basi materiali e sponde diplomatiche abbastanza solide da rafforzare la loro capacità dissuasiva verso nuove avventure imperiali, nel momento in cui si è innescata una crisi colossale degli Stati Uniti. Persino Berlusconi ha fiutato l’aria di una forte preoccupazione europea che vuole impedire la deriva di una nuova corsa al riarmo in una fase così delicata, e ha anticipato un no ai sistemi antimissile americani nell’Est Europa.
Lo Studio Ovale della Casa Bianca è al centro di spinte e intrecci complessi. Molte mani tireranno la giacchetta di Barack Obama per forzarlo a compiere certi atti anziché altri, ad anticipare certi tempi sul calendario dei grandi progetti imperiali. Tuttavia la clessidra si è rotta, è scesa molta sabbia che ormai modella le dune di un nuovo paesaggio cangiante. Quella di Obama sarà un’attraversata nel deserto, fra miraggi, oasi, predoni e terre promesse. Si scriverà la Storia, ma non ha senso scriverla prima che accada, tantomeno sulla base di presentimenti.
Chi è che muove realmente gli
ingranaggi dell'economia?
Crisi Economica e Nuovo
Ordine Mondiale
Crisi economica
Dopo 314 anni dalla nascita del
Signoraggio moderno (ufficialmente dalla nascita della Banca
d’Inghilterra, luglio 1694), la globalizzazione delle merci, dei mercati e delle
finanze è giunta all’oste per pagare il conto. Un conto estremamente salato!
Grazie al Signoraggio bancario che letteralmente svuota le casse di Governi e
Stati indebitandoli; grazie alla finanza creativa e speculativa, edge-fund,
future, mutui subprime, ecc. il sistema economico è in profonda e irreversibile
crisi.
Una crisi sistemica che riguarda tutto il mondo occidentale industrializzato, e
per certi versi, come vedremo in seguito, è voluta e desiderata da qualcuno…
Numerose Cassandre, avvisano da anni che il crash inizierà dall’immensa bolla
speculativa sugli immobili. La più grande bolla speculativa (secondo il
Financial Times ) della storia dell’umanità.
Le imprese edili, vuoi per i tassi bassissimi, hanno continuato per decenni a
costruire appartamenti, case, palazzi; mentre le persone, grazie a mutui a tassi
agevolati, le hanno acquistate.
Ora la BCE di Francoforte (banca centrale dei Poteri Forti), alzando
costantemente il tasso di sconto del denaro ha creato una situazione
paradossale: le imprese e i comuni mortali non riescono più a pagare le rate!
Le banche commerciali spingono alla restituzione del debito, richiedendo
indietro quei soldi che non possedevano quando li hanno “prestati”, e che quindi
non hanno mai tirato fuori dalle casse (vedi creazione del denaro dal nulla:
Signoraggio secondario).
Ecco la costruzione ad arte del fallimento dell’intero sistema.
In America la crisi delle due finanziarie Fannie Mae (Federal
National Mortgage Association) e Freddie Mac (Federal Home Loan
Mortgage Corporation), che da sole rappresentano oltre il 50% dell’intero
mercato ipotecario (con un portafoglio di 5200 miliardi di dollari) deve essere
vista come il collasso dell’intera bolla del debito statunitense.
Qualcuno ne ha parlato in Italia?
Queste due gigantesche finanziarie sono praticamente insolventi e lo ha detto
William Poole, ex presidente della Fed di St. Louis:
“Il Congresso deve riconoscere che questi enti sono insolventi e che ne continua
a permettere l’esistenza come bastioni di privilegi, finanziati dai
contribuenti”.
L’11 luglio è stata presa addirittura la decisione di chiudere la banca IndyMac
a causa di non liquidità e trasferirne la gestione dalla Federal Deposit
Insurance Corporation. Secondo il Los Angeles Times, questa banca ha almeno un
miliardo di dollari di depositi non coperti dall’assicurazione FDIC,
che riguardano circa 10.000 risparmiatori.
Anche di questo, che si tratta del secondo più grande fallimento bancario da
quello della Continental Illinois nel 1984, qualcuno ne ha parlato adeguatamente
e correttamente?
Tutto si ripete, con qualche aggravante: i prezzi di petrolio e alimentari
continuano oggi a scendere (fallite speculazioni), mentre nel ’29 erano già al
loro minimo.
“Se le banche centrali reagiscono in eccesso alla fiammata inflattiva provocata
da greggio e granaglie – scrive Evans-Pritchard – possono
innescare una spaventosa catena di eventi”, ossia aggravare la deflazione,
replicando esattamente la Grande Depressione.
La Banca Centrale d’Europa, con sede a Francoforte,
ovviamente sta facendo proprio questo: ha scelto di combattere
l’inflazione, mantenendo alti i tassi d’interesse!
Il fratello Jean-Claude Trichet sta mantenendo altissima la
differenza tra tasso europeo e i Buoni del Tesoro americani (il debito USA).
Questa strategia, incomprensibile a chi non è addentro alle strategie della
Sinarchia, sta facendo rifugiare fiumi di denaro nell’euro, con
il risultato che la moneta unica europea tende a restare forte .
Un euro forte però strangola tutte le esportazioni (facendo colare a picco
l’economia europea, forse prima di quella americana) mentre agevola
l’esportazione d’oltreoceano.
Spunta in ritardo come nel 1929, la coscienza che è in
atto non una Recessione, ma la Depressione.
Parola questa (“depressione”) vietata nei media, perché ricorda troppo da vicino
l’ottobre nero.
Chi ha osato evocarla è stato invece l’ottantenne Sir William Rees-Mogg,
opinionista del Times nonché membro dei Poteri Forti.
Come vedete i Poteri si possono permettere qualche lusso…
Stiamo andando incontro ad un nuovo e più preoccupante 1929 e i media si
occupano di dar spazio alle tristi vicende di una povera ragazza in coma e dei
suoi genitori.
Nuovo Ordine Mondiale
L’altra cosa da non dire mai è
“Nuovo Ordine Mondiale”: ricordando il Grande Fratello orwelliano
potrebbe far risuonare dei campanelli di allarme nelle cosciente destate.
Solo i sinarchisti d.o.c. o d.o.p. possono parlare di ordine internazionale, e
infatti nel 1994 il più potente sinarchista vivente, David Rockefeller,
durante una riunione del United Nations Business Council disse candidamente:
“Siamo alla soglia di una mutazione globale. Ci manca soltanto una cosa:
una crisi rilevante, e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine
Mondiale”
La mutazione globale è arrivata dopo 14 anni dalle profetiche parole, come pure
la crisi economica…
Cosa manca all’appello? Certamente delle leggi specifiche.
Leggi che qui in Italia, come nel resto d’Europa, non tardano ad arrivare.
Con la scusante dei Rom e del terrorismo, saranno prese entro
il 2010 le impronte digitali e il DNA di tutti, non sono dei
gitani o dei criminali!
Le impronte digitali assieme alla scansione dell’iride (dati biometrici),
confluiranno in un grande database a Washington, a disposizione di tutte le
polizie internazionali, cioè a disposizione di tutte le forze militari adoperate
dall’Ordine globale che stanno per istituire.
Il programma dal nome eloquente:
“Server in the Sky”, voluto ufficialmente dal Federal Bureau of
Investigation (FBI), con la partecipazione attiva di
Inghilterra, Australia, Canada e Nuova Zelanda, ha proprio questo intendimento.
Le agenzie di questi paesi: Defence Signals Directorate (Australia),
Commucations Security Establishment (Canada), Government Communications Security
Bureau (Nuova Zelanda), Government Communications Headquarters (Gran Bretagna),
National Security Agency (USA) rappresentano l’Alleanza UK-USA, meglio nota come
Echelon, il Grande Fratello: l’orecchio elettronico globale che
sente e registra tutto quello che passa dal cavo o dall’etere (fax, telefonate,
e-mail, sms, satelliti, radio, ecc.). Le informazioni e/o comunicazioni a
livello globale sono costantemente analizzate e registrate da un sistema
informatico che non possiamo neppure immaginare, da quanto è grande.
L’Agenzia britannica di sorveglianza
nazionale (Britain’s National Policing Improvement Agency) è stata un
prolungamento del progetto del FBI, perché è responsabile di IDENT1,
un database contenente 7 milioni di dati biometrici nazionali, usato dalla
polizia.
Tale delicatissimo sistema informatico IDENT1 è stato costruito dalla compagnia
statunitense Northrop Grumman che costruisce aerei, missili e bombe, e gestisce
anche la difesa USA.
Il famoso Bureau ha già chiesto, per via del terrorismo internazionale, alle
forze britanniche di mettere in condivisione i dati personali in loro possesso.
Dopo la Gran Bretagna toccherà a tutti i paesi, nessuno escluso.
In parallelo alle impronte digitali e ai
dati biometrici sta avvenendo anche la raccolta dei campioni di DNA umano (peli,
capelli o saliva).
Inizialmente ci hanno detto che tale raccolta interesserà solamente i criminali
condannati, invece, sempre casualmente, non occorrerà essere detenuti,
condannati o indagati di un crimine, ma soltanto “figurare tra i soliti
sospetti” per finire nell’”Archivio nazionale forense del DNA”.
Ad un semplice sospettato di: terrorismo, complotto, cospirazione, di attentare
alla sicurezza nazionale (come per esempio i manifestanti contro i
cancrogeneratori, detti inceneritori, o le centrali atomiche), potrà essere
prelevato legalmente un campione di materiale biologico.
Ne “Il Sole 24 Ore” del 19 luglio 2008 si parla chiaramente di “prelievo forzato
del DNA anche per chi non è detenuto e non è neppure indagato”
Questo Disegno di legge è stato approvato dal Governo il 18 luglio 2008,
all’interno del pacchetto “sicurezza”. Sicurezza per chi?
I dati del DNA -
certamente i nostri dati più intimi - conservati nell’Archivio forense del DNA,
faranno la stessa fine dei dati biometrici? Finiranno in qualche database
governativo? Nessuno lo può sapere, ma il dubbio rimane.
L’altro fattore importante in tutto questo sono le “Operazioni urbane”.
Nel Rapporto UO-2020, “Urban Operations in the Year 2020” redatto dalla R.T.O.
che sarebbe l’Organizzazione per la Ricerca e la Tecnologia della NATO, si
analizza l’ipotetico andamento della popolazione mondiale: entro l’anno 2020 il
70% della popolazione vivrà all’interno di zone urbane.
Da qui l’urgenza e la necessità (per i
sinarchisti o mondialisti ovviamente) di una “presenza militare massiccia e
dominante, tanto morale quanto psicologica”.
In pratica entro l’anno 2020 hanno già previsto di occupare militarmente i
centri urbani, cioè tutte le principali città del mondo occidentale, e questo
per aver il controllo globale.
Tale processo sta iniziando in sordina, anche perché l’accettazione
psicologica delle persone (alla presenza militare) deve
avvenire in maniera graduale. Inizieremo infatti col vedere
militari fuori dalle discoteche per misurare il tasso alcolico dei giovani, il
tutto ovviamente per il loro bene; li vedremo proteggere i siti sensibili come
le centrali e/o discariche, ecc (.....)
APPROFONDIMENTO
Questo articolo non solo delinea chiaramente (per quanto sia possibile) la perversa complicazione degli strumenti finanziari che caratterizzano il capitalismo predatorio contemporaneo, ma fa i nomi e i cognomi degli autori di questi crimini. Perché i movimenti della storia e delle economie e delle nazioni trascendono l'individuo, ma c'è bisogno dell'azione dei singoli perché i singoli delitti vengano commessi.... La crisi economica globale non è una questione di soldi, ma di potere. Ecco come i referenti politici di Wall Street stanno usando i "salvataggi" economici per fare una rivoluzione.
Al G-20 non si
deciderà come salvare l’economia globale di mercato (che è al di là della
salvezza), ma qualcosa di più brutale e inconfessabile: chi avrà i pasti gratis
nei prossimi decenni. Su questo si scontrano americani ed europei. Mi spiego.
«Nessun pranzo gratis» (No Free Lunch), è stato lo slogan vincente del sistema
finanziario globale made in USA. La frase, se ben ricordo, è di Milton Friedman,
il supermonetarista iper-liberista la cui ideologia ha formato il sistema oggi
in bancarotta.