MASSONERIA: IL NEMICO PRINCIPALE DELLA CHIESA IN OCCIDENTE
(un esempio)
Le tappe massoniche di
una politica della morte
A proposito del libro di Pierre Simon "De la vie avant toute chose"
Articolo apparso sul n. 62-63 di Cristianità del 1980
Riportiamo, in una nostra traduzione, l'intervento di Arnaud de Lassus,
depositato al Congresso Europeo Per la Vita, tenutosi a Roma dal 25 al 27 aprile
1980, che prende spunto dalla recente pubblicazione, in Francia, di uno
sconvolgente libro scritto dal medico massone Pierre Simon, per ricordare ai
cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà l'urgente e imperativo dovere di
combattere la barbarie rivoluzionaria, prima che questa riesca a sovvertire
irrimediabilmente le caratteristiche naturali della persona umana. Una
agghiacciante descrizione, attraverso le parole di una figura assolutamente
autorevole della massoneria francese, già gran maestro della Gran Loggia di
Francia, del nuovo modello di società che la setta massonica prepara per quelle
nazioni che sono cadute, o sfanno per cadere, sotto la sua nefasta influenza. La
funzione della contraccezione, dell'aborto e di tutto ciò che compone la
rivoluzione sessuale in questo itinerario di sovversione, che mira a ridurre il
matrimonio a "una comodità sociale", a liberare la famiglia "dai legami del
sangue", per costruire la "nuova società", "senza famiglia, senza padri, senza
madri, in cui lo Stato si prenderebbe cura dei rari bambini ancora messi al
mondo". Un invito accorato affinché i genitori cristiani, anche attraverso la
proclamazione pubblica della verità, vogliano preservare i loro figli da un
futuro aberrante e vergognoso.
Qualche giorno prima della riconferma della legge sull'aborto, è stato lanciato
presso il grande pubblico il libro del dottor Pierre Simon De la vie avant toute
chose (1). Il Figaro Magazine ne sottolineava in questi termini la ispirazione
di fondo: "Nel corso di un'opera molto densa [...] l'ex gran maestro della Gran
Loggia di Francia, da massone e da radicale appassionato, racconta la storia di
una crociata [...]. La morale dei massoni, quella del libero esame, illumina il
libro. E le logge vi compaiono fuori dal tempo, o piuttosto con una
straordinaria prescienza, come veri laboratori di idee" (2).
Il tema trattato (l'azione tenace che ha permesso, in trent'anni, di ottenere la
legalizzazione della contraccezione e poi quella dell'aborto), la personalità di
Pierre Simon - che è stato per due volte gran maestro della Gran Loggia di
Francia -, le sue idee, i metodi che ha messo in opera e che hanno dato
risultati... sono altrettanti motivi per giustificare l'analisi del suo libro.
I. La lunga marcia di Pierre Simon
Storia di una crociata
Il termine "crociata" non è troppo forte per designare l'impresa vigorosamente
condotta, che ha fatto cadere la Francia nella contraccezione e nell'aborto.
Eccone le tappe principali secondo il Figaro Magazine:
"Negli anni '50 [...] una équipe di medici liberi-pensatori di lingua francese,
il gruppo Littré, decide di impegnarsi nella battaglia a favore della
contraccezione. Pierre Simon è dei loro. Inventata dopo la guerra, messa in
commercio altrove, la pillola è in quel periodo in Francia un mito assoluto
[...]. L'opinione pubblica non è pronta. I pionieri della pianificazione
familiare moltiplicano le tournée in provincia portando da Londra, come
contrabbandieri, valige colme di diaframmi..." (3).
Dopo quindici anni di preparazione psicologica, l'opinione pubblica sarà
sufficientemente condizionata perché si possa pensare a una legge: "La legge
Neuwirth (elaborata nelle logge dieci anni prima) sarà votata nel dicembre 1967.
Ma quante reticenze ad applicarla! Allora Pierre Simon entra nel gabinetto di
Roberto Boulin, all'epoca ministro della Sanità (4), suo amico da sempre [...]:
"La sessualità, dice, nel 1968 era appannaggio del gauchisme. Bisognava
sopprimere uno strumento di erosione integrandolo nella ideologia dominante
[...]". Questo produce, tra l'altro, il famoso rapporto Simon sulla sessualità
dei francesi (prefazionato da Robert Boulin). Sei mesi dopo, Joseph Fontanet,
cattolico osservante se mai ve ne sono stati, firma i testi che legalizzano
l'educazione sessuale nelle scuole. Nel 1974, Michel Poniatowski istituisce il
Consiglio superiore della educazione sessuale e della regolazione delle nascite"
(5).
Terza tappa: l'aborto. Pierre Simon è più che mai sulla breccia: "Infatti, il
primo a impegnarsi sulla via della legalizzazione dell'aborto fu proprio Robert
Boulin. Pierre Simon, alla testa di una commissione, è incaricato di seguire la
proposta di legge Peyret, che il presidente Pompidou (su consiglio di
Marie-France Garaud) terrebbe in sospeso. Fin dall'inizio del suo mandalo
settennale Valéry Giscard d'Estaing se ne preoccupa. Arriva Simon Veil, che sarà
incaricata di portare il progetto davanti al parlamento. Il seguito è noto" (6).
Così, con una continuità notevole dal 1950 al 1980, Pierre Simon ha partecipato,
da capofila, a una crociata di cui caratterizza in questi termini il successo:
"Fra qualche millennio, quando verrà esaminato il corpo di una donna, la spirale
sarà per gli archeologi il segno della nostra epoca: non imputridisce" (7).
Un massone esemplare
Chi è Pierre Simon? Ecco, dal suo libro, alcuni elementi della sua biografia:
"Nel 1940 avevo quindici anni. La mia famiglia paterna era già lorenese sotto il
regno di Luigi XV, venuta probabilmente dalle rive del Reno come la maggior
parte delle famiglie israelite installate in questa provincia [ ... ]. Uno
stesso slancio faceva amare la Repubblica, venerare la patria, celebrare
l'Impero" (8).
La tradizione familiare predisponeva Pierre Simon alla massoneria: "Mia madre
aveva una fede profonda che contrastava con l'ateismo vigoroso di mio padre.
Così si incontravano in me queste due correnti: giudaismo e razionalismo,
tradizione e libero pensiero. Misuro la potenza di questa alleanza fondamentale.
La mia entrata in massoneria sarà, un giorno, un modo per assumerne l'eredità"
(9).
A partire dal 1950 si svolgerà per Pierre Simon una triplice carriera:
professionale, massonica, politica. Ginecologo ostetrico, cofondatore del
Mouvement français pour le planning familial, "nel 1973 fonda l'Institut de
formation, de recherche et d'études sur la sexualité et le planning familial"
(10). E' per due volte gran maestro della Gran Loggia di Francia (nel 1969-1971
e nel 1973-1975); la sua affiliazione massonica gli pare importante al punto da
non esitare a scrivere: "Il mio vero essere non è più il mio corpo, ma la mia
loggia" (11). Fondatore con Charles Hernu del Club des Jacobins nel 1951,
iscritto al partito radicale dal 1967, è membro della sua direzione nazionale.
"Provo il bisogno di coniugare in me due attività: quella medica e quella
politica", dice Pierre Simon (12). La sua carriera risponde bene a questo
auspicio.
II. Il pensiero delle logge messo alla portata del grande pubblico
"La massoneria è il mio modo di cogliere le cose"
Nel corso di tutto l'itinerario di Pierre Simon si manifesta un pensiero
ispiratore; esso implica una concezione della vita, della natura umana, del bene
e del male, della scienza, della religione; insomma, una particolare visione del
mondo.
Da dove viene questo pensiero? Qual'è?
"Nelle mie lotte più dure e nei miei impegni più oscuri, la massoneria è il mio
modo di cogliere le cose di questo mondo e di collegarle. Essa è il contrappunto
dei miei atti, il diapason delle mie riflessioni. Perciò la evoco tanto spesso
in questo libro che vi si lega come a ciascuna delle mie giornate" (13).
"Lo scontro tra dite mondi"
Facendo riferimento a un ordine (massonico), a una Tradizione (massonica),
Pierre Simon constata il conflitto tra due concezioni del mondo, l'una
scientifico-massonica (da fare trionfare), l'altra di ispirazione cristiana e
che la scienza renderebbe superata: "La polemica, attorno alla legge Veil [...]
è lo scontro tra due mondi" (14).
"Le soluzioni che ci fornisce la morale tradizionale non ci possono più [...]
accontentare. Esse riposano su una sacralizzazione del principio della vita la
cui essenza è superstiziosa e il cui sviluppo è feticistico" (15).
Ed è la scienza ad accelerare il passaggio dall'oscurantismo (cristiano) al
progresso (massonico): "Questo fin de siècle ha aperto una rivoluzione: la
irruzione della metafisica nella fisica, grazie al microscopio elettronico"
(16).
Bisogna leggere, se si vuole che la frase abbia un senso, "l'irruzione della
fisica nella metafisica"..
"In questi ultimi trent'anni, sotto gli auspici di un nuovo paradigma, il
paradigma genetico, è stato possibile operare una vera mutazione dei costumi e
dei fondamenti della società francese" (17).
"Il parto detto "indolore", la contraccezione, l'aborto, le nuove vie della
ricerca [...] cambiano sia gli esseri che la natura dei loro rapporti, e quindi
queste innovazioni sono state accompagnate dallo sconvolgimento dei valori,
delle culture, delle società intere" (18).
"Il conflitto tra la contraccezione e i valori socio-religiosi del passato è
inevitabile" (19).
"La contraccezione liberatoria ha fatto cadere il muro delle fatalità
tradizionali. La sua scomparsa apre un campo libero nel quale bisognerà
instaurare la nuova morale, quella nella quale, come nella ricerca iniziatica,
alla ricerca della sua unità originale, nel suo cervello, nel suo corpo e nel
suo cuore, l'uomo raggiunge le sue fonti" (20).
Sconvolgimento radicale
Così si spiega il fatto che Pierre Simon faccia riferimento a un cambiamento
radicale, a concezioni nuove sulla vita, la natura, la morale, la famiglia: "La
terza funzione della contraccezione è la modulazione del nuovo schema della
famiglia" (21).
"La regolazione delle nascite, istituzionalizzala, porla a una mutazione della
morale" (22).
"Un nuovo codice etico" (23).
"Si trattava certamente [...] della definizione possibile di una nuova
sessualità, della creazione, al limite, di una nuova natura umana, e di una
nuova concezione della vita. Scopriremo così che la natura, la vita, sono più
che mai una produzione umana" (24).
Una nuova concezione della vita
Conosciamo l'origine massonica della novità radicale proposta da Pierre Simon.
Eccone ora il contenuto.
Per cominciare, nuova natura umana, nuova concezione della vita.
Fin dalla prima pagina il problema è posto in questi termini: "La seconda grande
vittoria della medicina consisterà nel cambiare la nozione stessa di vita.
Questa si definirà [...] come la relazione preferenziale con l'ambiente [...].
La vita perde il carattere di assoluto che aveva nella Genesi" (25).
Gesuiti alla riscossa
Da dove viene questa teoria che definisce la vita come una relazione? Pierre
Simon dice di averla presa in prestito da gesuiti: "A questo punto si situa una
nuova convergenza con la Chiesa, questa volta non con la Chiesa ufficiale, ma
con équipe di teologi e di medici, di biologi e di ricercatori cattolici. Padre
Bruno Ribes animava allora la rivista gesuita Etudes. A lui dovremo numerose
riflessioni fondamentali sulla vita [...].
"Che cosa dicevano i nostri gesuiti?
"La vita è ciò che ne fanno i viventi. I viventi sono i veicoli della vita. La
vita esiste sempre attraverso un reticolo di relazioni che determinano
l'esistenza degli umani. Questa tesi era profondamente convergente con il nostro
stesso schema. La vita non esiste in sé" (26).
Con ciò è introdotta l'idea che la qualità della vita è più importante della
vita stessa: "Circa il problema di fondo, scriveva il ministro (27), si tratta
di una opzione tra una filosofia della vita e una filosofia della persona. La
vita è il valore supremo oppure può essere messa a confronto con altri valori:
la libertà (per la madre), la qualità della vita (per il bambino che deve
nascere)? [ ... ]. La civiltà moderna, poiché è in condizione - e lo sarà sempre
di più - di controllare il processo biologico, farà meno riferimento al fatto
fisico della vita che alla persona umana" (28).
Da ciò la nuova definizione data da Pierre Simon: "Quando per professione si
fanno partorire le donne, si è così alle fonti stesse dell'avventura umana, è un
momento di drammatico interrogativo quello in cui ci si chiede se si è colto
nelle proprie mani il frutto sbagliato di un concepimento, che respira ancora e
il cui cuore batte. Che cosa significa allora gestire la vita, queste parole
hanno ancora un senso?
"Proprio come nel caso dell'aborto, bisogna volgersi verso la definizione della
vita, richiamata all'inizio di questa opera. Questa definizione riposa, in
definitiva, sulla possibilità di fare superare i limiti del mondo primitivo al
biologico per pervenire al pieno svolgimento delle sue possibilità. Guardiamo le
cose in faccia: un mongoloide entra in questo quadro?" (29).
"Ai miei occhi la problematica della vita deve essere illuminata attraverso
l'inserimento nella comunità umana" (30).
La vita, "non più un dono di Dio ma un materiale che si gestisce" ( 31)
In definitiva, come gestire la vita? Tenendo conto dei rapporti, dello sviluppo
delle possibilità di inserimento nella comunità umana, degli esseri viventi che
si tratta di "gestire". Da ciò la conclusione pratica: "Amare veramente la vita,
rispettarla, implica che bisogna avere talora il coraggio di rifiutarla.
L'eutanasia è spesso oggetto di una domanda molto profonda dei genitori,
soprattutto delle madri. Certe, angosciate davanti alla loro gravidanza, non
danno pace finché non ci strappano questa promessa: di non lasciare vivere un
bambino che sia anormale senza possibilità di cura.
"Paradosso della nostra funzione di ostetrici, in questo caso preciso: lasciar
morire non significa preservare la Vita?" (32).
Una nuova religione
Se si può disporre, con la eutanasia, della vita di un essere umano, la Vita con
la maiuscola non sarà per questo meno deificata: "La Vita, figlia dei Tempo, è
assolutamente in armonia con i dati di una scienza che mette in primo piano
nella fisica, nella biologia e nella sociologia le nozioni di struttura, di
organizzazione, di sistema, che fanno della forma una realtà più fondamentale
della materia. La Vita si concatena e si confonde con il Tempo, Architetto
dell'Universo" (33).
Il tempo, "Grande Operaio della Natura [...], creatore della molecola di D.N.A.
e di tutte le cose" (34), sarà anch'esso deificato.
Terzo dio, se si può dire: la società.
"Ormai la società supera la trascendenza. La coscienza nasce dal suo essere
collettivo" (35).
"[Gli uomini] si avvieranno su una stessa via illuminata da una sola
trascendenza: la trascendenza sociale" (36).
In questa religione del Tempo, della Vita e della Società, la sessualità sarà
sacra: "Restaurando la sessualità nella sua dimensione relazionale,
antropologica ed etnologica, riconosciamo a essa un carattere sacro, la
risacralizziamo nel senso cosmico del termine" (37).
"Non vi è buona sessualità senza buona antropologia. Il meccanismo del motore
del sistema inghiottirà l'influssosessualità; ne uscirà dall'altra estremità un
dispositivo emergente nel quale la sessualità sarà intercessore tra l'uomo e la
divinità" (38).
Un nuovo modello di società
Tempo per l'erotismo: la felicità senza Marx e senza Gesù
Pierre Simon parte da una duplice constatazione: "La rimessa in questione della
società dei consumi e l'aumento della produttività porteranno a una riduzione
rilevante del tempo di lavoro" (39).
"In Francia, né la società liberale avanzata, né i vecchi alleati del programma
comune sono in grado di suscitare nuove strutture" (40), richieste dallo "stato
di non-lavoro" verso il quale ci stiamo orientando.
Come immaginare, dunque, la società da costruire?
Attorno al seguente schema: "La riorganizzazione della società che si orienta
attorno alla critica del feticcio-lavoro, indurrà necessariamente una
diminuzione massiccia del tempo di lavoro. La sessualità e l'erotismo esigono
tempo libero, e questo tempo sarà concesso a ciascuno. La felicità sarà senza
Marx e senza Gesù; il matrimonio diventerà una comodità sociale. Il suo
problema: non sconfinare nella vita sessuale. Al genitore succederà l'amante"
(41).
Ecco, dunque, il progetto di società verso il quale ci conducono il massone
Pierre Simon e i suoi colleghi massoni (tra i quali il ministro Robert Boulin
non è stato il meno efficace): una via di mezzo tra l'abbazia di Thélème del
buon Rabelais ("Fay ce que voudras", "Fai ciò che vuoi") e un gigantesco
lupanare.
La donna in stato di aborto continuo
Nuove tecniche contraccettive e abortive saranno messe al servizio di questa
felicità senza Marx e senza Gesù: "Ho visitato negli Stati Uniti cliniche nelle
quali delle donne si fanno praticare una aspirazione intra-uterina ogni vent'otto
giorni del ciclo. Se si trova un uovo fecondato nella cavità, sarà aspirato e
confuso con i mestrui a questo modo provocati. Si tratta in un certo senso di
una stazione di servizio" (42).
"La pillola è già desueta: è un prodotto degli anni Quaranta, l'equivalente,
rispetto al transistor, della radio inserita nel buffet. Ho richiamato la
aspirazione mestruale, e le sue implicazioni filosofiche. La vita delle
prostaglandine ristagna, se ne intravvedono altre (soprattutto negli Stati
Uniti), il cui principio consiste nell'indurre a perdite di sangue a date
previste dal calendario: mestrui o espulsione dell'ovulo fecondalo? Non lo si
potrebbe dire" (43).
Con tecniche del genere "Mestruazione e aborto saranno indistinguibili, e ogni
legge tendente a reprimere quest'ultimo sarà desueta prima di essere votata. Un
tale sconvolgimento avrà implicazioni filosofiche considerevoli, e questo
dovrebbe rendere modesti i nostri parlamentari" (44).
"E' tutta la società che feconda la coppia"
Comunque, bisognerà pure mettere al mondo dei bambini. Chi sarà genitore?
"Con la pillola si dispone di una vita sessuale normale senza procreazione; con
la inseminazione artificiale, la procreazione si svolgerà senza atto sessuale"
(45).
Procreazione senza atto sessuale... ed eventualmente senza genitore noto. Da ciò
la distinzione stabilita da Pierre Simon: "da una parte la coppia affettiva e
sessuale - la donna procreatrice, l'uomo non genitore -; dall'altra, la società,
mediata dal medico, che accosta la domanda di bambino a una disponibilità di
seme anonimo, controllato e governato dalla "banca dello sperma". In un certo
senso è la società tutta che feconda la Coppia" (46).
Risultato: "La sessualità sarà dissociata dalla procreazione, e la procreazione
dalla paternità. Tutta la concezione della famiglia a questo punto sta per
cadere: il padre non è più il genitore, ma chi alleva il bambino" (47).
Che cosa diventano, in questo progetto di società, la famiglia, i bambini?
Ci avvicineremo, dice Pierre Simon, al modello polinesiano: "Singolare
itinerario che, attraverso le vie della terapeutica, accosta il nostro mondo
alle società polinesiane. In queste isole del Pacifico, la famiglia è estensiva,
libera dai legami di sangue. I bambini circolano tra più "padri" e niente
obbliga il loro genitore ad allevarli [...]. Spesso il gruppo familiare vi si
articola attorno a tre membri: la donna (wahiné), l'uomo (tané) e l'uomo
intermediario, specie di maggiordomo ideale dalle pulsioni mal definite, sorta
di guardiano dell'harem che custodirà la casa.
"La figura triangolare si disegna così nella nostra cultura" (48).
Lo Stato genitore
Nella famiglia "liberata dai legami del sangue" chi svolgerà il ruolo del
"maggiordomo ideale dalle pulsioni mal definite, sorta di guardiano dell'harem
che custodirà la casa"? Certamente lo Stato; questo Stato che, da noi, ha già
una tendenza eccessiva a sostituirsi alla potenza paterna che si viene
estinguendo.
Dunque, dopo la lettura del libro De la vie avant toute chose viene in mente una
immagine ben diversa da quella di Thélème oppure delle isole del Pacifico.
Immagine di una società senza famiglia, senza padri, senza madri, in cui lo
Stato si prenderebbe cura dei rari bambini ancora messi al mondo; società di
individui perfettamente atomizzati, in cui la vita sarà gestita come un
materiale. Da chi? Sempre dallo Stato.
E' proprio quello che vogliono i francesi?
III. Inganno e menzogna al servizio di un militantismo efficace
Ragionamenti truccati
Come fare avallare simili enormità? Presentandole come la conseguenza necessaria
dei progressi della scienza, che ci viene esponendo un uomo del mestiere. Alla
prima lettura il libro De la vie avant toute chose dà al lettore profano la
impressione di ascoltare un esperto che mette a parte della sua esperienza.
Impressione rapidamente distrutta dal momento in cui sono stati osservati due
modi di ragionare contrari alla onestà intellettuale più elementare: la
inversione e l'imbroglio.
L'inversione
Si tratta di un procedimento classico che consiste nell'utilizzare, come se
fosse naturale, un vocabolario, delle espressioni, in contraddizione con il
soggetto trattato; forma abile di menzogna nella quale, a forza di chiamare bene
ciò che è male, si finisce per far credere al lettore che il male è il bene.
In questo modo Pierre Simon, gran maestro della contraccezione e dell'aborto, è
presentato come un "militante della vita". Intitola il suo libro La vita prima
di tutto. Fa riferimento a "l'etica del rispetto della vita" (49), all'ordine
naturale ["conciliare l'ordine della Città con l'ordine naturale" (50)]. Si
schiera tra coloro che vogliono "vivere in armonia con la legge morale che è
anche la legge naturale" (-51).
Accanto alla inversione, l'imbroglio
"L'ipocrisia consisteva, per una democrazia, nel fingere di ignorare malgrado i
divieti, a dispetto dei tabù, più di seicentomila aborti clandestini ogni anno"
(52).
Questa cifra - non solamente falsa, ma inverosimile (53) - di 600 mila aborti
clandestini all'anno, in Francia, prima del 1975 si giustifica soltanto con
l'effetto psicologico che se ne vuole cavare.
Stesso imbroglio a proposito del rapporto tra aborto e demografia: "Gérard Calot,
non sospetto, direttore dell'Institut national d'études démographiques ha
chiaramente dimostrato nelle sue pubblicazioni del 1979, che tra l'aborto da una
parte, il calo della natalità dall'altra, non esiste alcun legame di causa e di
effetto" (54).
Ma l'imbroglio che colpisce maggiormente concerne la pretesa creazione della
vita in laboratorio: "Quando si crea, in laboratorio, la vita a partire da
molecole inerti, come possono un prete o un giurista imporre la loro definizione
della vita?" (55).
Che credito si può accordare a un autore che manipola il suo lettore con tali
procedimenti di ragionamento?
Un metodo efficace
Ragionamenti di questo tipo vengono a coronare un metodo di azione sociale e
politica di cui i fatti provano la efficacia e che merita di essere studiato.
Eccone gli aspetti principali:
All'inizio, bisogna disporre di un buon studio
"La parte centrale della proposta di legge deriva da una riflessione molto
vecchia della mia loggia-madre La Nouvelle Jérusalem. Il suo titolo era: Impatto
della tecnica sulla morale sociale. Il problema posto consiste nel sapere se la
nostra cultura e le sue acquisizioni sono in grado di affrontare la
contraccezione in ciò che essa porta di essenziale per la nostra epoca" (56).
... e di una buona équipe
"Nel 1953, nella tradizionale quiete ginevrina, una équipe di medici, liberi
pensatori di lingua francese, il gruppo Littré, lancia il primo sasso nel mare
dormiente della morale convenzionale. Al termine delle riflessioni svolte in
questo gruppo, decidiamo di introdurre nei nostri rispettivi paesi l'impegno a
favore della libertà di concepimento [...]. Le nostre riunioni sono discrete. A
quel punto, niente giornalisti, niente radio, niente televisione" (57).
Orientamento generale dell'azione
Procedere per evoluzione e non per rivoluzione: "Il "metodo" è fornito dalle
possibili tecniche di mutamento della società. Evoluzione oppure rivoluzione
[...]. L'evoluzione è conforme al nostro modo di procedere medico. E' la
sistematica: l'assimilazione della società a un organismo vivente. I tessuti e
gli organi di uno stesso corpo sono solidali tra loro: se uno di essi subisce
una trasformazione o un mutamento, tutti gli altri reagiscono e si riorganizzano
armoniosamente di modo che la vita continua [...]. Si giunge così a modificare
l'insieme del sistema" (58).
"Inserire nelle rivendicazioni popolari" (59), "nel terreno del reale ciò che la
legge respinge" (60).
Ottenuto un certo consenso - in parte con l'aiuto di forze contestatrici - far
recuperare da parte dello Stato ciò che fino a questo punto appariva come un
tema di contestazione: "Abbiamo osservato la strategia già utilizzata dalla
amministrazione Kennedy di fronte al Green Power. La Casa Bianca aveva
"recuperato" creando un ministero della ecologia.
"Il principio del recupero consiste nel fare integrare dalla cultura ufficiale,
che "recupera", gli schemi della contro-cultura facilmente fagocitabili. In
questo modo si sopprimono gli elementi di tensione sociale e si digeriscono i
temi radicali Abbiamo realizzato una manovra della stessa portata, sullo stesso
schema, con la sessualità. E' stato il Rapport sur le comportement sexuel des
Français. L'opera, messa in cantiere nel 1969 e pubblicata nel 1972, fu [...]
prefazionata da Robert Boulin, allora ministro della Sanità. Sei mesi più tardi,
sempre secondo i piani, Joseph Fontanet, ministro della Pubblica Istruzione,
firmava i testi che legalizzavano l'educazione sessuale nella scuola" (61).
Gli strumenti dell'azione
I militanti: "Con mezzi di fortuna, dal 1955 al 1962 circa, assicuriamo
l'indottrinamento di seicento medici, massa impressionante in confronto al
numero ristretto individui venuti qualche anno prima di dare fuoco alle polveri,
a Ginevra, nel centro del gruppo Littré" (62).
Una rete di appoggi più ampia: il planning
Pierre Simon nota che in Francia i partiti hanno perduto il monopolio politico:
"In questi ultimi anni i problemi essenziali, la sessualità, ma anche l'aborto,
la contraccezione, il problema della adeguata qualificazione professionale, il
regime carcerario, il nucleare, ecc. saranno posti fuori dalle istanze
politiche. E' quanto Roger-Gérard Schwartzenberg ha chiamato "democrazia
supplettiva".
"I gruppi di cittadini agiscono per un obiettivo di pubblico interesse, ma
settoriale. Proprio in conformità con questa analisi in Francia abbiamo creato
il Planning familial oppure l'Associazione nazionale per lo studio dell'aborto,
come altri hanno fatto, per esempio, per la protezione del Larzac" (63).
"Nel 1961 è già la vittoria. Il Movimento francese per la pianificazione
familiare ha raggiunto il suo quattrocentomillesimo aderente. Un risultato da
mettere all'attivo della inserzione del biologico nel sociale, della medicina
umanista che può, anch'essa, radunare le folle" (64).
Il denaro: Pierre Simon non ne parla. Segnaliamo, per coloro che l'avessero
dimenticato oppure non lo sapessero, che il Movimento francese per la
pianificazione familiare è, attraverso il canale della fondazione Rockefeller,
l'emanazione di una delle maggiori forze super capitaliste del mondo (65).
Metodi particolari
Per ottenere il sostegno popolare, associare il viscerale allo scientifico:
"Porre il principio secondo cui la vita è un materiale nel senso ecologico del
termine, e che ci spetta gestirlo, questa è l'idea motrice; ma non si mobilitano
le folle senza coinvolgerle più sostanzialmente. L'arma assoluta che porta il
sostegno popolare è il viscerale. La contraccezione riguarda ogni francese
pubere, di qualunque sesso [...]. [...] I progressi della chimica biologica
permettono di arrivare alla contraccezione assoluta, la pillola. Scienze esatte
+ aspirazione viscerale: la ragione si coniuga con l'istinto" (66).
Un ambiente importante da non dimenticare: i teologi
"Robert Boulin, titolare del portafoglio della Sanità pubblica e della
Previdenza sociale, mi affidò la direzione di una commissione di studio sul
problema dell'aborto [...]. In questa sede si dava l'occasione di dare corpo
alla collaborazione con la Chiesa: mi circondavo di teologi noti, padre
Quelquejeu e Pohier, domenicani docenti al Saulchoir, e del pastore André Dumas,
professore di morale al seminario protestante" (67).
Terminiamo questa rapida rassegna dei metodi messi in opera da Pierre Simon con
questa nota per l'azione, che sottolinea una delle qualità essenziali di questa
équipe motrice: la tenacia, il senso delle tappe: "Avanti per la Lunga Marcia!".
"Una lunga marcia in cui la tattica è primordiale. Bisogna procedere a passo a
passo, con precisione e minuzia. Ogni passo falso è rivelatore" (68).
La lunga marcia è durata trent'anni, dal 1950 al 1980.
Conclusione
Attraverso la figura e l'azione del dottor Pierre Simon si profila la influenza
discreta, ma potente e decisiva, delle logge massoniche, "laboratori di
pensiero" e guide per l'azione (69).
Molti nostri concittadini pensano che le logge abbiano fatto il loro tempo e che
oggi presentino un interesse solamente folkloristico; il libro De la vie avant
toute chose e anche i soli articoli che ha suscitato (70) dovrebbero bastare a
disingannarli. Quanto ai francesi tentati dalla massoneria, l'umor nero di un ex
gran maestro Pierre Simon li farà esitare a impegnarsi su una via sordida, posta
sotto il segno della spirale e dell'infanticidio.
Ed è proprio uno dei punti deboli della potenza massonica il non avere, spesso,
altro da proporre che crociate vergognose, come quella della contraccezione e
dell'aborto, del fango e del sangue; niente che possa veramente sedurre lo
spirito ed entusiasmare il cuore.
Sulla scia di Giovanni Paolo II abbiamo infinitamente di meglio da proporre.
Ma bisogna anche saperlo proporre con efficacia. A questo proposito i metodi
messi in opera da Pierre Simon e dalla sua équipe meritano di essere presi in
esame. E in questo sta l'interesse principale del suo libro.
Arnaud de Lassus
(1) Cfr. PIERRE SIMON, De la vie avant toute chose, Mazarine, Parigi 1979.
(2) Figaro Magazine, 24-11-1979.
(3) Ibidem.
(4) Robert Boulin è stato, come Pierre Simon, affiliato alla massoneria.
(5) Figaro Magazine, cit.
(6) Ibidem.
(7) Ibidem.
(8) Pierre Simon, op. cit., pp. 21-22.
(9) Ibid., p. 27.
(10) Informazioni tratte da Henry Coston, Dictionnaire de la politique française,
La Librairie française, voll. 3, Parigi 1967-1979.
(11) Pierre Simon, op. cit., p. 76.
(12) Ibid., p. 63.
(13) Ibid., p. 17.
(14) Ibid., p. 211.
(15) Ibid. p. 233.
(16) Ibid., p. 155.
(17) Ibid., p. 14.
(18) Ibid., p. l6.
(19) Ibid., p. 145.
(20) Ibid., p. 194.
(21) Ibid., p. 96.
(22) Ibid., p. 146.
(23) Ibid., p. 199.
(24) Ibid., p. 255.
(25) Ibid., p. 13.
(26) Ibid., p. 204.
(27) Robert Boulin.
(28) Pierre Simon, op. cit., p. 205.
(29) Ibid., p. 232.
(30) Ibid., p. 233.
(31) Ibid., p. 219.
(32) Ibid., p. 234.
(33) Ibid., p. 160.
(34) Ibid., p. 154.
(35) Ibid., p. 87.
(36) Ibid., p. 240.
(37) Ibid., p. 194.
(38) Ibid., p. 243.
(39) Ibid., p. 240.
(40) Ibid., p. 241.
(41) Ibid., p. 243.
(42) Ibid., p. 215.
(43) Ibid., p. 220.
(44) Ibid., p. 215.
(45) Ibid., p. 221.
(46) Ibid., p. 222.
(47) Ibidem.
(48) Ibidem.
(49) Ibid., p. 170.
(50) Ibid., p. 143.
(51) Ibid., p. 172.
(52) Ibid., p. 204.
(53) Cfr. in proposito l'articolo Les chiffres sur l'avortement - la vérité, in
L'Homme Nouveau, 2-12-1979; e E. de Lagrange e R. Bel, Un complot contre la vie,
S. P. L., Parigi 1979.
(54) Pierre Simon, op. cit., p. 211.
(55) Ibid., p. 254.
(56) Ibid., p. 143.
(57) Ibid., p. 83.
(58) Ibid., p. 84.
(59) Ibid., p. 207.
(60) Ibid., p. 131.
(61) Ibid., p. 191.
(62) Ibid., p. 132.
(63) Ibid., p. 188.
(64) Ibid., p. 135.
(65) Cfr. E. Tremblay, L'affaire Rockefeller. L'Europe occidentale en danger,
UPN, Parigi 1978; [cfr. anche IDEM, Il caso Rockefeller, in Cristianità, anno V,
n. 21, gennaio 1977].
(66) Pierre Simon, op. cit., p. 85.
(67) Ibid., p. 205.
(68) Ibid., p. 134.
(69) Su questa influenza cfr. A. de Lassus, La Franc-Maçonnerie est une affaire
sérieuse, in Permanences, n. 154, Parigi, novembre 1978, pp. 12-13.
(70) Cfr. Valeurs actuelles, 3-12-1979; Figaro Magazine, cit.; Le Monde,
29-11-1979.
***
3.
CRISTIANI NEI PAESI ISLAMICI: DISCRIMINATI,
PERSEGUITATI, INCARCERATI, TALORA UCCISI
(dalla LIBERTA' del 5 dicembre 2003)
Cristiani e diritto islamico
Per capire la condizione dei cristiani nei Paesi islamici occorre rifarsi al
diritto musulmano originario, secondo il quale i seguaci della gente del Libro
(cioè, cristiani ed ebrei) che abitano in uno Stato musulmano appartengono a un
ordine sociale inferiore. La legge islamica infatti non conosce i concetti di
nazione e di cittadinanza, ma solamente la umma, la comunità unica di Allah, per
cui il musulmano, in quanto parte dell'umma, può vivere in qualsiasi Paese
islamico come nella sua patria. Invece gli appartenenti alla gente del Libro
sono soggetti alla dhimma.
Ai dhimmi sono proibite le manifestazioni esterne di culto, come il suono delle
campane, le processioni con croci, i funerali solenni, la vendita pubblica di
oggetti di culto o di altri articoli proibiti per i musulmani. I dhimmi possono
conservare o riparare le chiese o sinagoghe che già possiedono; ma, se non c'è
stato un patto che permetta ad essi il possesso di terre proprie, non possono
costruire nuovi luoghi di culto, perché occuperebbero una terra islamica, che
non può essere ceduta ad alcuno.
Nella sura 9,29 il Corano afferma che la gente del Libro va sottoposta a varie
restrizioni, come il vestire in modo speciale, far parte dell'esercito, essere
funzionari dello Stato, ereditare da musulmani. L'appartenenza alla dhimma cessa
con la conversione all'Islam.
Questa condizione di discriminazione ha portato lentamente, ma inesorabilmente,
alla quasi sparizione del cristianesimo nelle terre musulmane. La condizione di
inferiorità e l'impossibilità di accedere alle cariche pubbliche chiudeva i
cristiani in una vita senza possibilità di sviluppo. Inoltre ha inciso la norma,
tuttora vigente, per cui un cristiano non può sposare una donna musulmana se non
si converte all'Islam, anche perché l'educazione dei figli spetta al padre.
La condizione dei cristiani oggi nel mondo islamico
Nei Paesi del Maghreb (Tunisia, Algeria, Marocco) il cristianesimo è quasi del
tutto scomparso. La massima parte dei cristiani ivi residenti è di origine
europea; pochissimi provengono dall'Islam. In Egitto i copti sono una minoranza
rilevante. Copti è parola araba, che traduce il termine greco che indica
l'Egitto; quindi designa i cristiani indigeni dell'Egitto. La Chiesa copta,
monofisita, nel secoli XIX e XX assunse il nome di Chiesa copta "ortodossa".
Recentemente (1973 e 1988) ha sottoscritto con la Chiesa cattolica un documento
comune sulla fede in Cristo.
Per comprendere la situazione attuale di questi cristiani, si deve ricordare che
nel sec. XIX in taluni territori dell'impero ottomano furono introdotte delle
riforme liberali, che concedevano notevoli libertà ai cristiani. Ma da qualche
tempo l'islamismo fondamentalista e radicale si batte perché sia instaurata la
sharia. Poiché, anche per motivi socio-economici, la vita dei cristiani è
diventata sempre più difficile, si è verificata un'emigrazione massiccia dei
cristiani dai Paesi islamici verso Paesi occidentali. Si stima che negli ultimi
decenni i cristiani emigrati da Egitto, Iraq, Giordania, Siria, Libano,
Palestina e Israele si aggirino attorno ai tre milioni, cioè fra il 34 e il 26
per cento del numero di cristiani attualmente presenti nel Medio Oriente.
La situazione più tragica è quella del Sudan, dove un musulmano che si converte
al cristianesimo viene persino crocifisso. Ma non si deve dimenticare l'Arabia
Saudita, dove non solo non è possibile costruire un piccolissimo luogo di culto
cristiano, ma è severamente proibito, con pene durissime, ogni atto di culto
cristiano e anche ogni segno di fede cristiana. Così circa un milione di
cristiani e cristiane, che lavorano in Arabia Saudita, sono privati di ogni
pratica e di ogni segno cristiano. Essi possono partecipare alla Messa o ad
altre pratiche cristiane soltanto nei locali delle imprese straniere presso cui
lavorano. E si pensi che la moschea romana di Monte Antenne, progettata per
essere la più grande d'Europa nel cuore della cristianità, è stata costruita su
un suolo donato gratuitamente dal governo italiano.
***
EGITTO: IN CARCERE I CRISTIANI CONVERTITI DALL’ISLAM
ARABIA: CRISTIANI ARRESTATI MENTRE PREGANO IN CASA LORO
Si chiamano Giuseppe e Maria, cittadini egiziani. Sono due sposi cristiani,
convertiti dall'Islam assieme alle due figlie Sara e Marina. Dal 20 ottobre sono
in carcere in quanto "apostati dall'Islam", anche se vivevano di nascosto la
nuova fede. Lo denuncia l'agenzia del Pime "Asia News" (www.asianews.it).
La costituzione egiziana proclama la libertà religiosa, ma la cultura islamica
non accetta l'idea della conversione. Per gli "apostati" è previsto il disprezzo
della comunità e, in casi estremi, anche la morte. La cosa più grave è che la
coppia è stata arrestata dalla polizia governativa di Alessandria d'Egitto e che
in carcere ha subito violenze di cui solo ora, dagli avvocati, si hanno le prime
notizie: percosse per entrambi e violenze sessuali per Mariam, col tentativo di
stupro da parte delle guardie stesse.
Le torture hanno portato alla denuncia di almeno altri 100 convertiti
dall'Islam, che si sono procurati nuovi documenti d'identità con nomi cristiani
e nuova professione di fede (i documenti egiziani riportano la religione di
appartenenza). Dei 100 denunciati almeno 20 sono già agli arresti, con l'accusa
ufficiale di "falsificazione di documenti". "Il grave è", osserva il presidente
dei cristiani copti americani Michael Meunier, "che il governo non riconosce la
conversione dall'Islam al Cristianesimo; di conseguenza i convertiti perdono
ogni diritto, eredità e posizione sociale". E l'Egitto è uno dei paesi islamici
più moderati.
Stessa sorte è toccata, in Arabia Saudita, a due egiziani cristiani residenti da
anni a Ryad, la capitale. Insieme, in casa, organizzano incontri di preghiera
con altri arabi cristiani. Al momento dell'arresto avevano in mano la Bibbia di
loro personale proprietà. La polizia religiosa li ha arrestati con l'accusa di
proselitismo. Solo l'intervento del principe saudita Abdul Aziz Al-Saud ha
portato al loro rilascio, lo scorso 13 novembre, dopo che la polizia non aveva
prodotto nessuna prova a sostegno dell'accusa.
***
L'intervento di don Bruno Fasani, noto opinionista e direttore di "Verona fedele", il settimanale della diocesi di Verona
PAESI ISLAMICI: I MARTIRI CRISTIANI "SEPOLTI" DA TROPPO SILENZIO
L'incredibile silenzio di giornali e tv laici, ma anche di molti cattolici, in
Italia e nel mondo
La notizia è arrivata alcuni giorni fa dall'Egitto. Ma il solo giornale a
riferirne è stato "Avvenire" e questa è una seconda notizia(per i fatti, v. in
questa pagina - ndr).
Eppure l'Egitto, abitualmente, viene considerato Paese musulmano moderato. La
Costituzione prevede la libertà religiosa e nel 2000, per la prima volta nella
sua storia, sono stati eletti tre deputati cristiani su 450 presenti in
Parlamento. In realtà in Egitto, come in tutto il mondo islamico, la conversione
ad altra religione viene considerata apostasia, quasi una sorta di attentato
all'integrità politica nazionale, che notoriamente identifica la legge civile
con quella religiosa del Corano. L'apostata viene additato al disprezzo pubblico
e familiare, privato dei diritto sociali, di quelli ereditari e, se sposato,
immediatamente ripudiato. Se ciò non bastasse, alcuni Paesi islamici, come
l'Arabia Saudita, il Sudan e tutti quelli di tradizione wahhabita applicano la
pena di morte.
Che i cristiani vivano in tante parti del mondo situazioni di persecuzione è
arcinoto. In Sudan sappiamo di catechisti crocifissi, né più né meno, come Gesù
Cristo. La situazione non è migliore in Estremo Oriente: dall'Indonesia al
Pakistan, dal Vietnam alla Cambogia, fino alla Cina, molti di loro vivono le
persecuzioni dei primi secoli eppure su questo dramma l'informazione occidentale
s'è imposta una specie di censura. Di pari passo con la politica. Perché i
governi non intervengono? Perché gli opinionisti, quelli che fanno le campagne
per Amina e Safiya, sembrano caduti in letargo? Dove sono i pacifisti, pronti a
scendere in piazza per le cause dei poveri? E i no global intenti a correre di
qua e di là con i loro cappellani a gridare sulle ingiustizie del mondo? Dove
sono i "profeti" del terzomondismo, che si incatenano contro la Bossi-Fini? E
dove i protestatari da teatro, pronti a salire sulle barricate per la libertà
di comizio in televisione?
La risposta a questi quesiti è complessa. Giocano indubbiamente fattori
economici. Vedi il caso del Sudan dove interessi petroliferi hanno "comprato" il
silenzio dell'Europa. O il caso della Cina, il più grosso polmone d'affari sulla
scena internazionale.
Ma c'è anche una responsabilità di cristiani in questo silenzio noncurante.
Forse l'immaginario della gente ha finito per identificare la Chiesa cattolica
con il potere: quello culturale e quello morale, quello politico e quello
diplomatico, quello del suo patrimonio e dei suoi tesori e quello della sua
civiltà. E si sa, niente a questo mondo è tanto avversato e invidiato come chi
ha potere o si presume lo abbia. Come nella caccia, basta essere sul ramo più in
alto per essere impallinati. E così può succedere che anche il sangue dei
martiri possa apparire come il "prezzo fisiologico" da pagare. Qualcosa di
analogo all'indifferenza con cui si accolgono le notizie dei soldati americani
che muoiono in Iraq.
A questo andrebbe aggiunta la perdita di senso di appartenenza che ha
intaccato i legami e la solidarietà tra i credenti. Spesso, tra laici ma anche
tra preti, il dialogo non scaturisce nell'unica appartenenza a Cristo e dal
senso di fraternità universale che ne dovrebbe venire. Oggi ci si confronta e ci
si scontra spesso su base ideologica, su appartenenze partitiche, sul pluralismo
contraddittorio dell'opinionismo mediatico. Ma quando la fraternità cessa di
partire dal cuore, per ridursi a puro nominalismo o a dover di firma, anche i
martiri perdono di importanza.
Bruno Fasani